09/02/2006 |
Professore,
mi sembra molto interessante il Suo intervento su ‘il Foglio’ relativamente
alla necessità di mettere a punto un meccanismo di valutazione sul rischio
degli investimenti sull’emergente ‘borsa valori Internet’ (tutti sono
‘speculativi’ altrimenti non ‘giocheremmo’ in borsa valori).
Credo
che non dovrebbe essere difficile fissare almeno due criteri di valutazione sul
rischio di valutazione eccessiva e di misurarne la grandezza sulla base di
rilevazioni puramente statistiche qualora esistesse un ente interessato a
investire in materia.
I
criteri dovrebbero definire i parametri da tenere sotto osservazione mentre i
parametri scelti potrebbero essere organizzati in matrici di input output in
piena analogia per intenderci con quanto portò Leontiev al Nobel con le sue
matrici macroeconomiche.
Gli
investimenti mobiliari di rischio infatti sono collegati a due comparti
dell’economia:
1
- agli aumenti di produttività realizzabili nel breve-medio termine grazie al
valore aggiunto che può essere fornito all’industria nei suoi più diversi
comparti da parte dei nuovi servizi in rete. Questa fascia di investimenti è
collegata a parametri ben noti in quanto connessi all’attuale struttura
produttiva ed alla sua reattività a fronte di migliorie disponibili nei servizi
distributivi di materie prime e beni prodotti. Credo che esistano abbondanti
disponibili fonti statistiche in ogni Paese per consentire di organizzare un
insieme di matrici che sappiano discriminare tra quanto potrebbe credibilmente
reagire a maggiori investimenti, in quali tempi e in che misura sul piano della
crescita di produttività dell’attuale sistema industriale in via di crescente
ma lenta integrazione e quanto invece non potrebbe in alcun modo risultare
credibile e pertanto fonte di rischio sempre maggiore, oppure
2
– alla reattività sul medio-lungo termine che possa derivare credibilmente
dall’immissione di nuovi apporti finanziari nel circuito dei comparti più
innovativi del sistema produttivo e distributivo (dalla ricerca applicata in
materia di nuove soluzioni energetiche, in nuove tecnologie rurali, in gestione
delle risorse primarie, in riciclo delle scorie industriali, ecc.). Anche in
questo campo esistono quantità di investimento oltre le quali non è credibile
attendersi un effetto pratico in tempi misurabili. Ciò a causa dell’impatto
delle strutture sociali e politiche sulla concreta diffusione
dell’innovazione. Inoltre lo spostamento geopolitico di capitali crea anche
discontinuità traumatiche nei correnti sistemi produttivi e distributivi nel
Nord mentre non può credibilmente essere controbilanciato da altrettanto
affidabili ritorni sugli investimenti.
In
entrambi i comparti industriali una modellistica basata sulle matrici di
Leontiev potrebbe risultare di semplice realizzazione ed altrettanto facile
sarebbe acquisire i dati statistici da inserirvi per i calcoli. Inoltre la
statistica ha il grande vantaggio di essere totalmente ‘trasparente’
rispetto ai due comparti industriali di cui valutare le reattività ed i
connessi eccessi di rischio.
Voglio
sperare che i maggiori istituti di credito nazionali o internazionali pubblici e
privati abbiano già messo mano a questo tipo di valutazioni del rischio. Tendo
ad essere realista ma di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Forse è questa
mia peculiarità caratteriale che mi ha fino ad oggi convinto che tali modelli
esistano, da oggi ho un nuovo elemento su cui riflettere con ansia (si fa per
dire).
Per
chiudere voglio allegarLe a questa mia lettera qualche indicazione
‘operativa’ su come io procederei al fine di creare un ‘modello di
valutazione dei flussi finanziari’ che siano legati alla globalizzazione ma
che vogliano conservare credibilità e controllabilità agli associati processi
di breve-medio termine e di medio-lungo termine.
cordialmente