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 LE
  POINT INTERNATIONAL          
  Genève, n°5 
  16 apr.2003Edition italienne                                                        
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  DA
  MAASTRICHT A ........PAASTRICHT!                            
             di Livio Magnani Le conclusioni dei
  lavori della Convenzione, che il 20 giugno dovrebbero essere presentati a Roma
  da Giscard d’Estaing, potrebbero prevedere – lo ha confermato Fini al
  Rotary  Roma - che la Commissione
  ed il Consiglio dei ministri dell’UE allargata convergano verso un solo
  rappresentante per l’estero, una sorta di ministro degli esteri comune. Ma
  c’è il pericolo che, in assenza di accordi o consensi tra i 25, questo
  unico portavoce parli senza dire niente. Si aggiungerebbe al Trattato di 
  Maastricht un pasticcio che, per assonanza, sarà ridicolizzato in
  Paastricht!. Non si può avere una politica estera europea se non sono
  comuni ideologie ed interessi. Se l’Europa unita fosse un solo
  Stato, la comunità d’intenti sarebbe automatica. Ma in una federazione di
  Stati nazionali che metteranno in comune alcune quote di sovranità, si potrà
  solo sperare che gli interessi comuni si manifestino in occasione di sfide
  globali e che i paesi membri pià “europeisti” operino anticipatamente per
  creare le condizioni di interessi comuni. Accordi intereuropei come quelli sul
  mercato del lavoro e la previdenza che Berlusconi si propone di varare nel
  semestre di presidenza italiano sono un esempio di premesse per interessi
  comuni da opporre a terzi.   La costruzione
  dell’Europa necessita, comunque, non solo di nuove strutture giuridiche come
  la futura Convenzione, ma della presa di coscienza che – essendo tutti nella
  stessa barca – i nostri interessi debbono diventare comuni e, se non lo
  sono, adoperarsi in anticipo per renderli simili. Ad esempio, ci pare
  indispensabile riconoscere che, nel campo della difesa, della pace nei Balcani
  e nel Medio Oriente, dell’antiterrorismo e simili, l’accordo nel mondo
  occidentale (ossia tra Europa ed America) è diventato una priorità assoluta.
  Pericolosissime divisioni come nel caso dell’Iraq non debbono più essere
  possibili. Forse a ciò si potrà lavorare con un allargamento delle funzioni
  della NATO come in pratica si è verificato per il Kossovo. Di qui l’urgenza
  di una sua riforma, da far precedere a quella delle Nazioni Unite, oggi 
  costoso e paralizzante ferro vecchio.   
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