17/04/2003

LE POINT INTERNATIONAL           Genève, n°5  16 apr.2003

Edition italienne                                                         .                     www.pointintl.ch

 

                    DA MAASTRICHT A ........PAASTRICHT!

                                      di Livio Magnani

                                                  

Le conclusioni dei lavori della Convenzione, che il 20 giugno dovrebbero essere presentati a Roma da Giscard d’Estaing, potrebbero prevedere – lo ha confermato Fini al Rotary  Roma - che la Commissione ed il Consiglio dei ministri dell’UE allargata convergano verso un solo rappresentante per l’estero, una sorta di ministro degli esteri comune. Ma c’è il pericolo che, in assenza di accordi o consensi tra i 25, questo unico portavoce parli senza dire niente. Si aggiungerebbe al Trattato di  Maastricht un pasticcio che, per assonanza, sarà ridicolizzato in Paastricht!. Non si può avere una politica estera europea se non sono comuni ideologie ed interessi. Se l’Europa unita fosse un solo Stato, la comunità d’intenti sarebbe automatica. Ma in una federazione di Stati nazionali che metteranno in comune alcune quote di sovranità, si potrà solo sperare che gli interessi comuni si manifestino in occasione di sfide globali e che i paesi membri pià “europeisti” operino anticipatamente per creare le condizioni di interessi comuni. Accordi intereuropei come quelli sul mercato del lavoro e la previdenza che Berlusconi si propone di varare nel semestre di presidenza italiano sono un esempio di premesse per interessi comuni da opporre a terzi. 

La costruzione dell’Europa necessita, comunque, non solo di nuove strutture giuridiche come la futura Convenzione, ma della presa di coscienza che – essendo tutti nella stessa barca – i nostri interessi debbono diventare comuni e, se non lo sono, adoperarsi in anticipo per renderli simili. Ad esempio, ci pare indispensabile riconoscere che, nel campo della difesa, della pace nei Balcani e nel Medio Oriente, dell’antiterrorismo e simili, l’accordo nel mondo occidentale (ossia tra Europa ed America) è diventato una priorità assoluta. Pericolosissime divisioni come nel caso dell’Iraq non debbono più essere possibili. Forse a ciò si potrà lavorare con un allargamento delle funzioni della NATO come in pratica si è verificato per il Kossovo. Di qui l’urgenza di una sua riforma, da far precedere a quella delle Nazioni Unite, oggi  costoso e paralizzante ferro vecchio.

 

                                                        Livio Magnani.