13/04/2003

Caro Professor  Pelanda

 
                                     il suo editoriale del 11 Aprile su legittimità e giustezza , che ho molto apprezzato e condiviso, mi ha sollecitato una piccola polemica in opposizione al pensiero debole che per supportare il proprio  NO WAR  si è inventato lo slogan : " La dittatura è brutta , ma la guerra è peggio "      Brutta faccenda , quando si deve scegliere tra due mali : i mali sono mali . Comunque a me sembra di non poter essere d'accordo su quella scelta . Intanto cominciamo col dire che la dittatura , come la democrazia , riguarda tutto un popolo , e le sue atrocità durano tutto il tempo del suo tiranno , mentre quelle di una guerra riguardano prima di tutto gli eserciti che si fronteggiano , e poi a volte anche i civili , ma solo per la durata del conflitto , salvo che ad esso non segua una dittatura od una schiavitù del vincitore sul vinto . Poi si può osservare che le dittature , in linea di massima , si esprimono in nome di un'ideologia , lasciando tracce più o meno vistose di delitti contro l'umanità quali: l'organizzazione di processi sommari , di deportazioni , di campi di concentramento, di eccidi di massa , arresti e omicidi di oppositori , torture .  Delitti che , in funzione del clima di terrore necessario alla dittatura per reprimere e neutralizzare ogni reazione popolare , caratterizzano l'illegale uso della violenza di Stato , con l'utilizzo dell'esercito o della polizia segreta , contro propri cittadini inermi ed innocenti , spesso spogliati della propria identità e dignità , quindi contro i diritti fondamentali dell'uomo , prima che del cittadino , di fatto messo nell'impossibilità di difendersi . Delitti commessi da sicari , appositamente addestrati alla violenza contro persone di cui possiedono il pieno controllo , ciò che esalta la ferocia e la brutalità dell'uomo sulla persona e ne aumenta notevolmente la responsabilità. , secondo me .
 
Le guerre , invece , intanto sono precedute normalmente da un ultimatum o da una " dichiarazione "che , volendo trovare una corrispondenza parallela , è un po' simile a quella che nell'etica del duello cavalleresco era la sfida . Il nemico è avvisato e quindi messo nella condizione , sia pure a volte solo teorica , di attivare le sue difese ed anche sferrare per primo l'attacco . E' comunque , una sia pur formale condizione di rispetto per il nemico . I soldati di ogni schieramento hanno la speranza di sopravvivere se si opporranno al nemico , anche se preponderante , e se riusciranno a neutralizzarlo. Poi c'è da dire che la violenza che le parti si scambiano in battaglia non è esercitata nei confronti di civili inermi , bensì contro eserciti di militari armati in grado di opporre una resistenza , anche se poi spesso negli scontri finisce che ne vanno di mezzo anche i civili , per involontari effetti collaterali , come nel caso dei bombardamenti e cannoneggiamenti di città dove non è facile centrare e colpire soltanto gli obbiettivi militari dispersi nel mezzo delle abitazioni civili . A volte può essere difficile difendersi dall'accusa di aver mirato ai civili per ottenere vantaggi militari . Nella guerra poi ci sono leggi che impongono comportamenti umani e leali : per esempio non si possono uccidere i prigionieri che si sono arresi né tantomeno i civili e ci si deve prendere cura dei nemici feriti . Da una guerra si può uscire vinti ma orgogliosi , da una dittatura no .  Mi fermo qui . Non vorrei finire col fare l'apologia della guerra , rimango sempre dell'idea che non sia possibile scegliere tra due mali , però visto che qualcuno ha detto che la guerra è peggio a me sembra che sia una bestialità . Sbaglio ? 
 
La ringrazion per l'attenzione e la saluto cordialmente - Gianfranco C.
 
Pesaro