11/02/2002

Caro Professor Pelanda,

Mi scusi per la formulazione un po’ affrettata di questo mio messaggio, per il linguaggio viscerale a volte semplicistico, ma mi preme arrivare rapidamente alla conclusione, scavalcando le premesse e le sfumature.

Io mi domando. Se un extraterrestre, capitato per caso sulla Terra, si fermasse un attimo a guardare l’operato dei governanti, potenti, protagonisti di questo nostro pianeta, cosa gli verrebbe in mente?

Dapprima sicuramente una domanda: Ma “questi qua”, cosa fanno per sanare i mali così evidenti del loro mondo?

Poi subito la costatazione: parlano, discorrono, fanno dichiarazioni... Producono un’infinità di scritti, per lo più anch’essi mere dichiarazioni, affermazioni, quadri programmatici che rimangono allo stato verbale, con scarso seguito concreto. Stranamente, anche i “cattivi”, i no global, o come cavolo si chiamano, si lasciano prendere la mano. A Porto Allegre non riuscivano a mettersi d’accordo sull’immancabile “dichiarazione finale”.

Intanto, però, le emergenze crescono vistosamente di giorno in giorno, in numero e in intensità, mentre gli umani, pur disponendo dei mezzi e delle potenzialità tecniche per rimediare, stanno lì, fermi, in attesa, ognuno di essi sempre più chiuso nella ristrettissima sfera dei propri interessi.

Quali emergenze?

1) Innanzitutto l’emarginazione di tantissimi individui costretti alla miseria cronica, anche nei Paesi ricchi. Perché? Non per effetto del capitalismo (perlomeno non di quello “autentico”, quello cioè che crea la ricchezza vera); bensì per incapacità, o meglio “non volontà”, di mettere in pratica il vecchio proverbio orientale che recita: “all’affamato non regalare il pesce, insegnagli a pescare”. Ciò in quanto, nell’ottica di un certo capitalismo che privilegia le posizioni acquisiste a scapito delle forze nuove, risulta molto più conveniente regalare cibi, tende, medicine ... (finanziati da sussidi di Stato o dalla carità organizzata) che non costruire quelle infrastrutture che sono il presupposto primo allo sviluppo cd. sostenibile.

2) Poi l’emergenza acqua, la desertificazione, gli incendi dolosi; oltre,  naturalmente, all’emergenza inquinamento del terzo mondo, soprattutto di quei Paesi (Cina in testa) che, nella loro sfrenata rincorsa all’industrializzazione, ripercorrono tutti gli errori della crescita selvaggia (contrapposta allo sviluppo sostenibile, rispettoso degli equilibri biologici e geologici).

3) Infine tutti i corollari: nuove mafie, forme di prepotenza indisturbata che sfociano spesso su situazioni ignobili (prostituzione minorile, pedofilia, riduzione in schiavitù, genocidi, crudeltà sugli animali). Causa l’impotenza intrinseca di ordinamenti concepiti per una realtà che non è più quella dei nostri tempi.

Solo un impulso in provenienza dalla base può suscitare l’inversione di tendenza verso il meglio. Oggi i comuni mortali dei Paesi avanzati sono confinati, con la complicità dei media, nel ruolo di spettatori passivi. Ma molti sanno ormai che possono, che devono, mobilitarsi onde formare un’opinione pubblica attiva, non più ligia a schemi mentali precostituiti; intuiscono che solo l’unione della loro forze potrà riuscire laddove le istituzioni, tutte, sono fallite, poiché dall’ultimo dopo guerra in poi, nonostante l’ONU, nonostante il crollo del comunismo di Stato, nonostante il formidabile balzo avanti della tecnica, si sta verificando un lento ma continuo sfacelo di tutti gli equilibri, geografici, morali, economici, ambientali: su scala mondiale ma anche, per molti versi, all’interno delle regioni più avanzate.

Faccio appello a tutte le persone di buon senso che vogliono fatti, non parole, realizzazioni anche private finalizzate alla produzione di energie pulite, all’irrigazione delle terre aride, alla costruzione di acquedotti e impianti di dissalazione, al risanamento idrogeologico, al rimboschimento; e, per quanto riguarda i Paesi occidentali, alla valorizzazione delle risorse umane non utilizzate o sotto-utilizzate, tanta gente spesso fuori dai circuiti economici per mancanza di adeguati canali di comunicazione con i potenziali utilizzatori.

Fatevi avanti, uomini e donne di buona volontà, attraverso questo sito oppure mandandomi un mail. Inizialmente saremo solo un piccolissimo gruppo. Allargarlo poi a macchia d’olio è una problematica di marketing. Compito non difficile, difficilissimo. Ma certamente non impossibile.

Cordialmente
 
Max Ramstein mmrams@bluewin.ch