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        Egregio Dott. Pelanda,
       
        "divoro" sempre i Suoi articoli con molto
        interesse, in quanto assiduo lettore del Giornale.
       
        Apprezzo in Lei la grande schiettezza, il costante
        approfondimento nella ricerca della verità e la proposta di soluzioni
        concrete, doti che oggi sembrano soppiantate da bassa demagogia,
        cultura dell'invidia e approssimazione, comuni a tanti
        politici e giornalisti di basso profilo i quali detengono,
        purtroppo, il monopolio dell'informazione.
       
        Del Suo articolo odierno, ineccepibile, "Quello
        che gli Italiani non sanno", vorrei fare un solo commento: gli
        Italiani che lavorano e producono valore conoscono benissimo la
        situazione, il guaio è che non hanno voce in capitolo e che
        "informare gli Italiani ... è quasi impossibile".
       
        Ora, poichè sono un convinto assertore della
        meritocrazia, e vedere che certe persone che presidiano posti di potere
        solo per ragioni politiche, vorrei proporLe il seguente spunto
        di riflessione.
       
        Nel mondo delle imprese l'assunzione di una semplice (con
        tutto il rispetto) segretaria comporta un diploma superiore (anche
        se ci sono fior di laureate che, pur di lavorare accettano di fare la
        segretaria), conoscenza dell'inglese, utilizzo dell'informatica e,
        spesso esperienza specifica nel settore e/o nella posizione.
       
        Ora, perchè tanti politici e/o uomini di potere non
        sanno esprimere un pensiero - in italiano - con senso compiuto?
       
        Perchè, solo per dire good morning, hanno bisogno
        dell'interprete?
       
        Perchè non conoscono l'abc di economia aziendale o
        macroeconomia, e possono decidere appalti/leggi/partecipazioni in
        aziende etc. per migliaia di miliardi?
       
        E la lista di domande potrebbe continuare.
       
        Quando vedo gente tipo Valter Veltroni, Chicco Testa,
        Cicciobello Rutelli e tanti altri, che non hanno mai lavorato seriamente
        e non sarebbero capaci neanche di gestire una tabaccheria (dove i
        clienti non bisogna andarseli a cercare, perchè tanto arrivano da soli
        ...) e che infestano la vita di chi lavora di difficoltà, burocrazia
        tasse e leggi assurde, allora la tentazione di mollare tutto e andare a
        lavorare all'estero veramente è forte. Per me, quale consulente
        aziendale 40enne, per moltissime persone e soprattutto per molti
        imprenditori. Il fenomeno della deindustrializzazione, alla fine, nasce
        da qui. 
       
        Un ultimo pensiero: credo che il Suo articolo, insieme a
        quello di odierno di Marcello Veneziani ("La sinistra traccia il
        solco"), dovrebbero essere divulgati il più possibile (in un Paese
        civile lo sarebbero) e mi impegno, nel mio piccolo, a farli leggere
        a quante più persone possibili.
       
        Con i migliori auguri di Buon Natale e buon 2001.
       
        Renato Velli
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