23/04/2001

 

caro Prof Carlo,

 un commento aggiuntivo al suo ultimo articolo su il Giornale :

 Visco l'ho conosciuto quando ci fu una conferenza sulle imposte alla
 Fondazione Einaudi di al tempo ero consigliere (NB quando ci fu pericolo
 di un rinvio a giudizio, mi dimisi, però pur avendo avuto la manifesta
 infondatezza della notizia di reato, non sono stato più ripreso nel
 consiglio della Einaudi ... un altro prezzo che ho pagato per le
 ingiustizie subite).
 Visco illustrò una tesi fiscale basata sulla suddivisione della
 tassazione in base ai redditi o le entrate di ognuno
 praticamente per ogni tipologia di entrata la curva della tassazione
 sempre ascendente ricominciava da capo, invece di sommare prima i
 redditi e poi tassarli progressivamente , la tesi sottostante era che in
 tal modo tanto "nero" sarebbe uscito fuori ...

 ci furono commenti ironici e qualcuno aggiunse, si parla bene e si
 razzola male, vedrai Gian Carlo che se per disgrazia questo qui va al
 governo quanti e quali casini combinerà... detto fatto l'Irap è un
 massacro ma è "giusto" politicamente: bisogna colpire quelli che non ti
 votano, mentre le grandi aziende (legate ai poteri forti) vanno protette
 dall'IRAP.... perchè appoggiano il governo da sempre.
 Naturalmente della sua teoria sulla tassazione Visco non ne ha più
 parlato...

 può caro prof Carlo spiegarmi  che cosa vuol dire in termini politici ed
 economici:
 "la coalizione non volle riformare il sistema interno per rendere
 sostenibili i nuovi vincoli e non dando a Prodi i poteri straordinari
 per compiere tale missione" ho il dubbio che l'anima catto- comunista
 del governo abbia voluto punire al solito le PMI, i piccoli
 imprenditori, i professionisti, il popolo dell'Iva

 invece che cosa si sarebbe dovuto fare?
 potrebbe servire per il prossimo governo, comunque sia che vincano gli
 uni o gli altri quanto a Bankitalia bisognerebbe chiedere il perchè del massacro della
 lira e delle riserve valutarie e di quanti sapendo... (dalla  sede
 finanziaria  di Londra ad esempio) si sono arricchiti giocando allo
 scoperto contro la lira e se non fosse tutto un gioco perverso per
 creare emergenza e clima da Annibale alle porte

 un bel capitolo sarebbe anche il modo con cui il governo Amato decise di
 rinnegare la garanzia dello Stato alle aziende Efim e in parte Iri, che
 fu l'inizio del disastro della lira

 ma come dice lei molto bene abbiamo bisogno di una cultura di governo
 dei piccoli parvenus che ci affliggono fino al 13 maggio, non
 invidiosa,  che crei ricchezza, che non remi contro, e che sopratutto
 non faccia pagare al Paese le bizze di una coalizione o i capricci di
 chicchessia
 un caro saluto GCC

ps un articolo per lei, inoltre venerdi il prof Marzano ad un convegno
della CdL, a domanda "off records" mi ha chiarito che quei 14.000
miliardi di cui all'articolo che le allego verranno subito impegnati, in
aggiunta a denari dello Stato e del privato project financing per il
Ponte sullo stretto


Caro prof. Carlo,

mi riferisco al Suo articolo di oggi sul Giornale per qualche notazione personale.

 

Ho conosciuto l’attuale ministro Visco, durante una conferenza della Fondazione Luigi Einaudi avente per tema la tassazione italiana.

Non ricordo se all’epoca ero già Consigliere della Fondazione.

 

Visco illustrò una sua tesi di fiscalità che mi piacque per l’originalità; proponeva una suddivisione della tassazione in base ai capitoli di reddito o di entrate di ogni cittadino contribuente.

La tesi era che per “ogni tipologia” di reddito (immobili, lavoro dipendente, pensione, lavoro autonomo e quant’altro), pur rispettando il dettato costituzionale della progressività, la curva ascendente del prelievo fiscale ricominciasse da capo.

Tanti redditi tante curve autonome e non la somma delle entrate e applicazione sul coacervo così formato le aliquote progressive fiscali.

La tesi sostenuta aveva una ipotesi suggestiva: in tal modo tanto “nero” e tante elusioni non avrebbero più ragione di esistere e la base imponibile generale ne avrebbe guadagnato facendo emergere l’intera vera ricchezza nazionale, non essendoci più un interesse esplicito ad evadere, per non pagare sul cumulo imponibile batoste disastrose.

Ci furono commenti ironici e qualcuno – mi sembra di ricordare chi, ma non lo dico- disse: bellissime tesi ma se il prof Visco diventerà mai ministro delle Finanze, mai farà quello che oggi ci racconta e ne vedremo di tutti i colori.

Naturalmente la tesi originale del prof Visco, non ha avuto più seguito, invece, diventato ministro, ci ha ammanito l’Irap.

L’Irap penso sia uno di quei risultati negativi che il mio interlocutore paventava, una tassa che, non punisce le grandi aziende (le quali, come i poteri forti appoggiano il governo, quale che ne sia il colore) ma colpisce i soliti ceti medi, le PMI, i professionisti e coloro (il popolo dell’ Iva), che  intendono avere un proprio lavoro autonomo.

Trattandosi di tassazione creata da governi di sinistra è difficile non scorgere un intento punitivo di coloro (popolo dell’Iva) tendenzialmente votano centro o centro destra).

A pensare male, si fa peccato … ma spesso ci si indovina.

Quanto alla Sua affermazione: “la coalizione non volle riformare il sistema interno per rendere sostenibili i nuovi vincoli euromonetari non dando a Prodi i poteri straordinari necessari per svolgere tale missione, la prego Prof Carlo di esplicitare queste Sue rimostranze, spiegando (farà comodo anche al prossimo Governo quale che sia) come diminuire il salasso che il rialzo delle tasse per entrare nell’euro ha creato a tutti noi.

E dato che ci siamo, Le chiedo quanto secondo una Sua valutazione, sia costato al Paese, l’aver voluto rinnegare, da parte del precedente governo Amato la garanzia alle società pubbliche quali quelle del’Efim o dell’Iri, inizio di una disastrosa svalutazione della moneta e salasso delle riserve nazionali.

A pensare male… forse si trattava del solito sistema nazionale di mettere il Paese in stato di emergenza per creare nuovi equilibri politici, cosa puntualmente verificatasi.

Sarebbe anche interessante conoscere, che cosa sia successo nelle piazze finanziarie, Londra ad esempio, con le varie speculazioni allo scoperto sulla lira, che, indebolendola sempre di più, resero necessaria una svalutazione pesantissima e “quanto” questa speculazione selvaggia abbia poi “costretto” i Governi a provvedimenti da salasso generalizzato (oltre ad arricchire illecitamente gli autori della speculazione al ribasso).

 

Lei dice nel Suo articolo molto chiaramente che non abbiamo più bisogno come Paese di una cultura statica dell’esistente, di una cultura “invidiosa” aggiungo, ma di una cultura che crei ricchezza e non remi contro.

Non abbiamo neanche bisogno di un prossimo Governo bizzoso e che faccia pagare, non dando pieno potere ai responsabili, le sue bizze al Paese, come il sistema catto- comunista ha fatto finora, e da tempo, in modo da soddisfare le burocrazie statali.

 

In una pubblica riunione, di qualche giorno fa a Roma, il Prof Marzano ha parlato del Mezzogiorno come una risorsa e non come un costo: essendo io un petulante (a trattarmi bene da solo), gli ho chiesto “off records” che  cosa si poteva fare per non perdere i 14.000 miliardi di lire dei Fondi Strutturali non impegnati ad oggi e che, se non usati di volata, finiranno ai nostri concorrenti europei e se non era il caso di usarli per il Ponte sullo Stretto.

Il Prof Marzano mi ha confermato che nel piano della CdL per il Ponte non ci sono solo i 14.000 miliardi da non perdere, ma ci sono stanziamenti del Governo in abbinata con il project financing, cioè l’intervento dei privati.

Sono troppo noioso, se Le chiedo un Suo giudizio anche di larga massima?

Grazie, e se può, mi conservi l’amicizia

Suo Gian Carlo Colombo