11/02/2002

-----Caro Prof. Pelanda,

ho atteso un po' di tempo per calmare i bollenti spiriti dopo la decisione del Governatore Formigoni di bloccare il traffico di automezzi per quattro giorni, la quale giudico negativa non soltanto per la improvvisazione del provvedimento - quando è da decenni che sentiamo il problema dell'inquinamento - ma anche per i danni economici che ne scaturicono. Io gestisco un esercizio pubblico e in quei giorni l'incasso si è ridotto del 75%! Ho poi ascoltato le lamentele di numerosi clienti e fornitori per cui l'automezzo è indispensabile allo svolgimento del lavoro e, pur consapevoli del problema, hanno tutti espresso in larga parte lo stesso disappunto: a che cosa è servito dotarci di marmitte catalitiche? Vorrei ricordare che con le nostre 29 autostrade e una politica di incoraggiamento all'utilizzo dell'autovettura e del traffico su gomma, per non parlare del nostro carattere nazionale orgogliosamente protagonista nella storia dei motori a scoppio, siamo ovviamente una popolazione poco incline alla limitazione d'uso degli automezzi. Ora, siamo sicuri che di fronte alla prospettiva di un anno a targhe alterne non si incentivi la domanda di doppi automezzi piuttosto che di una loro limitazione? Anche perchè le strutture di trasporto alternative non reggerebbero la mole dei potenziali fruitori. Sarei interessato a conoscere il suo punto di vista, anche alla luce di quello che si sta preparando oltreoceano. Qui in Eurolandia esiste un programma per produrre motori con emissioni ridotte che ormai ha vinto la resistenza popolare, rassegnata all'acquisto periodico di automezzi nuovi. Non crede che le sparate di un Formigoni che vuole dal 2005 l'acquisto di soli automezzi elettrici o simili contribuiscano a creare un effetto di congelamento commerciale del settore auto? E poi, siamo sicuri dei dati sull'inquinamento che ci vengono offerti dall'informazione? Di sicuro, chi ha cambiato la vecchia automobile con una a marmitta catalitica sente di essere stato preso per il sedere. Cordialmente,
suo Stefano Jelo.
 
 
 
P.S. Ha mai pensato di scendere nell'arena politica?