caro Prof Carlo, un commento aggiuntivo al suo ultimo articolo su il Giornale
: Caro
prof. Carlo, mi
riferisco al Suo articolo di oggi sul Giornale per qualche notazione
personale. Ho
conosciuto l’attuale ministro Visco, durante una conferenza della
Fondazione Luigi Einaudi avente per tema la tassazione italiana. Non
ricordo se all’epoca ero già Consigliere della Fondazione. Visco
illustrò una sua tesi di fiscalità che mi piacque per l’originalità;
proponeva una suddivisione della tassazione in base ai capitoli di
reddito o di entrate di ogni cittadino contribuente. La
tesi era che per “ogni tipologia” di reddito (immobili, lavoro
dipendente, pensione, lavoro autonomo e quant’altro), pur
rispettando il dettato costituzionale della progressività, la curva
ascendente del prelievo fiscale ricominciasse da capo. Tanti
redditi tante curve autonome e non la somma delle entrate e
applicazione sul coacervo così formato le aliquote progressive
fiscali. La
tesi sostenuta aveva una ipotesi suggestiva: in tal modo tanto
“nero” e tante elusioni non avrebbero più ragione di esistere e
la base imponibile generale ne avrebbe guadagnato facendo emergere
l’intera vera ricchezza nazionale, non essendoci più un interesse
esplicito ad evadere, per non pagare sul cumulo imponibile batoste
disastrose. Ci
furono commenti ironici e qualcuno – mi sembra di ricordare chi, ma
non lo dico- disse: bellissime tesi ma se il prof Visco diventerà mai
ministro delle Finanze, mai farà quello che oggi ci racconta e ne
vedremo di tutti i colori. Naturalmente
la tesi originale del prof Visco, non ha avuto più seguito, invece,
diventato ministro, ci ha ammanito l’Irap. L’Irap penso sia uno di quei risultati negativi che il mio interlocutore paventava, una tassa che, non punisce le grandi aziende (le quali, come i poteri forti appoggiano il governo, quale che ne sia il colore) ma colpisce i soliti ceti medi, le PMI, i professionisti e coloro (il popolo dell’ Iva), che intendono avere un proprio lavoro autonomo. Trattandosi
di tassazione creata da governi di sinistra è difficile non scorgere
un intento punitivo di coloro (popolo dell’Iva) tendenzialmente
votano centro o centro destra). A
pensare male, si fa peccato … ma spesso ci si indovina. Quanto
alla Sua affermazione: “la coalizione non volle riformare il sistema
interno per rendere sostenibili i nuovi vincoli euromonetari non dando
a Prodi i poteri straordinari necessari per svolgere tale missione, la
prego Prof Carlo di esplicitare queste Sue rimostranze, spiegando (farà
comodo anche al prossimo Governo quale che sia) come diminuire il
salasso che il rialzo delle tasse per entrare nell’euro ha creato a
tutti noi. E
dato che ci siamo, Le chiedo quanto secondo una Sua valutazione, sia
costato al Paese, l’aver voluto rinnegare, da parte del precedente
governo Amato la garanzia alle società pubbliche quali quelle del’Efim
o dell’Iri, inizio di una disastrosa svalutazione della moneta e
salasso delle riserve nazionali. A
pensare male… forse si trattava del solito sistema nazionale di
mettere il Paese in stato di emergenza per creare nuovi equilibri
politici, cosa puntualmente verificatasi. Sarebbe anche interessante conoscere, che cosa sia successo nelle piazze finanziarie, Londra ad esempio, con le varie speculazioni allo scoperto sulla lira, che, indebolendola sempre di più, resero necessaria una svalutazione pesantissima e “quanto” questa speculazione selvaggia abbia poi “costretto” i Governi a provvedimenti da salasso generalizzato (oltre ad arricchire illecitamente gli autori della speculazione al ribasso). Lei
dice nel Suo articolo molto chiaramente che non abbiamo più bisogno
come Paese di una cultura statica dell’esistente, di una cultura
“invidiosa” aggiungo, ma di una cultura che crei ricchezza e non
remi contro. Non
abbiamo neanche bisogno di un prossimo Governo bizzoso e che faccia
pagare, non dando pieno potere ai responsabili, le sue bizze al Paese,
come il sistema catto- comunista ha fatto finora, e da tempo, in modo
da soddisfare le burocrazie statali. In
una pubblica riunione, di qualche giorno fa a Roma, il Prof Marzano ha
parlato del Mezzogiorno come una risorsa e non come un costo: essendo
io un petulante (a trattarmi bene da solo), gli ho chiesto “off
records” che cosa si
poteva fare per non perdere i 14.000 miliardi di lire dei Fondi
Strutturali non impegnati ad oggi e che, se non usati di volata,
finiranno ai nostri concorrenti europei e se non era il caso di usarli
per il Ponte sullo Stretto. Il
Prof Marzano mi ha confermato che nel piano della CdL per il Ponte non
ci sono solo i 14.000 miliardi da non perdere, ma ci sono stanziamenti
del Governo in abbinata con il project financing, cioè l’intervento
dei privati. Sono
troppo noioso, se Le chiedo un Suo giudizio anche di larga massima? Grazie,
e se può, mi conservi l’amicizia Suo
Gian Carlo Colombo
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