05/12/2000

Probabilmente i msg inviati per Lei a Primapagina@rai.it si sono fermati lì, per questo lo inoltro scusandomi per l'eventuale doppione.
 
Cordiali saluti,
 
Gianni Zampieri, cdm - cittadino del mondo
 


Vorrei porre un quesito all'economista.   
I titoli di borsa (azioni, obbligazioni, titoli di stato, altri titoli di credito) esistenti in un certo momento sono (tendono ad essere, o dovrebbero essere) rappresentativi di una ricchezza reale esistente in quel momento. In occasione dello scambio (compravendita) dei titoli di borsa si verificano dei cambiamenti nel prezzo in ossequio alla legge fondamentale di mercato della domanda e dell'offerta. Nel caso di un aumento del prezzo, che è il caso mediamente più frequente, si ha che sia i titoli scambiati che l'insieme di tutti i titoli ammontano ad un importo o valore monetario maggiore. Questo può significare che la ricchezza reale sia aumentata, oppure che sia cambiato il parametro di misura di tale ricchezza e in sostanza si sia verificato solo un processo inflattivo, o ancora che si tratti di un aggiustamento, un adeguamento del valore nominale dei titoli al valore reale della ricchezza. 
Nel primo caso, se la ricchezza è realmente aumentata, posto che ciò non può essere conseguenza dello scambio dei titoli in quanto tale, risulta che il cedente dei titoli, che ne riceve un corrispettivo monetario immediatamente rappresentativo di altra ricchezza reale, si appropria di una ricchezza prodotta da altri; se invece è cambiato il parametro di misura (processo inflattivo) questo nel suo insieme non cambia l'ammontare complessivo della ricchezza reale, ma per effetto del diverso tasso di inflazione che il mercato applica ai singoli titoli, si verifica una diversa redistribuzione della ricchezza che favorisce alcuni e danneggia altri e similmente, nel caso dell'adeguamento del valore nominale al valore reale, si ha che il cedente, che riceve un prezzo superiore a quello precedentemente pagato, lucra una parte di ricchezza appartenuta ad altri: il o i precedenti possessori del titolo.
Domando: il solo fatto di possedere ricchezza dà diritto ad appropriarsi di ogni suo possibile aumento, comunque e da chiunque prodotto, a fronte del rischio corrispettivo di vederla diminuire e di sopportarne quindi la perdita, o gli scambi di borsa, per la parte di eventuale profitto e/o perdita, sono strutturalmente ingiusti e quindi si tratta di veri e propri furti? 
Grazie per l'attenzione e cordiali saluti.
 
Gianni Zampieri, cdm (cittadino del mondo)
 
Barzanò, 19 novembre 2000
 
zampieri.gg@libero.it

Risposta di CP. Caro Zampieri, l'ha detto lei: è sempre questione di domanda ed offerta (e di maggiore o minore efficienza informativa del mercato). Che si applica a qualsiasi merce, compresi valori finanziari puramente nominali. Suo Carlo Pelanda.