| 
 IL
          PUNTO per gli amici                                             
          n°4 del 28 feb.2002                                     
          MANCA
          ANCORA LA FIDUCIA    Pare
          ci sia un e-forum per sapere se siano più inintelligenti i finanzieri
          o i cronisti Rai. I primi hanno appostato gli autovelox per filmare ai
          valichi le targhe delle auto che si recano in Svizzera e controllarne
          i tempi di ritorno (dimenticando la possibilità di rientro via
          Francia, Slovenia  o
          Austria). I cronisti hanno attribuito questo controllo alla finalità
          di scoprire chi porta capitali all’estero e oggi li reimporta. Essi
          dimenticano che oggi i capitali si trasferiscono anonimamente con
          clearing via web e, quelli che rientrano, viaggiano per bonifico
          bancario, facendo un’apposita dichiarazione, altrimenti non
          beneficiano dello scudo fiscale. 
          Nel forum manca solo la voce dei difensori della privacy (non
          sanno che pesci pigliare) e quella del sindacato democratico degli
          spalloni, quelli che nei primi anni del dopoguerra trasportavano in
          Svizzera valigiate di bigliettoni. Forse è tornato per loro il giorno
          della riscossa L’Italia
          vorrebbe essere in testa alla ripresa economica europea sia per
          accrescere il gettito fiscale e poter ridurre le aliquote, sia per
          pesare internazionalmente di più. 
          A tal fine occorre un maggior flusso di capitali. Purtroppo,
          nuovi controlli e vessazioni – soprattutto se inutili e facilmente
          aggirabili -  fanno
          ripiombare la fantasia nei tempi bui dello statalismo di marca
          socialista (Formica e compagni). Per attirare investimenti reali
          dall’estero (e non soltanto flussi finanziari che poi si reinvestono
          altrove) è necessario concorrenziare non solo i paesi dove i capitali
          sono gestiti, ma soprattutto essere più appetibili come “luogo di
          investimento diretto” di quanto non lo siano oggi gli Stati Uniti o
          il Regno Unito. A questo fine è essenziale: a) ridurre permessi,
          autorizzazioni e pizzo alla creazione d’imprese (remore
          burocratiche), b) flessibilizzare le norme sul lavoro (almeno libertà
          di licenziamento per i nuovi assunti), c) tagliare temporaneamente le
          aliquote sui redditi dei nuovi investimenti, d) soprattutto, occorre
          ispirare fiducia all’imprenditore.            
          Ecco perché bisogna evitare di chiamare il micio (capitale
          estero) con suoni onomatopeici e poi farlo scappare, spaventandolo con
          iniziative infantili e denigrando quotidianamente il nostro governo.
          Un minimo di solidarietà, almeno tra italiani, non guasterebbe. Noi
          siamo specialisti della demonizzazione: prima Sindona, poi Gelli ed
          oggi – ormai su scala mondiale – il Berlusca.  
          Così, si è riusciti a scatenare contro l’Italia persino la
          stampa conservatrice della piazza 
          elvetica che si fa pagare il segreto bancario erodendo i
          capitali con commissioni, provvigioni e scarti elevatissimi e
          taglieggiando gli interessi con un imposta anticipata del 35%. Altro
          che paradiso! L’estate scorsa un quotidiano ginevrino apostrofava
          perentoriamente il demone nazionale con “Bas le masque!” (giù la
          maschera). Oggi la stessa togata e conservatrice Neue Zurcher Zeitung,
          lo definisce “Klowngesicht” (faccia di pagliaccio). In questo
          clima di caccia internazionale alla strega, come è possibile sperare
          che i capitali esteri possano entrare a farsi pelare dai mostri che
          stanno al governo in Italia?                             
          Livio Magnani   
 |