08/11/2000
Ho letto con interesse il suo articolo "Riforma, sui costi l'ignoranza è totale" apparso su "Il Giornale" del sei novembre. Mi permetto di esprimerle il mio punto di vista.

Da quanto emerge nel suo articolo la riforma scolastica non avrebbe un valore. Io invece vedo in essa numerosi vantaggi. Non dimentichiamoci che abbiamo la pressante necessità di avvicinarci al sistema scolastico europeo.
Inoltre gli studenti non saranno costretti a cambiare professori, compagni e plessi scolastici, e a ripetere  programmi (cosa non sempre necessaria) durante la scuola dell'obbligo.
Ciononostante nella scuola italiana ci sono problemi di ben più ampia portata che non sono ancora risolti quali la differenza nella scolarizzazione tra nord e sud, la mancata possibilità di scegliere liberamente tra pubblico e privato, la carente preparazione di alcuni insegnanti e professori, le strutture inadeguate e l'abbandono degli studi a favore dell'occupazione.
Anch'io sono d'accordo con l'innalzamento del livello medio d'istruzione in quanto, come lei afferma, porta benefici economici e sociali. Se riuscissimo, però, a far capire agli studenti della scuola dell'obbligo l'importanza della cultura applicata alla vita quotidiana sarebbe un ottimo passo avanti.
Lei suggerisce di ridurre il numero di studenti per classe fino a cinque o massimo dieci e aumentare il numero dei professori in modo da sviluppare il talento di ogni individuo. Forse non sa che questa è già realtà in molte scuole private. In questo senso è auspicabile la "parità" scolastica.
La sua soluzione arriva con uno sviluppo tecnologico fantascientifico. Ma se, come detto sopra, non saremo riusciti a far appassionare gli studenti alla cultura, come potrà farlo un tutor virtuale dotato di intelligenza artificiale che affiancherà il docente? Come potrà un tutor virtuale esaltare il talento di ognuno, cosa che lei auspica come compito del docente futuro? Che educazione globale della persona può ricevere un ragazzo seguito da una macchina? L'allievo non potrà sviluppare capacità critica e corretta emotività.
Con il dovuto rispetto, signor Pelanda, non ha capito che la scuola italiana ha delle priorità maggiori che lo sviluppo tecnologico esasperato. D'altronde la nostra tradizione scolastica presenta caratteristiche differenti da quella americana. Perché dobbiamo togliere alla nostra cultura l'originalità propria nell'ambito anche europeo uniformandoci al modello americano ancora in sperimentazione (modello che peraltro in diverse circostanze non si è rivelato così adeguato e corretto)?
 
Se nella scuola dobbiamo creare uomini e donne maturi il contatto umano è indispensabile.
 
Mi piacerebbe conoscere ulteriori argomentazioni sulle proposte da lei suggerite poiché non mi hanno convinto.
 
Alberto Rigolio
Studente liceo classico
 
Nota: avevo inviato ieri questo messaggio alla segreteria de "Il Giornale".