27/12/2002

Gentilissimo Professore, ieri durante un viaggio  aereo e  disponendo  pertanto di un po’ di  tempo,  mi sono dedicato  alla lettura de "Il Giornale", cosa che ormai mi capita sempre più di rado.

Ho iniziato  dal Suo articolo intitolato "Manipolatori Di Anime".

Apprezzandone e condividendone i  contenuti, mi soffermavo in particolare sul periodo in cui Lei auspicava dei "metodi  più raffinati" da una fonte che tende ad accreditarsi di qualità superiore ai partiti, come  appunto vorrebbe apparire "Libertà &  Giustizia.

Subito dopo passavo alla lettura dell'intervista rilasciata  dal Professore Giuseppe Di Federico, componente laico del Consiglio Superiore della Magistratura.

Egli argomentando circa i numerosi incarichi extragiudiziari dei Magistrati, spiegava come ciò incidesse, in termini di sottrazione di risorse, su un apparato che palesa una funzionalità che è nota.

Nella stessa pagina, con il titolo di "La lenta Giustizia Incivile", di Alessandro Caprettini, mi concentravo nella lettura dei dati riportati in un libro edito dalla case editrice Laterza,in cui venivano poste a  confronto le realtà numeriche relative ai tempi di esecuzione dei  processi in alcuni paesi europei.

L'articolo concludeva così: "E dunque, come già risultava in una analoga inchiesta sulle polizie in Europa, quel che risalta è che uomini e mezzi da noi non mancano. Ma nonostante ciò siamo sempre in coda. E il comico è che se qualcuno comincia a parlare di necessaria riforma, tanti a sinistra sembrano pronti a scendere in piazza. Specie a tutela della giustizia cosi com'è."

 

Osservando i contenuti dei tre articoli e tentando di dare loro un "senso" conforme al mio "punto di vista" (per dirla con Max Weber), valutavo di nevralgica importanza il Suo nel punto che ho sopra descritto, dovendo però constatare che effettivamente, anche questa volta,  "i metodi più raffinati" non potranno esserci perché - in effetti - trattasi della solita operazione di cosmesi che cercherà di ingannare i cittadini stufi dei partiti e dei relativi carrozzoni che questi realizzano, per ottenere il consenso e tornare ad esercitare il potere.

 

L' analisi mi portava poi a guardare con occhio interessato gli articoli relativi alla magistratura e, in particolare, al rumore che si alza ogni volta che qualcuno tenta di conferire alla stessa maggiore funzionalità.

Io, questo potere dello Stato, lo conosco bene, e le riflessioni che  mi accingo a fare non saranno quelli di un elettore della Casa Delle Libertà (che sarebbero quindi scontati) ma di un addetto ai lavori che da circa quindici anni opera a stretto, talvolta strettissimo, contatto di gomito con PM di Procure e Giudici di Tribunale e Corte di Assise.

In ambito giudiziario, vi sono molte brave persone, animate da senso di giustizia e libertà ma che  spesso, per dirla con Durkheim, rimangono condizionate dalla esteriorità e costrittività di quel  mondo.

Vede, caro Professore, provi a considerare un Magistrato per quello che -  alla fine - poi effettivamente è, ovvero un "normale"  dipendente pubblico vincitore di un concorso.

Adesso provi a valutare un qualsiasi altro dipendente pubblico libero di andare in ufficio all'ora che gli pare, al limite anche di non andarci per giorni, attribuiamogli poi la facoltà di fissare 24 processi alle ore 09,00 di una mattina di udienza, di citare come testi dell'accusa intere squadre e sezioni di investigatori, nonché medici legali, periti, professionisti in genere, cittadini, avvocati ed imputati.

Di presentarsi quindi in aula alle ore 10,15 e di iniziare lo svolgimento dei dibattimenti a piacimento.

Eseguirne 5, 6, magari anche 7,8  e poi stabilire il rinvio degli altri,  a 6-7 mesi di distanza, mandando a casa gente che magari abita a 500 kilometri dalla sede giudiziaria e costringendola a tornare, nella migliore delle ipotesi, un'altra volta almeno.

Il tutto senza che nessuno possa obiettare alcunché.

Vede Professore, io penso che a molti verrebbe il delirio dell'onnipotenza, di iniziare a  ritenersi l'espressione materiale di un disegno divino che ci pone al centro dell'Universo, con diritto di parola e veto su qualsiasi argomento.

Un giorno ad un Presidente di Tribunale chiesi come era possibile fissare 24 processi tutti alla 09,00, spiegando che se ogni processo fosse durato solamente un'ora non sarebbe bastato un giorno intero.

Lui mi rispose che le esigenze della Giustizia erano superiori a tutto.

Io nuovamente eccepii che proprio per quelle esigenze, forse, sarebbe stato più opportuno stabilire 4/5 dibattimenti e svolgerli. Magari cominciando a segnarli in orari  a scalare per agevolarne lo svolgimento e l'afflusso delle persone che, a vario titolo, sono obbligate e parteciparvi.

La risposta fu: "abbiamo sempre fatto così!".

Adesso io chiedo: arretrati pazzeschi di cause e processi, e magistrati che vanno in ufficio quando gli pare e se gli pare. Tempi biblici nella realizzazione di iter processuali, e magistrati che scrivono libri, partecipano a simposi, presenziano conferenze, registrano trasmissioni televisive, esplicano attività di consulenza, rilasciano interviste su leggi in fase di approvazione e/o discussione.

Forze di Polizia in cronica deficienza di unità per il controllo del territorio, e magistrati che "bloccano" per giorni interi squadre di investigatori in un aula di Tribunale.

Ma in un "paese normale", per dirla con D'Alema, tutto questo sarebbe normale?

 

Con tutto ciò, caro Professore, voglio dirLe che forse la riforma della Giustizia potrebbe partire più dal basso, da quegli aspetti più semplici che i cittadini notano e colgono, senza che ciò  possa scatenare  grande clamore da chi vi si oppone.

Le grandi questioni di libertà e diritto rivestono un ruolo fondamentale e vanno perseguite con decisione e coerenza, ma queste porgono anche il fianco a critiche e attacchi strumentali che mirano a condizionare l'opinione pubblica.

Altre, invece, quelle più semplici, hanno certo minore rilevanza filosofica ed intellettuale ma offrono una visione più immediata e quotidiana, dando un istantaneo riflesso di coscienza all'uomo comune che  difficilmente potrebbe vedere, nell'obbligare per regolamento  un magistrato a giungere alle ore 08,00 in ufficio e permanervi sino alle successive ore 14,00, un attentato alla indipendenza della magistratura.

Forse, questo, potrebbe implicitamente determinare anche una nuova mentalità della magistratura, un nuovo modo di interfacciarsi con i sistemi e sottosistemi dell'organizzazione sociale generale, comunicando ed interagendo con essa in modo differente. Chissà….? Mah….? Comunque………?

 

Alla fine, deluso e amareggiato, andavo alla pagina dello sport e leggevo le gesta del mio grande ed

amato Milan.

 

La saluto cordialmente stringendoLe idealmente la mano, formulandoLe i migliori auguri per un Buon Natale e felice Anno Nuovo, sperando di poterLa incontrare al più presto.

 

Giovanni, Pisa