15/10/2000
Caro Professore Pelanda,
ho letto l'articolo che oggi ha pubblicato su Il Giornale ("Tre passi e un salto per entrare nel futuro") e, pur non condividendo un'affermazione forte (sulla riforma fiscale a suo avviso, "Il progetto Berlusconi-Tremonti, in merito,è perfetto e fattibile"), per altri aspetti concordo con i suoi punti di vista. A mo' di integrazione a ciò che lei ha scritto, direi che:
a) le "ricapitalizzazioni di transizione" da farsi nel Sud "con un sostegno pubblico di notevole entità" dovrebbero riguardare più che opere faraoniche il rafforzamento di alcune funzioni pubbliche primarie, cioé istruzione e tutela dell'ordine. Non vorrei che, qualunque dei due schieramenti vinca la prossima competizione elettorale, il primo passo del nuovo governo (anche di centrodestra) fosse di avviare l'edificazione di una novella piramide quale il ponte sullo stretto di Messina;
b) la costruzione di un mercato finanziario orientato al capitale di rischio delle imprese innovative urta - mi pare - con la tendenza attuale del nostro sistema bancario al gigantismo. Chi alimenterebbe un Nasdaq italiano? Le nuove concentrazioni bancarie che si profilano? Ma la grande banca è per sua natura (alti costi di gestione, burocratizzazione, insediamento nel Nord) orientata ad investire il risparmio degli italiani (dei meridionali in primo luogo) nella grande impresa. Il rischio morale congiura in questa direzione: c'è sempre un sovventore di ultima istanza (governo, Banca d'Italia) che impedirà di scoperchiare i bidoni messi in piedi da grande impresa e grande banca alleate;
c) benissimo compiere il terzo passo delle università private, capaci di fertilizzare le imprese (e di esserne fertilizzate). Ma che siano veramente università private, ciò che vuol dire rapporti di lavoro tutti su base contrattuale (non per concorso che assegna a tanti di noi una rendita a vita e demotiva quei pochi che hanno ancora voglia di lavorare), mobilità territoriale degli studenti incentivata con servizi ai meritevoli (non con la miseria dell'attuale assegno di studio) e abolizione del valore legale della laurea.
Con i migliori saluti,
M.D'Antonio
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Mariano D'Antonio
professore ordinario di Economia dello sviluppo
Facoltà di Economia dell'Università di Roma Tre
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