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I N T R O D U Z I O N E

 

 

 

Il tentativo di dare corpo teorico e metodologico al concetto di vulnerabilità, tradizionalmente ignorato o trattato come dimensione minore - sia in senso nominale che sostanziale - nelle scienze sociali, si basa su una valutazione di parziale inadeguatezza al riguardo della strumentazione generale correntemente adottata per la ricerca sui processi critici ad impatto catastrofico, loro effetti e precursori sistemici.  A fronte di notevoli sviluppi teorico-metodologici relativi ai modelli di rappresentazione della complessità sociale, biologica ed ambientale intervenuti di recente in un vasto arco di settori disciplinari, quali la teoria dell'organizzazione, l'ecologia, le matematiche della discontinuità, la sistemica delle strutture metastabili, ecc., non è rilevabile un analogo sviluppo negli schemi d'analisi con cui viene affrontata la ricerca sui processi di generazione del danno sistemico, anche ai fini delle strategie di prevenzione e riabilitazione.  In tale settore. infatti, è particolarmente evidente la mancanza di modelli generali, dipendenti da teorie sintetiche, che tentino di rendere esplicita la connessione tra tipo di ordine sistemico e dinamiche degenerative. Così, in sede di ricerca finalizzata, la problematico della prevenzione ed analisi dei possibili fattori di danno sociale viene affrontata senza una teoria generale del campo. Quest'ultima è per lo più sostituita da procedure e schemi direttamente o indirettamente basati, ad esempi sulla teoria classica del rischio e sulla teoria cibernetica del controllo e dell'affidabilità, che, pur di notevole e solida applicabilità nell'ambito disciplinare di origine

(nell'esempio:  scienze attuariali e teoria degli automi e dei canali di comunicazione), non hanno potenza sufficiente quando allargate senza appropriata elaborazioni alla complessità sistemica.  E ciò vale anche per modelli di dominio conoscitivo della complessità estremamente potenti in generale, nonché dotati di ampia trasferibilità interdisciplinare, quali, ad esempio, la teoria matematica delle singolarità, o delle catastrofi, la termodinamica di non-equilibrio, ecc., quando "importati" senza, o con poche, mediazioni nel campo specifico della pianificazione preventiva e relativa problematico di organizzazione sociale.

Per la formulazione delle metodologie di pianificazione preventiva è essenziale lo sviluppo di una base teorica capace di isolare le dimensioni con cui sia possa . bile portare a modello non solo le fonti extrasociali del rischio, ma soprattutto le precondizioni sociostrutturali dei fenomeni catastrofici.  E' necessario, in altre parole, il poter operare con modelli che connettano tipo di ordine sociosistemico e processi, interni od esterni, potenzialmente in grado di distruggerlo o produrre danni locali.  Nessuno schema teorico-metodologico correntemente in uso sembra in grado di contenere tale connessione a livello soddisfacente.  Non è neanche sperabile che a breve tale problema trovi soluzioni iniziali in quanto la disponibilità di modelli sintetici dell'ordine sociale, e suoi sia processi evolutivi che varietà di relazioni ambientali, richiederebbe una capacità di dominio conoscitivo della complessità, o di tolleranza della stessa, del tutto impensabile al momento, dato lo stato attuale della ricerca orientata in tale direzione.  Ciò che si può fare nell'immediato è l'arricchire il quadro analitico tradizionale, ormai assestato sia a livello accademico che operativo, di un elemento di varietà teorica e metodologica fino ad ora mancante.  A nostro avviso tale elemento di varietà può essere costituito dal tentativo di ,rendere progressivamente molto più eplicito di quanto lo sia correntemente il meccanismo di generazione strutturale del rischio, cioè il processo di generazione dell'esposizione sociosistemica a possibili catastrofi o danni locali.

In tal senso il lavoro collettivo qui presentato si configura come un'esplorazione preliminare e multidisciplinare dedicata ad isolare gli elementi utili per la formulazione di una successiva teoria sintetica della vulnerabilità sociosistemica, quest'ultima finalizzata, in prospettiva, all'elaborazione di nuove metodologie di pianificazione preventiva e programmazione generale. Tale esplorazione viene condotta in una varietà di ambiti disciplinari ed approcci - scienza del territorio, statistica economica, scienza militare, politica della scienza,sociologia della conoscenza,ecologia, psicologia, sistemica generalizzata - localizzando la varietà di significati e dimensioni ascrivibili al concetto di vulnerabilità nei diversi campi ed oggetti di studio.

 

A)    La prima parte del volume è dedicata  alla contestualizzazione teorico-metodologica del concetto di vulnerabilità in relazione alle analisi classiche del rischio, dell'affidabilità e dell'utilità. 

Nell'ambito di un approccio di scienza del territorio, localizzato sulla metodologia di prevenzione e gestione delle emergenze di massa dovute ad agente naturale e tecnologico, L. Di Sopra definisce il quadro di fattori entro cui trova esplicitazione il concetto di vulnerabilità come meccanismo sociale di generazione del rischio.  L'analisi viene introdotta da un inserimento definitorio della vulnerabilità nelle equazioni e teorie del rischio e dell'utilità, e prosegue Svolgendo questo tema in termini sia di modello delle funzioni generatrici del danno sociosistemico sia di metodologia per la pianificazione preventiva.

Nel saggio di M. Strassoldo, l'analisi è centrata sui problemi di definizione, stima e misura della vulnerabilità subordinata ad un evento,' nell'ambito di un approccio di statistica economica.  Dati, a premessa, un modello sintetico di sistema economico ed una definizione Normalizzata della sua complessità, l'individuazione della funzione di vulnerabilità viene conseguita

attraverso     una    particolare elaborazione  della  teoria dell'affidabilità. Tale risultato, articolato nelle sue dimensioni formali e metodologiche, rende espliciti i problemi ed alcune procedure per la misura dell'adattabilità dei sistemi economici di fronte alla variabilità del loro ambiente di riferimento.

 

B) La seconda parte del volume è organizzata in base allo scopo sia di fornire un'idea della varietà tipologica a cui dovrebbe far fronte una futura teoria sintetica della vulnerabilità, sia di far intravvedere come il concetto di vulnerabilità stessa è dotato di notevole potenziale euristico nell'analisi di singoli comparti dell'organizzazione sociale.

Nell'ambito di un approccio di scienza militare, C. Jean articola il  ruolo metodologico del concetto di vulnerabilità entro la matrice strategica che sta alla base delle decisioni nei conflitti di natura bellica.  La specificità della famiglia di funzioni generatrici del rischio e del danno nell'analisi dei sistemi militari viene evidenziata attraverso l'esplorazione della qualità intelligente degli stressori e della complessità relazionale e informativa nelle dinamiche di scontro armato. La trattazione si articola rendendo espliciti sia il processo di generazione contingente della vulnerabilità attraverso processi di causazione reciproca tra contendenti, sia la collocazione di tale processo entro una logica delle azioni possibili.

Il saggio di P. Bisogno è dedicato alla contestualizzazione dell'analisi di vulnerabilità nell'ambito della ricerca dei fattori cruciali per l'elaborazione delle politiche. delle scienza.  La definizione di vulnerabilità come costo degli adeguamenti sistemici a nuovi contesti trova collocazione in un modello generale della complessità sociosistemica localizzato sui fattori di interdipendenza, stabilità e variazione strutturale. Tale modello viene poi applicato all’analisi delle strategie politiche relative al sistema della scienza.

In base ad un approccio sistemico della conoscenza e dei processi educativi, D. Bertasio e M. Negrotti, formulano. una particolare analisi di vulnerabilità riferita ai processi degenerativi del sistema scolastico italiano.  Di quest'ultimo viene evidenziata la rigidità e impermeabilità all'evoluzione conoscitiva generale e ciò permette di rendere espliciti sia la dimensione di "vulnerabilità apparente" a livello di sistema, sia il ruolo di questa nella generazione ed amplificazione della vulnerabilità sostanziale a livello sovrasistemico. Il saggio trova forma compiuta nel basare sull'analisi di vulnerabilità adottata l'individuazione di una innovazione organizzativa potenzialmente capace di connettere funzionalmente la complessità del sistema scolastico con quella del sovrasistema della conoscenza.

 

C)  La terza parte è dedicata alla contestualizzazione del concetto di vulnerabilità nell'ambito dei processi del] 'evoluzione ecosistemica e sociale.  Lo scopo di questa sezione consiste nell'esplorazione delle fonti evoluzionistiche della vulnerabilità. in base alla considerazione che lo sviluppo eventuale di una teoria sintetica relativa a tale concetto non possa prescindere da un modello macroscopico delle trasformazioni sistemiche.

Il saggio di R. Strassoldo è finalizzato all'esplorazione più ampia possibile dei riferimenti teorici entro i quali sia collocabile la problematico ecosociologica della vulnerabilità.  Introdotta dalla presentazione del modello di sistema eco-sociale. la discussione sviluppa in forma articolata la varietà di fattori ambientali che influenzano i processi trasformativi storico-sociali.  Il saggio fornisce gli elementi generali della griglia teorico-metodologica entro cui collocare le relazioni tra vulnerabilità sociale, catastrofi ed evoluzione ecosistemica. I limiti di persistenza e di capacità risolutiva nei sistemi individuali antropici sono l'oggetto d'analisi trattato da I. Angeli e F. Bruno, nell'ambito- di una prospettiva evoluzionistica.  L'esplorazione del concetto di vulnerabilità individuale viene articolata mettendo in evidenza la distinzione 'tra vulnerabilità relazionale" come fonte dei limiti di capacità risolutiva di fronte a variazioni ambientali e Ia vulnerabilità intrinseca" come precursore biostrutturale delle soglie di persistenza organismica.  La sintesi ed il rapporto di dipendenza tra i due tipi di vulnerabilità trovano esplicitazione nel contesto dei principi dell'evoluzione ecosistemica.

Il saggio di C. Pelanda, nell' ambito di un approccio di sistemica generalizzata, è dedicato al tentativo di formulare una base teorica per la metodologia d'analisi della vulnerabilità sistemica direttamente dipendente dal principio dell'evoluzione mediante selezione, variazione e caso.  Introdotta da un modello semplificato delle fonti evolutive della vulnerabilità sistemica, la discussione prosegue per passi successivi e concatenati fino all'individuazione congetturale della dimensione allo stesso tempo più generale e sintetica ove sia collocabile la famiglia di funzioni  generatrici delle catastrofi sistemiche.  Il lavoro tenta di individuare un modello d'analisi di vulnerabilità direttamente derivato dall'asimmetria tra "ordine" evolutivo macroscopico basato sull'indeterminazione e ordine locale basato su vincoli di determinazione strutturale.

Così organizzato, il volume dovrebbe adempiere alla funzione prevista in sede di progettazione, cioè quella di costituirsi come esplorazione preliminare del quadro da cui dovrà svilupparsi una successiva teoria sintetica della vulnerabilità dei sistemi.