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          Egregio Dottor Pelanda,
         
          ho appena finito di leggere il suo pezzo
          sul Giornale di oggi e sono commossa fino alle lacrime. Forse sarà
          l'età? No non lo è anche se non sono più giovanissima. Le voglio
          dire grazie, un grazie dal profondo del cuore per come ha saputo
          esporre la trasferta dei bambni palestinesi in Italia.
         
          Non sono né Israeliana né ebrea, né
          palestinese né musulmana. Sono un'italiana cattolica (perché
          battezzata) innamorata di Israele o Palestina o chiamiamola come ci
          pare. Innamorata degli angoli di quel Paese, degli odori, dei sapori,
          della musica, della gente, dell'arte, della religione, di tutto. A
          volte sono critica come può esserlo una innamorata dell'amato bene.
          Ho amici ad Haifa, a Tel Aviv, a Gerusalemme. Tutti ebrei Israeliani.
          Tanti medici che hanno studiato con me in Italia. Io non ho terminato
          i miei studi ma ho redatto con affetto enorme le loro tesi di laurea e
          di specialità, ho ninnato i loro figli, ho pianto e riso con loro.
          Sono come la mia famiglia e vivo nel terrore che possa loro accadere
          qualcosa. Sto male a vedere i corpi dilaniati dei Palestinesi e mi
          arrabbio con Sharon come se fosse davanti a me. Non voglio essere di
          parte. Lo evito come si evita la peste. Odio invece il razzismo e la
          stupidità umana che riduce due popoli tanto simili a combattersi
          invece di vivere in pace ed aiutarsi. Aborro chi da fuori - senza
          essere mai stato in quella magnifica Terra - miete giudizi sciocchi.
         
          Se venisse distrutta Gerusalemme, per me
          che ho sognato di passare a miglior vita in quel posto, sarebbe come
          perdere un pezzo di me stessa. Ho cominciato a credere in Dio per
          merito del mio secondo viaggio in.........(metta Lei il nome del
          Paese) e perché Gerusalemme mi ha unito al cielo.
         
          Era l'inizio di Gennaio del 1985. Ero
          stata, l'estate precedente, a trovare i miei amici e compagni
          d'università. ero stata loro ospite, avevo conosciuto i loro
          genitori, le loro fidanzate, le loro mogli, i loro nonni. Fra loro
          laici e religiosi. Fra loro osservanti e non. A dicembre ci tornai e
          passai la notte di capodanno con uno di loro, medico, in un locale
          arabo a Beer Sheva. Brindammo con nulla ma eravamo tre religioni
          assieme ed è quello che conta. Eravamo uguali!
         
          Il giorno dopo andammo a Eilat (non ero
          mai stata là). Al ritorno da Eilat, lo ricordo come fosse ieri,
          percorremmo la strada che da Masada porta a Gerusalemme...passando da
          Ein Gedi. La strada era grigio ardesia e tirava al violetto. Ai lati
          non si notava il verde dell'erba perché a causa del colore del cielo
          anche lo sterrato erboso sembrava grigio violetto. Già, il
          cielo.....color giallo di Napoli (quel bianco acceso che i pittori
          usano per dare lucentezza ai volti e alle cose). Il cielo sembrava
          acceso come il filo incandescente di una lampadina. Giunti alla sommità,
          erano quasi le 16.30, vidi Gerusalemme sospesa nel vuoto....sì
          sembrava un effetto Fata Morgana...un miraggio. Toccata dal sole
          Gerusalemme pareva dorata. Arrivammo al Monte degli Ulivi e il sole
          sembrava una grossa arancia che scompariva dietro il King David.
          Gerusalemme era davanti a noi e la cupola della Moschea di Omar
          sembrava lustrata a specchio. Era già l'ora di quello che noi
          cristiani chiamiamo Vespro. Dai Minareti i Muezzin cominciavano
          chiamare per la preghiera, da una chiesa vicina le campane suonavano
          il vespro appunto e da non so dove, forse una Yeshivà rabbinica, mi
          giunse l'eco delle preghiere ebraiche della sera. Il sole tramontava e
          i lampioni della "mia" Gerusalemme si accendevano e in quel
          momento io mi ricongiunsi a qualcosa che non conoscevo e decisi che
          dovevo capire. Potevano uccidermi allora e non me ne sarei accorta.
          Ero in pace con il mondo e con me stessa. Sta pensando che ero
          innamorata? No in questo mio ricordo l'amore per qualcuno non c'entra
          nulla.....fu un colpo di fulmine .....per quella città! Da allora
          cominciai a studiare, da sola, l'ebraico (ora sto perdendo quanto ho
          studiato ma un pochino leggo e comprendo), andai da un rabbino
          (ortodosso perché sono più poeti) a lezione, lessi e studiai. E
          ancora oggi leggo, studio, rifletto. Lei non immagina quanti grazie
          devo dire a questo mio improvviso "pallino" che (e ne sono
          felice) continua.
         
          Tutti devono godere dell'intensità
          emotiva che Gerusalemme regala. Tutti. Non è giusto che sia dell'una
          o dell'altra parte.....non deve essere di nessuno e deve essere di
          tutti.
         
          So che lei capisce...!
         
          Grazie per quello che ha scritto. Grazie!
         
          Con stima
         
          Rita
         
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