Probabilmente i msg inviati per Lei a Primapagina@rai.it
si sono fermati lì, per questo lo inoltro scusandomi per l'eventuale
doppione.
Cordiali saluti,
Gianni Zampieri, cdm - cittadino del mondo
Vorrei porre un quesito all'economista.
I titoli di borsa (azioni, obbligazioni,
titoli di stato, altri titoli di credito) esistenti in un certo momento sono
(tendono ad essere, o dovrebbero essere) rappresentativi di una
ricchezza reale esistente in quel momento. In occasione dello scambio
(compravendita) dei titoli di borsa si verificano dei cambiamenti nel
prezzo in ossequio alla legge fondamentale di mercato della
domanda e dell'offerta. Nel caso di un aumento del prezzo, che è il
caso mediamente più frequente, si ha che sia i titoli
scambiati che l'insieme di tutti i titoli ammontano ad un
importo o valore monetario maggiore. Questo può significare che la
ricchezza reale sia aumentata, oppure che sia cambiato il
parametro di misura di tale ricchezza e in sostanza si sia
verificato solo un processo inflattivo, o ancora che si tratti di
un aggiustamento, un adeguamento del valore nominale dei titoli al
valore reale della ricchezza.
Nel primo caso, se la ricchezza è realmente
aumentata, posto che ciò non può essere conseguenza dello scambio
dei titoli in quanto tale, risulta che il cedente dei titoli,
che ne riceve un corrispettivo monetario immediatamente rappresentativo
di altra ricchezza reale, si appropria di una ricchezza prodotta da
altri; se invece è cambiato il parametro di misura (processo inflattivo)
questo nel suo insieme non cambia l'ammontare complessivo della
ricchezza reale, ma per effetto del diverso tasso di inflazione che il
mercato applica ai singoli titoli, si verifica una diversa
redistribuzione della ricchezza che favorisce alcuni e danneggia altri e
similmente, nel caso dell'adeguamento del valore nominale al valore
reale, si ha che il cedente, che riceve un prezzo superiore a quello
precedentemente pagato, lucra una parte di ricchezza appartenuta ad
altri: il o i precedenti possessori del titolo.
Domando: il solo fatto di possedere
ricchezza dà diritto ad appropriarsi di ogni suo possibile aumento,
comunque e da chiunque prodotto, a fronte del rischio corrispettivo di
vederla diminuire e di sopportarne quindi la perdita, o gli scambi
di borsa, per la parte di eventuale profitto e/o perdita, sono strutturalmente
ingiusti e quindi si tratta di veri e propri furti?
Grazie per l'attenzione e cordiali saluti.
Gianni Zampieri, cdm (cittadino del mondo)
Barzanò, 19 novembre 2000
Risposta di CP. Caro Zampieri, l'ha detto lei: è sempre questione di domanda ed offerta (e di maggiore o minore efficienza informativa del mercato). Che si applica a qualsiasi merce, compresi valori finanziari puramente nominali. Suo Carlo Pelanda. |