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 Una settimana di pianti e di ricordi e' appena passata. 
            I ragazzi israeliani, a scuola e a casa, hanno ricevuto una
            dose di sofferenza e di lacrime sopportabile forse solo se si e'
            ebrei e si ha nel DNA il gene del dolore.
           
            Nella Giornata della Shoa' hanno pianto e hanno
            rivissuto con tristezza e disperazione la tragedia del loro popolo
            in Europa.
           
            La vita in Israele e' scandita non solo dal terrore degli
            attentati ma anche dalle celebrazioni che ricordano il dramma di
            tutta la nostra storia. Ogni festivita' e' la rimembranza di
             un episodio di guerra, di deportazione, di distruzione, di
            anelo alla liberta' del popolo ebraico, cinquemila anni vissuti
            pericolosamente ma cinquemila anni gloriosi.
           
            E' nel periodo dopo Pesach, la prima lotta per
            l'indipendenza degli ebrei,   che incominciano i
            pellegrinaggi degli studenti israeliani  al Memorial della
            Shoa' a Gerusalemme e ai campi della morte in Polonia.
           
            Il grigio oscuro e e le tenebre di Aushwitz si popolano di
            giovani ebrei vivi che portano alte le bandiere di Israele. Sono
            immagini di un simbolismo incredibile e travolgente : i figli del
            popolo sterminato che alzano al cielo testimone di tanto dolore le
            bandiere del loro Paese rinato dopo duemila anni di persecuzioni.
           
            Belli, liberi e fieri, i figli di Israele camminano confusi
            e spaventati tra i viali di quello che fu l'inferno d'Europa ,
            guardano quel camino nero e poi, rivolti a Gerusalemme,
            recitano il Kaddish e cantano la Hatikva'.
           
            Rivolti a Gerusalemme, a casa! 
           
            Asciughiamo le lacrime, ragazzi, oggi siamo liberi a casa
            nostra, e siamo liberi anche nel nome della cenere di sei
            milioni di nostri morti.
           
            Liberi? Come liberi?
           
            Solo ieri i cimiteri di Israele erano bagnati di lacrime.
           
            Lacrime? Ancora? Si,  lacrime per tutte le
            tragedie del dopo Shoa', lacrime per i fratelli, spesso fratellini
            di pochi mesi, di pochi anni , lacrime per le mamme e i papa', 
            lacrime per qualche nonno e nonna che, sopravissuti laggiu' in
            Europa, sono stati ridotti in pezzi qui a casa loro mentre
            andavano a fare la spesa o una passeggiata, magari a mangiare il
            gelato con un nipotino. Sepolti insieme.
           
            Liberi? Come liberi?
           
            Nei cimiteri di Israele  ci sono  quasi mille
            tombe nuove,  quelle di quest'ultima guerra,  spesso 
            tombe di famiglie intere morte insieme nello stesso attentato, tombe
            sulle quali piangono i sopravissuti di oggi, i sopravissuti del
            terrorismo arabo.
           
            I ragazzi scout si sono sparpagliati  per il Paese con
            le loro candeline in tasca per andare ad accenderle dove non c'e'
            piu' nessuno che lo possa fare. Hanno pulito e detto il kaddish per
            chi non aveva piu' nessuno che lo recitasse.
           
            Liberi? Come liberi?
           
            Ancora oggi c'e' chi vuole la nostra scomparsa, ancora oggi
            c'e' chi proclama che "Israele non ha senso di esistere".
           
            Liberi? Come liberi? 
           
            Solo ieri, durante la Festa della Liberazione, in Italia,
            c'era chi urlava contro gli ebrei "nazisti, via di qua'" e
            sputava sulla bandiera della Brigata Ebraica che aveva combattuto a
            fianco degli alleati per liberare l'Italia dal nazifascismo.
           
            Come si puo' essere liberi quando c'e' ancora tanto odio
            contro la democrazia, la liberta' , gli ebrei?
           
            Eppure lo siamo. Noi siamo liberi, loro no. 
           
            Asciugate  le lacrime, ragazzi di Israele,  siamo
            liberi a casa nostra anche nel nome della cenere di sei milioni
            di nostri morti e dei 21792 dei nostri caduti.
           
            Siamo liberi perche' "loro", tutti i
            nostri morti, hanno  combattuto per la democrazia, per la
            pace, contro il terrore, come esseri umani, come israeliani e come
            ebrei.
           
            Chi vuole odiarci faccia pure, schiavo del suo male
           
            e del suo veleno.
           
            Siamo liberi perche' siamo nel nostro Paese, si ci sono
            ancora problemi ma siamo a casa e parliamo ebraico, ridiamo in
            ebraico, litighiamo in ebraico, e pensare che volevano cancellarci
            dalla faccia della terra!
           
            Siamo liberi perche' oggi possiamo festeggiare il
            cinquantaseiesimo compleanno di Israele.
           
            Siamo liberi perche', con tutto il mondo (o la maggior parte
            di esso)  contro sappiamo reagire e andare anche a divertirci e
            oggi i prati e le campagne di Israele sono pieni di ebrei che
            festeggiano il loro paese cantando, ballando e mangiando.  
           
            Siamo liberi perche' ascoltiamo le sirene che urlano per i
            nostri morti ammazzati  e le ascoltiamo in piedi nelle nostre
            citta', nelle nostre piazze, nelle nostre autostrade, nelle nostre
            scuole, nelle nostre universita'.
           
            Tutti insieme, un popolo intero e straziato in piedi,
            insieme, a ricordare.
           
            Siamo liberi perche' , pur  continuando a vivere
            pericolosamente, possiamo gridare" Viva Israele, Viva la
            liberta', Viva gli ebrei" .
           
            Buon Compleanno Israele!
           
            Deborah Fait
           
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