05/07/2004

Egregio Pelanda,

l'odierno suo articolo su "il Giornale"" non fa una grinza.
Le allego un mio scritto che speravo Feltri pubblicasse, ma evidentemente non ha ritenuto di poterlo fare.
Per meglio conoscere la realtà italiana col suo "scontro di civiltà" Le invio anche un'altro scritto intitolato "Le due culture di potere".
Li legga: vi sono contenute osservazioni e dati che potranno esserLe utili.
Cordiali saluti
Aldo  Reggiani

 

   Egregio  Feltri,

se l’articolo di Morra “Chi vuole la testa del Cavaliere” sintetizza la volontà degli “zombies” del passato di ritornare ad un nefasto feudalesimo da Prima Repubblica, l’articolo di Veneziani, che esorta Berlusconi a fare meno il re, tenta di giustificare le manovre di palazzo propedeutiche a che la Bisanzio  paventata da Morra  ritorni al potere.

Le vere ragioni dell’incanaglirsi di An ed Udc stanno, però, nel fatto che Berlusconi non solo non è stato digerito a sinistra ma che, soprattutto, è rimasto indigesto al centro ed alla destra.

Se infatti (come sicuramente succederà) malgrado il digrignamento di denti degli alleati di Fi, Berlusconi riuscirà a portare a termine il programma e, cosa altrettanto importante, riuscirà a far percepire agli italiani che, se veramente si vuole, le cose, anche in questo disgraziato (in senso politico) paese, si riesce a farle, per  Fini e Follini (oltre che per l’attuale sinistra) sarebbe la fine. Nessuno tace che le famose politiche sociali, soprattutto per il sud, non sono sociali per niente bensì  frutto di quell’assistenzialismo che lungi dal premiare le persone oneste ed in gamba ha creato un bacino di finti disoccupati, finti indigenti, finte “vittime del sistema”  che invece lavorano in nero ma che vanno ad ingrossare le allarmistiche statistiche diffuse dai mezzi di comunicazione.

Quando Berlusconi, uomo pratico e che conosce la realtà delle cose, disse che i lavoratori di Termini Imerese, nel caso  fossero stati licenziati dalla Fiat, avrebbero svolto uno o due lavori invece che due o tre,  fotografava una realtà diffusissima nel nostro stivale: si prese degli insulti solo perché diceva che il re è nudo.

Il pericolo a cui Fini e Follini espongono la nazione è ben più grave del semplice ritorno ad un governare in modo confuso ed inadeguato un paese che si trova oggi a competere con paesi europei che da tempo si sono dati strutture  “fisiche” (ferrovie, autostrade, porti ed aeroporti) di trent’anni avanti a quelle italiane e strutture amministrative agili ed al servizio dei cittadini ( in cui la produttività nell’impiego pubblico è quasi all’altezza di quella del privato)  anni luce avanti la burocrazia italiana, soprattutto nel sud,  ma  si  estende anche alla sicura sconfitta nella sfida della mondializzazione. Sono sicuri, i Signori difesi da Veneziani, che una volta riportato indietro il paese di  vent’anni  la Lega, ad esempio, stia a guardare? L’errore dei politici della Prima Repubblica fu quello di non capire che la grassa vacca del nord non era più disposta a farsi mungere fino allo stremo per perpetuare un modo di governare che non aiutava il resto del paese ad evolversi ( nel suo tour elettorale in Sicilia, Calderoli incitava i siciliani a darsi da fare dato che dispongono di spiagge al cui confronto il mare di Rimini è un “bidet”): oggi, che bene o male si è messo in moto un meccanismo che dovrà portare il nostro paese a cambiare mentalità politica ed amministrativa nel segno di una più sana efficienza, tornare indietro porterebbe ad una spaccatura molto più forte  che quella prospettata  dalla Lega quando chiedeva, e con ragione, la secessione per salvare almeno un pezzo d’Italia dal completo disastro a cui l’inadeguatezza della classe politica tradizionale stava portando tutto il paese.

Ecco perché, a chi non ha le fette di prosciutto ( o di soppressata) sugli occhi, tutto questo “misirizzi” di partiti e partitini appare molto pericoloso: se si dovesse dar retta alle loro narcisistiche istanze l’Italia andrebbe sicuramente non verso un semplice impoverimento mitigato dall’assistenzialismo, come alcuni pur autorevoli commentatori politici  hanno profetato, ma verso un vero e proprio disastro. I Fini, i Follini ed i De Michelis è meglio che si accorgano per tempo che il dado è tratto e che non si può più tornare indietro: in Italia le ghigliottine, per fortuna o per disgrazia, non sono mai entrate in funzione, vediamo che ciò non succeda nel prossimo futuro.

                                                                                                           Aldo  Reggiani

Roma, 2 luglio 2004