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      Egregio Prof.Carlo Pelanda
 
 Nella risposta data la mattina del 22.10.2000, durante
 l'interlocutorio a "prima pagina" su RAI 3, ad un ascoltatore
 intervenuto sulle lungaggini della magistratura che nel suo operare è
 anche ostacolata dagli interventi degli avvocati a difesa, Lei ha preso
 le difese di quest'ultimi dicendo che è normale che per non far
 condannare il loro cliente, usino delle tattiche dilatorie per arrivare
 alla prescrizione. Che alcuni avvocati, per fortuna non tutti,
 ricorrano a questi mezzi data la notoria mancanza di senso morale
 nell'esercizio della loro professione, tesa solo a salvare un colpevole
 dai rigori della legge, non stupisce, ma che Lei abbia trovato normale
 il loro comportamento mi ha profondamente deluso. In questo modo Lei
 non avendo detto che però tutto ciò è moralmente condannabile, si
 affianca a loro. Fino a che le leggi verranno fatte per offrire queste
 scappatoie, il futuro offrirà sempre più ai disonesti, ai calcolatori e
 agli immorali, la possibilità di raggirare la legge. Ho cercato di
 mettermi in contatto con "prima pagina" per ribattere subito
      alla
 risposta data da Lei all'ascoltatore, ma purtroppo il telefono era
 sempre occupato e non mi resta altro che il mezzo elettronico per farLe
 conoscere la mia opinione.
 
 Antonio Maggi
 via U. Ugolini 33
 25127  Brescia
 
 Risp. di C.P. : Caro Maggi, se le leggi lo ammettono,
      l'avvocato difensore deve fare ditutto per favorire il proprio cliente. Caso mai vanno cambiate leggi e
 procedure. Sarebbe francamente ridicolo che un avvocato potesse decidere
 fino a che punto sia lecito difendere la persona tutelata. Cerchiamo di
      fare
 qualche passettino avanti in termini di civilità e tecnica giuridica. Suo
 Carlo Pelanda
 
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