01/04/2003

Come molti italiani non ho potuto fare meno di imbattermi in questi giorni in cortei e manifestazioni a favore della pace, ma contrariamente alle mie aspettative, non ne sono uscito con il cuore più ricco di pacifici sentimenti. Se come disse Mc Luan:" il veicolo è il messaggio", ne comprendo le ragioni, evidentemente i "veicoli" utilizzati dai pacifisti non grondavano propriamente di amore e pace.

Tutto ruotava e si esauriva tra urla forsennate guarnite di irriferibile epiteti all'indirizzo del "boia" Bush (raffigurato per l'occasione a sparare all'impazzata con mitra e missili Cruise), e sventolii di bandiere rosse di "sinistra” memoria.  Più che evocare in me sentimenti di pace, le bandiere effigiate con falce e martello mi hanno ricordato gli ottanta milioni di morti provocati dalle dittature comuniste. Ma ciò che maggiormente mi ha sbalordito, è stato vedere alcuni “individui doubleface” indossare le magliette di Che Guevara e contemporaneamente ammantarsi nelle bandiere multicolore della pace.  Per onestà intellettuale, storica e politica, i “registi” del pacifismo avrebbero fatto meglio a ricordare ai propri militanti pacifisti che il Che non ha fatto rivoluzioni con bandierine, slogan e fiori, ma imbracciando armi ed ammazzando senza pietà i nemici della rivoluzione. Forse un po di coerenza non avrebbe guastato, se non altro in considerazione della magra figura a chi avesse chiesto ragione di tale ridicola contraddizione. Alla fine della "visita"pacifista, mi sono chiesto se è mai possibile strumentalizzare il valore pace per motivi “altri”e non dichiarati, ma palesemente intuibili. Se il veicolo è il messaggio, la risposta è data.

 

gianni.toffali@inwind.it    Dossobuono   Verona 

 

17/04/2003

I cattolici che negli ultimi mesi, sulla questione della guerra, hanno voluto attingere alle fonti del magistero della Chiesa per formarsi un'opinione, hanno incontrato notevoli difficoltà. E' innegabile che  tutte le gerarchie Vaticane, a partire dallo stesso Pontefice, hanno citato (ed ancora citano a ripetizione) esclusivamente l' Enciclica Pacem in Terris, ignorando qualsiasi riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica.            

Quest'ultimo però costituisce: la sintesi e il deposito bimillenario della fede cattolica; il referente ultimo alla sete di verità dell'uomo credente; una sorta di vademecum del cattolico osservante.

Pertanto, per un cattolico, "decidere” se attenersi alla Pacem in terris, che supera il concetto di pace come semplice assenza di guerra e la negazione tout court di ogni forma di violenza come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, o, aderire alle posizioni del Catechismo, che non nega aprioristicamente la legittimità della guerra giusta, non è scelta affatto facile.

Allineandosi però all'enfasi con cui viene ribadita e sottolineata in continuazione la migliore validità teologica della Pacem in terris rispetto al Catechismo della Chiesa Cattolica, sovviene che questo strumento sia stato superato. Però, gli organismi preposti al controllo della dottrina della fede abbiano il coraggio di dirlo chiaramente, altrimenti, chi ancora lo legge (e ci crede), corre il rischio di essere scambiato per guerrafondaio.

 

Gianni.Toffali@inwind.it   Dossobuono  Verona

 

L'euforia collettiva di queste ore della popolazione irakena, spazza via qualsiasi dubbio sulla bontà dell'intervento  americano e nello stesso tempo sancisce la sconfitta e la negazione del pensiero pacifista. Nella girandola di giubilanti immagini che ci arrivano dall'Irak, sintetizzate nella distruzione dei simboli del potere di Saddam e al tripudio riservato all'esercito americano, è racchiusa l'inascoltata, ma profetica lungimiranza della “dottrina” Bush.

Ancora una volta gli opportunismi di alcuni paesi europei e la ridicola sottomissione dell'Onu a un singolo dittatore, sono stati superati dall’unica superpotenza in grado di ristabilire un minimo di ordine internazionale.

Se le varie organizzazioni mondiali non sono state in grado di affrancare un popolo oppresso da trent'anni di regime, ben venga la Pax americana. Eppure, nonostante l'evidenza, i burattinai della regia pacifista hanno ancora la spudoratezza di affermare che non è stato trovato ciò che si cercava; non è forse poco avere abbattuto una dittatura e restituito la libertà ad una nazione? I pacifisti, in questi giorni sonoramente sconfitti sul piano ideologico dalla storia e dai fatti, dovrebbero, se intellettualmente onesti, incassare la sconfitta, gettare le patetiche bandiere multicolore e gioire assieme ai vincitori per il ripristino dell'agognata libertà. Ma l'ideologia è più forte della ragione e nuove marce sono all'orizzonte.

 

Gianni.Toffali@inwind.it   Verona