02/02/2001

Il giuramento di fedeltà all’Italia (di Gian Carlo 

Colombo)

 

I nostri Governi chiedono, e lo fece anche il Presidente Pertini, non una sottomissione ma una prova di fedeltà ai Savoia, i quali, per altro verso, hanno diritto a rientrare, perché una democrazia non si può permettere liste di proscrizione di stile dittatoriale, ed anche perché il Trattato di Schengen, concede a tutti i cittadini europei, nessuno escluso, il diritto alla libera e piena circolazione nel territorio dell’UE.

Inoltre Vittorio Emanuele non aveva al momento dell’esilio l’età della ragione, avendo solo 9 anni e tantomeno il figlio che è nato in esilio, e quindi non sono responsabili del passato della loro famiglia.

Quello che i Savoia non riescono fare proprio è la faccenda del giuramento e del valore estremamente importante, simbolico e onorifico di questo atto.

E’ un grande onore giurare fedeltà all’Italia, sia come soldato semplice o come ufficiale, e la Costituzione art.1, su cui dovrebbero giurare i Savoia, comincia con una parola seria e sacra: ITALIA.

Giurare fedeltà al Paese Italia è un onore per tutti, quale che sia la forma giuridica, se repubblica o se monarchia. Per l’Italia hanno giurato tanti martiri, avendo indossato la nostra divisa, per liberare regioni italiane sotto dominio dell’aquila austriaca: Cesare Battisti, Fabio Filzi, Nazario Sauro, Guglielmo Oberdan, ad esempio, della prima guerra mondiale.

Per l’Italia sono morti, in quella guerra, 600.000 soldati e ufficiali; sono stati decorati al V.M. tanti cittadini italiani fra cui in gran numero quelli di religione ebraica, quelli stessi a cui le malfamate leggi razziali e fasciste del 1938 tolsero il diritto di portare il segno del loro valore.

Quanti, avendo giurato fedeltà alla Patria nella seconda guerra mondiale, sono morti o in battaglia o in prigionia? Ne ricordo uno per tutti: Olimpionico di spada a Berlino, il Capitano Silvano Abba cadde alla testa del suo reparto del Savoia Cavalleria nella vittoriosa carica italiana ad Isbuschenskij, contro le preponderanti difese sovietiche.

Quanti non hanno voluto tradire il loro giuramento di fedeltà al Paese, dopo l’otto settembre sono rimasti prigionieri nelle prigioni tedesche? Quanti sono morti a Cefalonia, in mare, in Africa del Nord, quanti combattendo nel ricostituito esercito italiano?

Ebbene tutti questi italiani, decorati o meno,  conosciuti o dimenticati, un valore avevano in comune:

il giuramento alla Patria chiesto da Casa Savoia.

L’Italia di oggi, chiedendo un giuramento, chiede ai discendenti Savoia quello che i loro avi hanno chiesto ed avuto dal nostro Paese: non vedo quale difficoltà ci sia per persone che dicono di amare il Paese di origine.

Io, al posto loro ringrazierei dell’onore che mi viene concesso, il resto sono pruderies o infantilismi che non hanno ragione di esistere.

Otto d’Asburgo, eurodeputato per la CSU bavarese, è stato il miglior difensore dei diritti austriaci ad entrare in Europa e addirittura la sua popolarità è tale che a precedenti elezioni per la presidenza austriaca venne “pregato” di non presentarsi, perché …. sarebbe stato sicuramente eletto e l’Austria ci avrebbe potuto fare una bruttissima figura, dimostrando di dover persino ricorrere al nipote del Kaiser cacciato alla fine della prima guerra mondiale per avere un presidente della repubblica.

 

Dimostri Casa Savoia di amare l’Italia e giuri come tanti ragazzi e ragazze oggi giurano fedeltà: avere nel portatile di Vittorio Emanuele la musica di  Fratelli d’Italia dovrebbe ricordare a lui la prima parola: Fratelli, appunto.

 

Jean Valjean giurò a suo tempo come aviere e come ufficiale…. e come fratello.