15/10/2000
Caro Prof. Pelanda,
Le scrivo in merito al finanziamento della ricerca scientifica in Italia. Una prima domanda: siamo sicuri che quando si parla di spesa pubblica tremendamente bassa per la ricerca, i conti sono fatti nel modo giusto? Ad esempio, si tiene conto, oltre che del denaro speso per finanziare i progetti di ricerca dei singoli ricercatori, anche dei soldi che lo Stato spende per pagare gli stipendi a ricercatori, borsisti, professori, tecnici, segretarie, bibliotecari e personale vario che alla ricerca per lo più si dedica, nonché dei soldi spesi per costruire e arredare i laboratori e per pagare luce, telefono, acqua e gas che vengono consumati (più o meno moderatamente) nei medesimi? E comunque (e vengo alla seconda domanda), per tanti o pochi che siano questi soldi, è giusto che i contribuenti italiani paghino per finanziare pletore di ricerche che per lo più non servono a niente, tranne che alla carriera di chi le fa?
In altre parole, non sarebbe il caso di trovare il modo di destatalizzare anche la ricerca in Italia e puntare alla sua liberalizzazione e privatizzazione?
Colgo l'occasione per esprimerle la mia ammirazione e inviarle molti cordiali saluti.
                                                                                              
                                                                                                             Maria Cristina Serra
                                                                                                             (professore associato di Patologia Generale)