19/04/2001

Caro Dr. Pelanda,

in questo spazio di libera espressione che Lei ci mette a disposizione, vorrei apportare il mio (modesto) contributo di pensiero, in relazione allo stato sociale, alla mancanza di una (certa) "sinistra" in Italia, alla necessità di un buon federalismo.
La mia estrazione è liberale,  formato alla facoltà di Economia e Commercio de "La Sapienza", sono commercialista in Roma, la mia fidanzata è svedese. Quest'ultima circostanza mi ha portato spesso a riflettere (ed a confrontarmi con lei) sulle differenze tra il loro ed il nostro stato sociale. Discussioni e riflessioni che mi hanno portato a certe conclusioni.
Quello che manca in Italia è veramente una "sinistra" moderna e liberale che si differenzi dalla "destra" per i riflessi di politica economica: sarebe stupendo vivere in paese dove non si nasce di destra o di sinistra ma si scelga l'una o l'altra in funzione della congiuntura economica e di una strategia "anticiclica" ossia: "accumulare l'estate per consumare d'inverno".
L'Italia è rimasta indietro perché mentre noi ancora discutiamo di fascisti e comunisti, di cattolici e radicali, gli altri lasciano la religione, l'ideologia, l'etica e la morale, alla sfera PRIVATA, e la politica economica in senso stretto alla sfera pubblica.
Lo stato sociale funziona in certe condizioni ed a certi patti. In Svezia ad esempio sono 9 milioni di cittadini uniti da un forte spirito di "razza" ma dove non esite il "razzismo", tant'è che convivono benissimo con minoranze nutrite di curdi, iracheni e mediorientali in genere; lo stesso in Norvegia ed in Danimarca. Se non ci fosse lo stato sociale, ad esempio il vino, o gli alcolici in genere, non arriverebbero al nord di quel paese perché il mercato non avrebbe convenienza a portarlo. E così per centinaia di altri esempi.
Quello che da loro funziona (perché demograficamente possibile) è dovuto all'esistenza di un comune sentimento di appartenenza ad una "sovrastruttura" pubblica nella quale ognuno si riconosce. E ci si fida l'uno dell'altro. Da questo deriva tutto il resto: la buona educazione, il rispettare la fila, il non sporcare le strade, etc. etc.
Potrebbe funzionare da noi? Forse è la mia risposta, purché all'interno di sovrastrutture regionali dove può crearsi quel collante del comune identificarsi parte di una identità territoriale.
Da noi l'unico pseudo-collante è la nazionale di calcio, ma riusciamo a dividerci anche su Sacchi e/o Trapattoni. Mussolini ci ha provato; e se ha fallito lui con metodi autoritari (..."governare in Italia non è difficile, è inutile..") non sarà il caso di pensare che in Italia quello che non funziona è proprio cercare di miscelare acqua e olio? Di quì l'importanza strategica di un buon federalismo. 
Lo stato sociale non funziona perché trainato verso il fallimento dai "furbi": il meccanismo è quello delle assicurazioni: più furbi ci sono più alti sono i premi. E in Italia (paese di furbi) i premi sono rappresentati dall'alilquota fiscale, in costante aumento per mantenere i furbi. 
Se l'amministrazione delle politiche assistenziali fosse "locale", gli amministratori locali adotterebbero le politiche di gestione della "res publica" più adatte alle caratteristiche del territorio, ed i "furbi" sarebbero individuati più facilmente . 
Stravincerà Berlusconi e speriamo mantenga fede alle promesse, nel frattempo speriamo che la sinistra superi i complessi (e i complessati) "sindacalcomunisti", e si riformi in ottica moderna (D'Alema l'ha capito
ed aspetta...) e tra cinque anni forse potremo scegliere tra "A" e "B" e non tra fascisti e comunisti o tra cattolici ed omosessuali.
E soprattutto speriamo che certe questioni non riguardino i programmi di governo ma la libera coscienza dei singoli: aborto, eutanasia, droga, etc. non possono essere bandiere dell'una e dell'altra parte, sulle questioni di coscienza si devono creare (ampie) maggioranze trasversali in Parlamento.
E speriamo un domani di utilizzare le parole Destra e Sinistra per indicare la strada ai turisti che ci ringrazieranno con stima e rispetto per essere ospiti di un paese stupendo.
 
Andrea Canevari
Roma