25/04/2001

L'IRAP è una imposta palesemente incostituzionale, e di cui le imprese dovrebbero richiedere la restituzione.

L'IRAP, diversamente dall'IRPEG, ha una base imponibile che è data (a grandi linee) dalla differenza tra il valore della produzione ed il costo della produzione AL NETTO DEL COSTO DEL LAVORO: questa circostanza può mandare in perdita un'impresa che ha realizzato utili ed inoltre viola l'art. 53 della Costituzione che recita: "Tutti (persone fisiche e giuridiche) sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva; Il sistema tributario è informato a criteri di progressività"
L'IRAP lede entrambi questi principi, infatti la capacità contributiva, per le imprese, è data dall'utile che l'impresa ha prodotto nel corso dell'esercizio (ricavi meno costi). Nel caso in esame, l'IRAP mandando in perdita una azienda che ha realizzato utili non rispetta il principio della "capacità contributiva" in quanto quella capacità viene integralmente assorbita dall'imposta (che agisce pertanto non "in ragione" della capacità contributiva, ma su tutta la medesima capacità, divorandola ed anzi richiedendo un ulteriore sforzo economico all'azienda); inoltre non è informata a criteri di progressività, incidendo maggiormente laddove il costo del lavoro è proporzionalmente più elevato. In tal senso è anche un deterrente alle nuove assunzioni ed un incentivo al lavoro nero.
Un rapido esempio chiarirà questi concetti:
Valore della produzione         300
costi della produzione           290 (di cui costo del lavoro   = 180)
imponibile IRPEG                  10           (300-290) = Utile dell'esercizio 
imponibile IRAP                    190           (300-290+180)
IRPEG                                 3,6            (10 * 36%)
IRAP                                    8.1           (190 * 4,25%)
tot imposte                          11,7
OSSIA LE IMPOSTE PER EFFETTO DEL MECCANISMO PERVERSO DELL'IMPONIBILE IRAP ASSORBONO IL 117% DELL'UTILE (CAPACITA' CONTRIBUTIVA) PRODOTTO DALL'AZIENDA.
E' COME DIRE CHE L'ALIQUOTA FISCALE E' DEL 117% (!)
INOLTRE SE IL COSTO DEL LAVORO FOSSE STATO DI 90 ANZICHE' 180 IL TOTALE DELLE IMPOSTE SAREBBE STATO DI  7.8, anzichè 11.7  e così via.
In tal modo si PREMIANO LE GRANDI IMPRESE DOVE IL COSTO DEL PERSONALE E' PROPORZIONALMENTE PIU' BASSO (incidendo maggiormente i costi dei grossi impianti produttivi)  A DANNO DELLE PICCOLE IMPRESE, SOPRATTUTTO DI SERVIZI DOVE QUESTA INCIDENZA E' MAGGIORE. (e guarda caso dove spesso non ci sono rappresentanze sindacali influenti...).
Questa imposta oltre ad essere anticostituzionale danneggia l'economia italiana che sappiamo essere sorretta dalle piccole imprese artigiane e di servizi e dalle capacità individuali del capitale umano, piuttosto che dalla industria pesante.  
Una vera imposta rapina.
Andrea Canevari
Roma