Visco ha introdotto una tassa, l'Irap, che premia le grandi
aziende e
punisce i piccoli imprenditori? Nulla di sorprendente, né dal
punto di
vista dell'ideologia né da quello della tempistica. L'ex
ministro delle
Finanze esce da quell'ambiente culturale che si è sempre
nutrito di
odio nei confronti dei piccoli, perché impossibili da
controllare:
troppo forte il desiderio di libertà e di fare da soli, di
contare solo
sulle proprie forze, che caratterizza questa categoria.
L'artigiano, il
piccolo imprenditore friulano o brianzolo delle leggende (che
poi,
tanto leggende sono sono) è ben lontano da quel mondo di
assistiti e di
cointeressati al pubblico (ed ai suoi soldi) che le forze
politiche e
culturali di ispirazione centralista amano così tanto. Logico
che, una
volta al potere, Visco e soci facessero di tutto per punire i
nemici e
premiare gli amici. Temporalmente parlando, poi l'aver favorito
il
processo di concentrazione dell'economia italiana rispondeva
anche
all'esigenza dei grandi gruppi europei (francesi, tedeschi,
inglesi, ed
anche svizzeri) di avere la via libera per entrare in Italia,
paese di
primo piano in quanto a mercato interno, capacità produttiva ed
innovativa, e mettere le mani sull ensotre migliori aziende. Gli
serviva, però, che la concentrazione fosse già avviata, in
modo da
trovare le nostre aziende sfiancate dalle manovre di adattamento
alle
nuove dimensioni e dalle grandi quantità di risorse finanziarie
ed
umane investite nell'acquisizione delle imprse più piccole. In
questo
modo, gli stranieri si sono portati a casa risorse e tecnologie,
nonché
soldi, senza grande dispendio di energie.
Si dirà: ma questa è la globalizzazione, non possiamo esimerci
da un
processo che riguarda tutto il mondo! Come in tutte le cose, non
è il
partecipare ad un processo che conta, ma come ci si partecipa, e
noi ci
stiamo partecipando nel modo sbagliato, non da commensali, ma da
piatto
di portata.
Franco Cavalleri
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