28/04/2001

 Visco ha introdotto una tassa, l'Irap, che premia le grandi aziende e
 punisce i piccoli imprenditori? Nulla di sorprendente, né dal punto di
 vista dell'ideologia né da quello della tempistica. L'ex ministro delle
 Finanze esce da quell'ambiente culturale che si è sempre nutrito di
 odio nei confronti dei piccoli, perché impossibili da controllare:
 troppo forte il desiderio di libertà e di fare da soli, di contare solo
 sulle proprie forze, che caratterizza questa categoria. L'artigiano, il
 piccolo imprenditore friulano o brianzolo delle leggende (che poi,
 tanto leggende sono sono) è ben lontano da quel mondo di assistiti e di
 cointeressati al pubblico (ed ai suoi soldi) che le forze politiche e
 culturali di ispirazione centralista amano così tanto. Logico che, una
 volta al potere, Visco e soci facessero di tutto per punire i nemici e
 premiare gli amici. Temporalmente parlando, poi l'aver favorito il
 processo di concentrazione dell'economia italiana rispondeva anche
 all'esigenza dei grandi gruppi europei (francesi, tedeschi, inglesi, ed
 anche svizzeri) di avere la via libera per entrare in Italia, paese di
 primo piano in quanto a mercato interno, capacità produttiva ed
 innovativa, e mettere le mani sull ensotre migliori aziende. Gli
 serviva, però, che la concentrazione fosse già avviata, in modo da
 trovare le nostre aziende sfiancate dalle manovre di adattamento alle
 nuove dimensioni e dalle grandi quantità di risorse finanziarie ed
 umane investite nell'acquisizione delle imprse più piccole. In questo
 modo, gli stranieri si sono portati a casa risorse e tecnologie, nonché
 soldi, senza grande dispendio di energie.
 Si dirà: ma questa è la globalizzazione, non possiamo esimerci da un
 processo che riguarda tutto il mondo! Come in tutte le cose, non è il
 partecipare ad un processo che conta, ma come ci si partecipa, e noi ci
 stiamo partecipando nel modo sbagliato, non da commensali, ma da piatto
 di portata.

 Franco Cavalleri