| Hanno preso un abbrutito, un barbone, un uomo senza nemmanco
        l'orgoglio ditirarsi un colpo in testa per avere una morte degna dopo una vita
        indegna.
 Dopo l'etica gli è mancata anche l'epica. La fosca leggenda del
        Raìs si è
 dissolta in un 'buco di ragno', una tana fetente con un materasso
        pulcioso
 e una valigia piena di dollari, la valuta dell'odiato nemico. Saddam non
        ha
 reagito, si è lasciato catturare come un qualsiasi camorrista di
        terza
 fila, si è financo mostrato 'collaborativo' con i suoi carcerieri (che
 significa, in nome di Allah?). Gli è andata di lusso, almeno per il
        momento, giacché
 i primi a individuarlo sembra che siano stati i peshmerga curdi, che
        forse
 qualche motivo per fare giustizia sommaria lo avrebbero avuto...
        infatti,
 a prenderlo in consegna sono stati gli uomini a stelle e strisce, i cui
 commilitoni hanno subito in otto mesi uno stillicidio di agguati e
        di
 imboscate in suo nome (se per suo conto è ancora tutto da
        stabilire), tale
 da far inabissare sotto un cumulo di maledizioni profondo come
        l'Inferno
 scorze più dure dell'ex satrapo di Baghdad. Quasi venticinque
        anni di
 terrore, inaugurati con i comunisti rivali del Baath impiccati ai
        lampioni
 e culminati nelle mattanze chimiche nel nord del Paese, passando
        attraverso
 i militari bambini scaraventati a morire contro i loro coetanei
        iraniani,
 hanno ricevuto il sigillo nello sguardo cimito di un grottesco Babbo
 Natale alla rovescia, non venuto giù per un camino, ma tirato su per
        una botola:
 l'ombra morta di un portatore di morte cresciuto sull'equivoco
        tutto
 occidentale di un terzomondismo 'laico' in grado di proporsi come
 alternativa alla cattiva coscienza delle antiche potenze
        coloniali. Non un
 cannibale megalomane come certi dittatori africani alla Amin Dada
        o alla
 Bokassa, piuttosto un ambizioso e determinato leader, magari un
        po'
 autocrate, convinto assertore di un salutare nazionalismo panarabo,
        ma non
 alieno dallo stipulare interessanti contratti petroliferi con
 multinazionali di tutto il mondo. Khomeini e l'infezione integralistica
        erano ancora di
 là da venire. Eppure Saddam era cresciuto nell'ammirazione verso Hitler
        e con
 la segreta aspirazione di emulare zio Peppino Stalin: due numi
        tutelari
 abbastanza ingombranti da far sospettare gli sfracelli che ne
        sarebbero
 derivati. Ecco, se c'è qualcosa di positivo nella cattura di
        Saddam (c'è,
 c'è, mannaggia se c'è!), è nell'avere rivelato l'intima essenza
        dell'uomo,
 che già sospettavamo: il Raìs  feroce e spietato si è
        scoperto un gran
 vigliacco (nessuna capsula di cianuro da rompere con i denti),
        contento di
 avere salvato per adesso la ghirba. Gli orfani di Saddam sono da
        ieri due
 volte orfani: forse non sapremo mai se davvero lo abbia tradito la
        moglie,
 per voglia di taglia o per desiderio di vendetta femminile, ma
        certo anche
 soltanto l'ipotesi che ciò sia avvenuto demolisce la figura del
        figuro.
 Cornuto e mazziato. Non aspettiamoci un processo alla Milosevic:
        se gli
 USA manterranno la mezza promessa di consentire agli iracheni di
        giudicare
 Saddam e i suoi gerarchi (tutti tutti?), magari con il concorso di
        qualche
 Del Ponte pescata dalle liste di disoccupazione, sarà difficile
        che la
 grinta di Slobo trovi un emulo nel fantasma in fondo al pozzo.
 
 Giovanni Maria Mischiati - Torino
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