| 08/02/2001 | 
Berlinguer
        ha scritto al Corriere lamentando l’assenza della musica tra le
        materie più formative del ciclo di base unico che coprirà i primi
        sette anni dell’istruzione. L’ex.ministro ha perfettamente ragione.
        Ma mancano altre materie nel ciclo di De Mauro, materie forse più
        immediatamente utili. Mancano  i
        primi rudimenti di finanza famigliare il cui insegnamento – così come
        in tutti i paesi ex-socialisti è totalmente assente. Come si va in
        rosso, come evitare le fregature in borsa, 
        come ottenere sconti dalle banche, come sfuggire agli usurai, le
        insidie dei depositi gestiti, come far senza errori la dichiarazione dei
        redditi, come  cambiare al
        meglio  dollari ed euro,
        come si opera on line su Internet, conviene la partita IVA? 
        ecc. ecc.  Cose
        elementari, dirà un lettore adulto autodidatta che le ha apprese a
        fatica chiedendo lumi in banca e agli amici. Al tempo del dominio
        democristiano questa assenza si spiegava sia per la totale ignoranza
        della materia degli stessi ministri, sia per il tradizionale rifiuto del
        Dio Mammona. L’avvento dei compagni Berlinguer e Di Mauro non ha certo
        portato  al vertice del
        ministero persone più versate in materia finanziaria, ma in più, come
        in tutti i paesi ex-socialisti, c’è dietro un rifiuto a diffondere le
        conoscenze di base necessarie al progresso del capitalismo che è
        rimasta la bestia nera  anche
        di chi dice di aver buttato alle ortiche il verbo del socialimo reale.
        Forse si vuole che i poveri restino poveri e che coloro che faranno solo
        la scuola d’obbligo debbano restare al tutto ignoranti su quanto
        concerne il danaro e la sua amministrazione. 
        Probabilmente è vero quello che scrive Carlo Pelanda ossia che,
        per l’alleanza del gattopardo con l’asino, 
        i cambiamenti vengono usati dai riformisti dell’istruzione
        nazionale  solo come
        linguaggio cosmetico per preservare il vecchio sistema di statalismo
        burocratico. Quale sorpresa, quindi, che un De Mauro si preoccupi più
        del nominalismo dell’istruzione (corpo e movimento in luogo di
        ginnastica) che di materie con contenuti concreti (il risparmio, la
        pensione, i mutui casa, le tasse)? Un recentissimo sondaggio ci ha
        appreso che la grande maggioranza degli insegnanti vota per i partiti di
        sinistra. Niente di male. Ma ciò significa 
        anche che la grande maggioranza insegna ai nostri figli ad essere
        anticapitalisti, a individuare nei ricchi gli sfruttatori del popolo ed
        a mantenerli ignoranti in economia e finanza onde non siano tentati –
        come i maledetti americani – ad esaltare il profitto quale metro del
        successo.  La conseguenza
        del disegno preordinato dell’ignoranza dei giovani in tema di finanza
        famigliare  sarà per
        l’economia italiana un ritardo ulteriore sulla via del benessere.
 
Livio
        Magnani