01/04/2003

Quello che maggiormente preoccupa negli avvenimenti di questi giorni
            è il distacco dalla realtà, da qualsiasi pensiero ragionevole da
            parte dei "pacifisti", usati più o meno inconsapevolmente da coloro
            che sono nemici dell'America, ma soprattutto nemici nostri,
            dell'Italia. Nemici della nostra civiltà, della nostra libertà, di
            tutto ciò che è "bello" nel pensiero dell'uomo occidentale e che
            sono soprattutto gli Italiani, il genio italiano, ad aver portato al
            massimo sviluppo. Due attori, dunque, nel movimento dei pacifisti:
            quelli che sognano la pace e quelli che odiano l'occidente
            euro-italiano. L'attuale buonismo trasformato in pacifismo richiama
            alla memoria l'ottimismo metafisico di Gottfried Leibnitz, o il
            progetto di pace universale di Immanuel Kant, i quali, come succede
            quasi sempre ai filosofi, non avevano il senso della storia, del
            continuo cambiamento della storia, che trasforma i costumi dei
            popoli e l'agire dei governanti: ma soprattutto non ritenevano che i
            governanti potessero essere traditori e nemici dei propri sudditi.
            Che cosa è la "pace" di cui tanto si parla se non un bene privo di
            connotati concreti, realistici: senza i bisogni, i desideri, i
            contrasti culturali, politici nei quali vivono, se vogliono vivere,
            gli uomini? E' evidente che, se si pensa di poter eliminare i
            conflitti fra i popoli, si debbono far sparire dal concetto di
            popolo gli individui, i quali vogliono essere se stessi, migliorare
            la propria carriera o il proprio status sociale, vogliono che vinca
            la propria squadra di calcio o la propria azienda, in uno sforzo, in
            una "tensione" psicologica che è vita. La "depressione" è, di fatto,
            la caduta di questa tensione, la non-vita. E, in questo caso, tutti
            sappiamo bene che l'altro sarà pronto a passarci avanti, o a
            disprezzarci, o, alla fine, ad eliminarci. La guerra è più violenta?
            Ci sarebbe molto da discutere sul concetto di violenza, e qui non è
            il caso. Ma non c'è dubbio che la virulenza dei movimenti pacifisti
            ha assunto in Italia un messaggio di odio che, non è soltanto odio
            verso l'America, ma anche e soprattutto odio contro quegli Italiani
            che hanno votato per Berlusconi e che, quindi, sono anticomunisti e
            anti orientalizzazione-islamizzazione, per non parlare dell'odio
            contro gli Ebrei che cova sotto le ceneri.
            In Italia si sommano tutti gli odi contro l'America a causa della
            presenza, attraverso la "sinistra", di un comunismo che ha soltanto
            cambiato nome dopo la caduta del Muro. Gli uomini, infatti, sono in
            buona parte gli stessi data la lunga durata della vita individuale
            in confronto alla celerità dei cambiamenti storico-politici. Coloro
            che avevano amato svisceratamente l'Unione Sovietica, tifano
            comunque per l'Est e per la posizione di veto all'America di quel
            medesimo capo del KGB che prima fronteggiava la guerra fredda.
            Coloro che avevano riposto la loro fiducia nel fascismo, sono
            anch'essi, sia pure più silenziosamente, contrari alla visione del
            mondo americana e, alla pari dei Tedeschi, non riescono a perdonare
            all'America la propria sconfitta nella guerra. A costoro si sommano
            i "cattolici", i quali, facendosi avallare dal Papa nell'inno alla
            pace, in realtà esprimono il loro disappunto per la minorità nei
            confronti di Berlusconi e l'evidente crollo del castello costruito
            in nome della pace universale con l'Unione europea. Questa, infatti,
            era basata, insieme all'esautoramento di qualsiasi potere dei popoli
            e delle nazioni, sulla propaganda assillante del vecchio ottimismo
            metafisico camuffato con un pizzico di sovranazionalità kantiana.
            Adesso cosa rimane di tale distacco dalla realtà? L'esibizione di
            una Europa "invertebrata", come la chiamerebbe Ortega y Gasset, che
            faciliterà la sua conquista da parte del mondo musulmano, mentre non
            si capisce come si possa credere, da parte della Chiesa, che gli
            Italiani, malgrado i buonismi dei loro governanti, si lasceranno
            indurre alla islamizzazione del cristianesimo. Pacifismo o no,
            questo non potrà avvenire senza lotta.

 
F. Barbieri