28/02/2001

Alla cortese attenzione del Prof. Carlo Pelanda

 Egregio Professore,
 sono un sessantenne preoccupato per le conseguenze del ben noto divario fra "ricchi" e "poveri".
 Dal 1996 seguo con una certa attenzione i Suoi articoli su Il Giornale, dei quali apprezzo il tenore ed il carattere utilmente divulgativo.
 In Italia voto per il Polo (sono un doppio cittadino CH/I), non sono quindi un criptocomunista. Mi rendo conto che il binomio "democrazia/liberalismo economico" è condizione indispensabile per un maggior equilibrio sociale. Mi chiedo però se sia anche condizione sufficiente...
 Mi permetto rivolgerLe una domanda in merito ad una situazione specifica, quella del Sud Italia, Sicilia in particolare. Supponiamo che, dall'oggi al domani, con un colpo di bacchetta magica, vi si verificassero tutti i presupposti per lo sviluppo: infrastrutture adeguate a tutti i livelli, ordine pubblico (niente mafia!), totale flessibilità dei salari, onere tributario/ previdenziale minimo, presenza capillare del cosiddetto "indotto" ai fini dell'outsourcing.
 In tale contesto, i tanto elogiati industriali del Nord Est italiano andrebbero finalmente ad investire in gran numero in Sicilia, anziché puntare sulla Romania come fanno adesso?
 Sapendo che in Romania la gente si accontenta di stipendi mensili dalle 200 alle 300 mila lire, la risposta mi sembra scontata: continuerebbero a preferire la Romania, e i lavoratori siciliani a rifiutare un tale salario per il semplice fatto che una casa in affitto a Trapani, Messina o Catania costa sicuramente molto di più.
 Mi pare inoltre semplicistico rifarsi solo alla scelta dei settori industriali da promuovere, cioè tessile/metalmeccanica in Romania, "alta tecnologia" in Sicilia. A meno di pensare che l'esperienza India (con i suoi specialisti in informatica) sia ripetibile all'infinito.
 Probabilmente, anche se tutti gli ostacoli che intralciano lo sviluppo del Sud Italia fossero rimossi (il che è comunque problematico), non si arriverebbe ugualmente ad una soluzione dell'arretratezza meridionale, se non giocando la carta vincente: trovare cioè il modo di attivare gli scambi utili innanzitutto fra gli stessi componenti della popolazione locale... affinché al limite ogni singolo individuo diventi un operatore economico, con un suo reddito di lavoro dipendente o autonomo.
 Spero di avere il privilegio di un Suo parere in merito, di cui La ringrazio anticipatamente.
 Distinti saluti
 Max Ramstein, viale Villa Foresta 7, CH-6850 Mendrisio/ Svizzera