Ho letto con interesse il suo articolo "Riforma, sui costi
l'ignoranza è totale" apparso su "Il Giornale" del sei
novembre. Mi permetto di esprimerle il mio punto di vista.
Da quanto emerge nel suo articolo la riforma scolastica non avrebbe un valore. Io invece vedo in essa numerosi vantaggi. Non dimentichiamoci che abbiamo la pressante necessità di avvicinarci al sistema scolastico europeo.
Inoltre gli studenti non saranno costretti a cambiare
professori, compagni e plessi scolastici, e a ripetere programmi
(cosa non sempre necessaria) durante la scuola dell'obbligo.
Ciononostante nella scuola italiana ci sono problemi di ben più ampia
portata che non sono ancora risolti quali la differenza nella
scolarizzazione tra nord e sud, la mancata possibilità di
scegliere liberamente tra pubblico e privato, la carente
preparazione di alcuni insegnanti e professori, le strutture
inadeguate e l'abbandono degli studi a favore dell'occupazione.
Anch'io sono d'accordo con l'innalzamento del livello medio
d'istruzione in quanto, come lei afferma, porta benefici economici e
sociali. Se riuscissimo, però, a far capire agli studenti della
scuola dell'obbligo l'importanza della cultura applicata alla vita
quotidiana sarebbe un ottimo passo avanti.
Lei suggerisce di ridurre il numero di studenti per classe
fino a cinque o massimo dieci e aumentare il numero dei professori in
modo da sviluppare il talento di ogni individuo. Forse non sa che
questa è già realtà in molte scuole private. In questo senso è
auspicabile la "parità" scolastica.
La sua soluzione arriva con uno sviluppo tecnologico
fantascientifico. Ma se, come detto sopra, non saremo riusciti a far
appassionare gli studenti alla cultura, come potrà farlo un tutor
virtuale dotato di intelligenza artificiale che affiancherà il
docente? Come potrà un tutor virtuale esaltare il talento di ognuno,
cosa che lei auspica come compito del docente futuro? Che educazione
globale della persona può ricevere un ragazzo seguito da una
macchina? L'allievo non potrà sviluppare capacità critica e corretta
emotività.
Con il dovuto rispetto, signor Pelanda, non ha capito che la
scuola italiana ha delle priorità maggiori che lo sviluppo
tecnologico esasperato. D'altronde la nostra tradizione scolastica
presenta caratteristiche differenti da quella americana. Perché
dobbiamo togliere alla nostra cultura l'originalità propria
nell'ambito anche europeo uniformandoci al modello americano ancora in
sperimentazione (modello che peraltro in diverse circostanze non si è
rivelato così adeguato e corretto)?
Se nella scuola dobbiamo creare uomini e donne maturi il contatto
umano è indispensabile.
Mi piacerebbe conoscere ulteriori argomentazioni sulle proposte da lei
suggerite poiché non mi hanno convinto.
Alberto Rigolio
Studente liceo classico
Nota: avevo inviato ieri questo messaggio alla segreteria de "Il
Giornale".
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