03/04/2004

Meno male, caro Pelanda che c’è Oriana Fallaci. La scrittrice con i suoi romanzi è l’unica a ricordarci che esiste un pericolo Islam e che è necessario contrastare con ogni mezzo l’avanzata musulmana in Europa. Dopo “La Rabbia e l’Orgoglio”, la coraggiosa giornalista che ha un curriculum professionale di tutto rispetto conquistato rischiando come pochi altri la vita sui campi da guerra, ha dato alle stampe un nuovo romanzo intitolato “La Forza della Ragione”. Non vedo l’ora di poterlo acquistare perché ritengo che personaggi come la Fallaci siano da conservare e valorizzare come specie protette.

In questa Europa, dove tutti si riempiono la bocca con parole come “tolleranza, multiculturalità” stiamo perdendo le nostre radici. Gli islamici si stanno espandendo sempre di più in tutti gli stati europei, si stanno impadronendo di interi quartieri, stanno disseminando il terrore in tutto il mondo occidentale. Ogni mese in Italia ma anche all’estero, con l’avvicinarsi del fatidico giorno undici cresce l’ansia e la preoccupazione di nuovi attentati terroristici. L’undici aprile è il giorno di Pasqua, io cattolico evito di andare in Vaticano perché temo una strage terroristica in Piazza San Pietro: l’undici di giugno, vigilia delle elezioni europee, farò di tutto per stare lontano dalle città evitando metropolitane o stazioni ferroviarie per paura che possa ripetersi ciò che è avvenuto a Madrid. E quando mi trovo vicino per strada un marocchino cerco di allontanarmi il più possibile perché ho sempre il sospetto che possa trattarsi di un potenziale terrorista.

Mentre tutti noi viviamo nell’incubo, la Comunità Internazionale grida allo scandalo perché il governo israeliano ha ucciso lo sceicco Yassin capo di Hamas. Un criminale con la C maiuscola, mandante di attentati e stragi, ispiratore dei kamikaze che si fanno esplodere in Medio Oriente provocando la morte di tanti innocenti. Sharon ha fatto bene ad abbatterlo così come è pienamente giusta e legittima la costruzione del muro che impedisce ai terroristi palestinesi di entrare in territorio israeliano e compiere nuovi attentati. E’ inutile che i no global, Rifondazione Comunista, quelli del Forum “Palestina Libera” gridino allo scandalo. Israele ha il sacrosanto diritto di difendersi senza se e senza ma ed Hamas, piaccia o no è un gruppo terroristico, non un comitato di liberazione. Il diritto alla sicurezza viene prima di ogni altra cosa e quindi ritengo che i cori di condanna contro Israele per l’uccisione di Yassin da parte dell’Europa siano ingiustificati e fuori luogo. Anzi, se si può rivolgere una critica a Sharon è proprio quella di aver agito troppo tardi. Se Yassin fosse stato eliminato prima, tanto sangue forse sarebbe stato risparmiato.

Il nuovo libro della Fallaci è senza dubbio utile a risvegliare l’orgoglio del mondo occidentale e cristiano contro l’invasione degli islamici. Da tempo sono convinto che la convivenza con i musulmani sia per noi praticamente impossibile: sono troppe le cose che ci differenziano. La storia ci ha purtroppo insegnato che dove i seguaci di Allah hanno prevalso sui cristiani, questi ultimi sono scomparsi. E’ ciò che vorrebbero personaggi come Adel Smith che certamente non resterebbero disgustati da un attentato islamico a Roma, come non lo sono rimasti per quello alle Torri Gemelle o alla metropolitana di Madrid. Per questo chi come me, rispetta i musulmani ma diffida profondamente di loro, non può che sentirsi sollevato nell’apprendere che nel mondo c’è Oriana Fallaci: una donna che ha il coraggio di scrivere che l’Islam è pericoloso, che la Comunità Internazionale e la Chiesa stanno sbagliando a sottovalutare il pericolo continuando a distinguere fra Islam integralista e moderato, a difendere Arafat e il popolo palestinese e che la tanto sbandierata multiculturalità, non è altro che un’arma nelle mani dei musulmani per integrarsi in Occidente e gettare le basi per islamizzare l’Europa e il mondo intero. Non vogliamo proprio morire seguaci di Allah.

 

 

 

                                                                                    Americo Mascarucci  

24/04/2004

Spero vivamente che Ariel Sharon non dia seguito alle sue minacce e non uccida Yasser Arafat. Non sono un estimatore del leader palestinese, anzi ritengo che gran parte della responsabilità del mancato raggiungimento della pace in Medio Oriente sia da attribuire proprio a lui. Questi infatti per lungo tempo ha saputo ingannare tutto il mondo presentandosi come l’eroe della pace, stringendo la mano ai capi d’Israele, Rabin in primo luogo, Barak in secondo senza però estirpare mai quel cancro maligno chiamato terrorismo e che porta il nome di Hamas. Non solo, Arafat ha le mani sporche di sangue come le aveva lo sceicco Yassin e il suo successore Rantisi, i due leader di Hamas uccisi dagli israeliani. Sporche del sangue di tanti innocenti, vittime della follia dei kamikaze. Arafat piaccia o no ai suoi tanti estimatori, molti dei quali presenti in Italia (vedi Andreotti, vedi Diliberto, vedi i leader della sinistra antagonista) non può restare in Medio Oriente, la sua presenza è e sarà sempre un ostacolo alla pace.

Esiliare il leader palestinese potrebbe essere una possibile soluzione che permetterebbe ai palestinesi di trovarsi un nuovo leader in grado di combattere il terrorismo, tagliare la testa e i piedi di Hamas, assicurare finalmente la tranquillità allo Stato d’Israele e poi sedersi al tavolo della trattativa chiedendo il giusto riconoscimento di uno stato palestinese. Un leader che non sia compromesso con il terrorismo come lo è Arafat che prima di diventare capo del suo popolo, di professione faceva proprio il terrorista.

Le uccisioni di Yassin e di Rantisi sono  atti di legittima difesa da parte d’Israele e nonostante le condanne dell’Onu e della Comunità Internazionale, non possono che trovare il plauso di quanti non accettano il terrorismo come arma di difesa e di lotta. Uccidere Arafat produrrebbe però effetti controproducenti.

Il leader palestinese infatti a differenza dei primi due è riuscito ad accreditarsi agli occhi del mondo come un vero e proprio capo di stato, degno del massimo rispetto, riscattandosi dal suo passato di terrorista. Persino il Santo Padre vanta amicizia e stima per lui, i sovrani della terra lo hanno ricevuto con tutti gli onori nei loro sontuosi palazzi. Il suo assassinio farebbe troppo rumore, sarebbe difficilmente digerito e accettato. Agli occhi dell’opinione pubblica diventerebbe inevitabilmente un martire, un eroe mondiale come è avvenuto per Che Guevara, la storia, scritta sempre con la penna rossa, lo trasformerebbe in un simbolo della libertà dei popoli, il suo faccione finirebbe sulle bandiere sventolate nelle piazze. Una prospettiva che francamente mi inquieta e che spero di non dover vedere.

In secondo luogo un eventuale uccisione di Arafat,  contribuirebbe ad alimentare l’odio nei confronti d’Israele e degli ebrei in generale perché in questo caso la condanna dell’Onu, dell’Europa e di tutto il mondo musulmano sarebbe senza appello e provocherebbe una nuova e più violenta ventata di antisemitismo. Una minaccia quella di Sharon che se realizzata metterebbe in serie difficoltà e in pericolo le comunità ebraiche di tutto il mondo. Arafat non ci piace ma in questo caso è meno pericoloso da vivo che da morto.

Infine poi spero di non dover vedere Cossutta, Diliberto e Sandro Curzi piangere dagli schermi televisivi sul corpo del leader palestinese ed avere l’ennesima ghiotta occasione per imprecare contro Bush. Che pur non avendo dato alcun avvallo si troverebbero comunque sul banco degli imputati.

                                                                        Americo Mascarucci