01/03/2002

IL PUNTO per gli amici                                              n°4 del 28 feb.2002

                                     MANCA ANCORA LA FIDUCIA  

Pare ci sia un e-forum per sapere se siano più inintelligenti i finanzieri o i cronisti Rai. I primi hanno appostato gli autovelox per filmare ai valichi le targhe delle auto che si recano in Svizzera e controllarne i tempi di ritorno (dimenticando la possibilità di rientro via Francia, Slovenia  o Austria). I cronisti hanno attribuito questo controllo alla finalità di scoprire chi porta capitali all’estero e oggi li reimporta. Essi dimenticano che oggi i capitali si trasferiscono anonimamente con clearing via web e, quelli che rientrano, viaggiano per bonifico bancario, facendo un’apposita dichiarazione, altrimenti non beneficiano dello scudo fiscale.  Nel forum manca solo la voce dei difensori della privacy (non sanno che pesci pigliare) e quella del sindacato democratico degli spalloni, quelli che nei primi anni del dopoguerra trasportavano in Svizzera valigiate di bigliettoni. Forse è tornato per loro il giorno della riscossa

L’Italia vorrebbe essere in testa alla ripresa economica europea sia per accrescere il gettito fiscale e poter ridurre le aliquote, sia per pesare internazionalmente di più.  A tal fine occorre un maggior flusso di capitali. Purtroppo, nuovi controlli e vessazioni – soprattutto se inutili e facilmente aggirabili -  fanno ripiombare la fantasia nei tempi bui dello statalismo di marca socialista (Formica e compagni). Per attirare investimenti reali dall’estero (e non soltanto flussi finanziari che poi si reinvestono altrove) è necessario concorrenziare non solo i paesi dove i capitali sono gestiti, ma soprattutto essere più appetibili come “luogo di investimento diretto” di quanto non lo siano oggi gli Stati Uniti o il Regno Unito. A questo fine è essenziale: a) ridurre permessi, autorizzazioni e pizzo alla creazione d’imprese (remore burocratiche), b) flessibilizzare le norme sul lavoro (almeno libertà di licenziamento per i nuovi assunti), c) tagliare temporaneamente le aliquote sui redditi dei nuovi investimenti, d) soprattutto, occorre ispirare fiducia all’imprenditore.

           Ecco perché bisogna evitare di chiamare il micio (capitale estero) con suoni onomatopeici e poi farlo scappare, spaventandolo con iniziative infantili e denigrando quotidianamente il nostro governo. Un minimo di solidarietà, almeno tra italiani, non guasterebbe. Noi siamo specialisti della demonizzazione: prima Sindona, poi Gelli ed oggi – ormai su scala mondiale – il Berlusca.   Così, si è riusciti a scatenare contro l’Italia persino la stampa conservatrice della piazza  elvetica che si fa pagare il segreto bancario erodendo i capitali con commissioni, provvigioni e scarti elevatissimi e taglieggiando gli interessi con un imposta anticipata del 35%. Altro che paradiso! L’estate scorsa un quotidiano ginevrino apostrofava perentoriamente il demone nazionale con “Bas le masque!” (giù la maschera). Oggi la stessa togata e conservatrice Neue Zurcher Zeitung, lo definisce “Klowngesicht” (faccia di pagliaccio). In questo clima di caccia internazionale alla strega, come è possibile sperare che i capitali esteri possano entrare a farsi pelare dai mostri che stanno al governo in Italia?

                             Livio Magnani