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01/09/2000

IN MERITO AI VERDI

Egregio Dott. Pelanda,
ho ricevuto il suo articolo sui Verdi 15 giorni fa, ma non disponendo di nessun mezzo elettronico le scrivo solo ora di ritorno dalle vacanze e davanti al computer del mio ufficio.  Il suo articolo mi ha coinvolto molto,  però  ritengo che vi sia una visione dei verdi non del tutto corretta.
Mi permetto di dire ciò perché gli amici del Sole che ride sono delle mie vecchie conoscenze. Mi spiego: durante l¹ultima campagna elettorale io e  mio padre siamo stati pubblicamente diffamati da questi signori.
Su di noi hanno fatto circolare le storie più allucinanti, hanno costruito persino un boycottaggio e per finire si sono inventati un nullatenente che, ammaestrato ad arte, è andato ai giornali dicendo che il sottoscritto, con fare mafioso, minacciava le persone a casa. Si chiederà allora a quale partito appartenevo per meritare tanto odio? E¹ semplice al loro!
Il sottoscritto, Davide Celli, figlio di Giorgio (Europarlamentare Verde),
è stato capolista dei Verdi alle passate elezioni.
Perché farlo capolista allora, se era tanto antipatico?
Me lo chiedo anch¹io e se lo chiedono anche tutti i miei amici animalisti che, credendo nel rinnovamento, pensavano di poter finalmente esprimere un candidato che si opponesse alle lobby dei cacciatori tanto forti nella nostra regione*. Purtroppo nessuno ci aveva detto che il rinnovamento e tutte le assemblee che ne sono seguite, sono una farsa, una piece teatrale da mettere in scena davanti ai telegiornali.
Se l¹esito delle assemblee è di loro gradimento, cioè se è in linea con tutti i Verdi che assediano il partito da un millennio, tutto bene, altrimenti, apriti cielo. I gattopardi ti fanno a fettine!
Le racconto tutto questo solo per farle capire che essendo io completamente solo durante la campagna elettorale, e non avendo nessun giornale o mezzo informativo dalla mia parte, ho visto come unica possibilità quella di capire come arrivare all¹elettorato verde. Ciò che ho intuito mi è servito molto e il mio risultato elettorale, sebbene non mi abbia portato la vittoria, è abbastanza eloquente. Sono il primo candidato a Bologna, (800 preferenze contro le 600 della consigliera verde uscente Daniela Guerra), sono il primo in provincia, e perdo solo per 120 voti rispetto alla Guerra che nella sua cittadina (Imola) totalizza 400 preferenze contro le mie 50.
Veniamo dunque alle mie considerazioni, la prima é forse la più importante.
I Verdi Politici, ovvero i militanti, gli eletti e gli incaricati, sono una cosa, elettori Verdi un¹altra cosa. Non si assomigliano per nulla e viene quindi da domandarsi perché questo sodalizio continui? E¹ presto detto, il quorum degli elettori verdi é particolarissimo, la prima cosa che sorprende è trovarlo ricco o benestante e residente in quartieri non popolari.
*da noi si spara perfino agli aironi. Infatti la giunta guidata da Errani ha inserito i trampolieri combattenti nelle specie cacciabili. Tutto ciò al momento è tenuto fermo a Roma, ma passata la festa, gabbato lo santo.
A Bologna ad esempio a Borgo Panigale, ex quartiere operaio e feudo incontrastato dei ds, ci sono pochissimi voti verdi e nessuna preferenza espressa. L¹elettore verde considera quindi l¹ambiente come il suo must più importante, un bene di lusso da difendere.
Tendenzialmente é informato, legge molto, soprattutto libri o riviste specializzate, ma non si interessa di politica.
Probabilmente se seguisse il lavoro dei Verdi scoprirebbe che tanto verdi non sono, ma nella sua mente il verde attivista ha le sembianze di un¹ambientalista da battaglia, che si deve battere per l¹albero che ha davanti a casa. Il Verde è  in breve una specie di giardiniere da combattimento.  Si crea quindi un quorum Verde che viene occupato da politici il più delle volte transughi da altri partiti. Però la camicia Verde và a tutti stretta e nascono i complessi di inferiorità tanto è vero che alle assemblee senti dire frasi del tipo: ³ Noi non siamo i Verdi dell¹alberino²  oppure ³Non lasciamo credere ai DS di essere quelli relegati solo all¹ambiente, noi abbiamo la capacità politica di occuparci di tutto² , ³Noi non siamo quelli che dicono sempre di no² ed ecco vederli tutti correre dietro ai problemi sociali dimenticandosi della loro specificità di partenza. In due parole tutti giocano a fare i Democratici di Sinistra.
Sono da capire: è molto meglio sedersi ad un tavolo di un palazzo importante con fuori i giornalisti e le tv piuttosto che legarsi ad un albero.
Il giochetto continua, tanto l¹elettorato verde non li segue. Però alle volte qualcosa non funziona, ed ecco che ti salta fuori la guerra del Kossovo. I Verdi rimangono al governo mentre il petrolio delle raffinerie si rovescia in mare e mentre la NATO contamina tutto con proiettili all¹uranio impoverito.  
La giustificazione è: bisogna intervenire per salvare i Kossovari, poverini, anche se ciò comporterà qualche prezzo ambientale da pagare.
L¹uomo viene posto al di sopra dell¹ambiente.
Anche il più disinteressato degli elettori non può cogliere il paradosso e il risultato elettorale delle elezioni Europee porta il sole che ride a percentuali vicine allo zero.
Ma veniamo alle tipologie dei Verdi da Lei descritte.

I Verdi ³rossi dentro² appartengono appunto ai transfughi. Molti di loro non hanno voluto sottostare al duro tirocinio dei DS. Dentro ai Verdi scimmiottano quello che hanno visto fare dai fratellini più grandi. C¹è anche da dire che chi si appollaia su posizioni rosse ne ha tutta la convenienza. Ad esempio: le firme per la presentazione delle liste sono raccolte dai DS stessi. Sembrerà una cosa da poco, ma quando non si hanno attivisti può diventare spiacevole dover abbandonare una poltrona in parlamento per andare all¹angolo di una strada.
A Bologna di militanti disposti a fare tavolini fuori dai periodi elettorali non ne ho mai incontrati. Io ne ho fatti una cinquantina in meno di un anno. Quando andavo alle riunioni se mai veniva qualche nuovo tesserato se ne andava dopo due sedute e alla fine eravamo sempre in tre. Dopo un po¹ ci si addormentava o si finiva a parlare di vacanze davanti a una pizza.

Di  Verdi antiprogressisti non ne ho mai incontrati. Molti partono da posizioni di chiusura decantate sui giornali, ma finiscono sempre per cedere nella penombra di qualche stanzone del potere.
Prendiamo gli OGM. Si è partiti da posizioni di contrasto assoluto, poi si è continuato dicendo che forse per scopi legati alla medicina si poteva autorizzare qualche esperimento. Passate le prossime elezioni ci diranno che se una scatoletta porta la dicitura in corpo tre e in aramaico ³libero da organismi geneticamente modificati² è tutto merito loro.
Si dice che a Bologna un noto Verde, all¹inizio del mandato, aveva creato un movimento chiamato ³Sù la testa!². Dopo qualche mese era già noto come ³Su la testa e giù le braghe!².
In Emilia Romagna, i Verdi hanno votato a favore del famigerato PRIT, un piano dei trasporti che affonderà la nostra regione sotto un manto di autostrade, hanno avvallato la legge Rivola sulla parità scolastica e hanno proposto la privatizzazione degli asili e chi più ne ha, più ne metta.

Di Verdi neobuddisti o New Age ce ne sono, ma in percentuali ininfluenti dal punto di vista elettorale.

I Nuovi Verdi siamo noi: io mio padre e un gruppetto di 40 Verdi delusi dal rinnovamento che ci doveva essere e non c¹è stato.  Tutti noi crediamo che i Nuovi Verdi debbano essere collocati oltre la destra e la sinistra, in breve un movimento  trasversale che affonda le sue radici nel pensiero Verde delle origini.
Per finire ritengo che il vero Verde che dobbiamo avere come riferimento è semplicemente l¹elettore tipo, un uomo distinto e pacato di un quartiere benestante che non ha antipatia per la destra e tantomeno per la sinistra e che chiede solo che il suo quartiere abbia un po¹ più di verde. Non crede troppo a quello che scrivono i giornali ed è per questo che non segue la politica, ma se tocca con mano che lo stai tradendo non ti concederà mai più la sua fiducia. E¹ convinto che gli alberi davanti a casa sua debbano essere tutelati e non svenduti al primo costruttore. E¹ sicuro che con molto verde l¹aria sarà migliore e il caldo estivo meno opprimente. Vuole mangiare cibo sano, ma ritiene però che se qualcuno vuole mangiare cibi transgenici è libero di farlo.  Ama il verde e spera di poter lasciare il mondo ai  suoi figli un tantino più in ordine di come lo ha trovato.
Non è antiprogressista, ma è convinto che solo il progresso può salvarci dal progresso.
Chiede solo un po¹ di correttezza e sincerità.
Probabilmente ama i gatti ed è questa la sua qualità più interessante. Chissà, non sarà forse lui stesso un gatto?

Restando in attesa di una sua risposta, colgo l'occasione per porgerLe i miei più cordiali saluti.
Davide Celli


P.S. Se vuole posso mandarLe tutti i materiali che desidera (sondaggi, articoli, commenti, eccŠ) a riprova di quanto ho detto.

Davide Celli
Via Andrea da Faenza 37/a
40129 Bologna
0339/1729800
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davcelli@tin.it

Egregio dott. Pelanda,
le  invio un esempio di bollettino di controinformazione verde che faccio circolare tra gli iscritti non allineati Bolognesi.

Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà.
Matteo XXIV, 29

Cari amici, compagni, Verdi e cara Presidente,
per dirla alla Nanni Moretti vorrei dirvi ³Qualcosa² e credo che sarà ³Qualcosa di verde².
Oggi i Verdi, a guardarli dal di fuori, hanno una struttura che ricorda un¹azienda grande come la FIAT. Hanno un Presidente, un esecutivo, un coordinamento formato da 100 dirigenti, e come se non bastasse questi organi sono divisi in duecentocinquantamila correnti (Rosso verdi, Verdi rossi, Rossi nascosti nei Verdi, Verdi nascosti tra i rossi, Verdi di Manconi, Monconi Verdi, Verdi-Verdi, Verdi in saldo di fine millennio, Verdi Ventesimi, e chi più ne ha più ne metta).
Le dirigenze Verdi mi ricordano tanto quel Re, personaggio buffo del Piccolo Principe di Saint - Exupéry, che continua a considerarsi tale, pur non avendo sudditi.
Anche noi Verdi abbiamo un Piccolo Principe, l¹abbiamo proposto e accolto sul nostro asteroide e si chiama Giuliano Amato, purtroppo i suoi desideri, al contrario di quello che accade nella fiaba, non coincidono con i nostri.
Pensiamo al dissenso espresso al Gay pride, pensiamo all¹OCSE, pensiamo ai finanziamenti concessi al trasporto su gomma e così via.  
Certo i Verdi dissentono, si stracciano i vestiti,  divulgano i loro gusti sessuali, si fanno picchiare dalla polizia a Bologna, lanciano agenzie contro il trasporto su gomma, ma a nessuno, dico a nessuno, viene in mente di abbandonare il governo. Infatti un gesto del genere comprometterebbe la cara poltroncina, che seppur consunta e logorata dalle numerose legislature fatte, frutta e continuerà a fruttare un certo gruzzoletto.
Guardando indietro scopriamo che la politica del Piccolo Principe non è cosa nuova e che di Principi ³senza principi² ne abbiamo incontrati parecchi.
Vi ricordate, quando noi Verdi da un lato appoggiavano un governo in guerra e dall¹altro manifestavano fuori dalle basi Nato?
Vi ricordate quando ci dichiaravamo animalisti e lavoravamo per la deroga sulla legge per la macellazione rituale?
Vi ricordate quando ci professavamo anticaccia candidando un cacciatore al Parlamento Europeo?
Vi ricordate quando uniti per il sociale votavamo la famosa legge Rivola o la privatizzazione degli asili, tanto per scendere nel mio ambito regionale?
Per quanto tempo ancora crediamo che la gente possa credere a questi continui controsensi? Per quanto tempo pensiamo che possa sopravvivere questo serraglio di cani pavloviani?
La nostra amata costituente avrebbe dovuto portare nuove risorse umane da spendere sul territorio, ma si è ridotta ad un supermercato delle tessere pronto a trasformarsi in un gigantesco banchetto, in una zattera della medusa dove tutti si mangiano fra loro alla prima occasione, come è accaduto durante il recente rimpasto.  
Cotto e mangiato il pensiero verde, alle dirigenze, non rimane che consumare la carne viva dei pensatori.
Molti mi chiedono di continuare a combattere, nella convinzione che i Verdi debbano essere cambiati dall¹interno e partendo dal presupposto che il pensiero Verde può essere rappresentato solo dal ³marchio² del ³sole che ride².
Io credo invece il contrario e cioè, che dobbiamo rigettare l¹idea consumistica che identifica un logo con un contenuto.  
I Verdi non sono la Coca Cola, le Nike o la Malboro!
Per dirla con le parole del Piccolo Principe: ³Š.non si vede bene che col cuore. L¹essenziale è invisibile agli occhi!²
Il pensiero verde è libero!
Libero di volare come una farfalla di fiore in fiore e di prato in prato.
Dobbiamo seminare e coltivare il prato se vogliamo accogliere le molte farfalle che, disgustate dai numerosi controsensi, avranno voglia di posarsi sui nostri fiori.  
Davide Celli
Capolista ³mancato² dei Verdi a Bologna.


Ecco un altro esempio di bollettino di controinformazione.

Bollettino di controinformazione verde n°3

Viva la caccia, sono un verde!

Mi scrive Nerio da BolognaŠ. Come avete potuto, proprio voi, Celli padre e Figlio andare mescolarvi con una manifestazione che reca tra le associazioni animaliste anche l¹Arcicaccia? (tralascio il poco edificante seguito che per modi e lessico non credo sia degno di essere riportato)


Nei precedenti bollettini ho calcato la mano sul comportamento dei Verdi, denunciavo il fatto che nel partito del Sole che ride ³si predica bene e si razzola male.  Purtroppo ho finito per vedere la pagliuzza nell¹occhio del vicino e non la trave che era nel mio, ma facciamo un passo indietro e partiamo dall¹origine del peccato.
Il mio vero mestiere è quello di grafico e illustratore. Questa professione mi è particolarmente congeniale e contrariamente a quello che capita a molti politici che se messi a casa muoiono di fame, al sottoscritto ha sempre fruttato molto bene. In qualità di disegnatore più o meno un anno fa ho ricevuto l¹incarico di illustrare un libro scritto da Roberto Marchesini, bioetico di fama, dedicato al comportamento degli animali.  Il mio compenso veniva elargito dal Comune di Bologna e il volume sarebbe stato stampato dalla casa editrice EDAGRICOLE.
Fin qui niente di male. Circa un mese fa mi telefona l¹autore, e mi invita alla presentazione del libro, mi chiede anche se è possibile avere la partecipazione di mio padre. Io rispondo che per me non c¹é problema e che per la partecipazione di mio padre è opportuno contattarlo direttamente.
Il giorno della presentazione mi reco sul posto e scopro che non si tratta di una semplice presentazione, ma di un¹iniziativa complessa promossa dalla casa editrice Edagricole in collaborazione con la Provincia di Bologna dal titolo"Animali intorno a noi" e patrocinata dalla Regione Emilia-Romagna. Partecipano anche noti personaggi come Fulco Pratesi e Francesco Mezzatesta.

Apparentemente sembra un¹iniziativa tranquilla. Dietro al bancone della libreria Calderini scorgo il Consigliere Regionale Daniela Guerra e Giorgio Celli intervistati da un¹emittente privata (foto 1). Fuori sul piazzale, con fare istrionico si aggira Pamela Maier.
Mi domando: come mai la più accanita nemica dei Celli, colei che vorrebbe vederci morti, accetta di prendere parte a un¹iniziativa che vede coinvolta l¹infausta famiglia?
Come sempre, negli enigmi verdi, una risposta c¹è!
La manifestazione promossa dalla Provincia e con l¹assenso del nostro Assessore Pamela Maier, aveva tra gli aderenti anche un¹associazione che si è sempre distinta per la salvaguardia dell¹ambiente e per l¹amore degli animali e cioè l¹ARCI CACCIA!

Continua la lettera di Nerio: ³ŠI due Celli finalmente, da me più volte votati, si comportano da veri Verdi hanno abbandonando tutti quei loro modi da scapigliati indipendenti aderiscono ad una manifestazione che riconosce ai cacciatori quel ruolo ambientalista che tutti fino ad oggi gli hanno sempre negatoŠ²

E Celli? E Pratesi? E Mezzatesta? Lo sapevano che fra loro c¹erano anche i cacciatori dell¹Arcicaccia? O forse Pamela si era dimenticata di farglielo sapere. Una svista, forseŠ
Non importa, i Celli chiedono scusa a Nerio, agli animalisti e agli ambientalisti ³non cacciatori².
Dal vostro capolista ³solo²
Davide Celli
 
NB
http://www.provincia.bologna.it/home/novita/cani.html
http://www.provincia.bologna.it/home/novita/cani.html
Ops! Un¹altra svista, in questi due siti si sono dimenticati di inserire l¹arci
caccia tra gli aderenti, ma noi abbiamo trovato il volantino.

foto n° 2

ARRIVA A PUNTINO

dal Resto del Carlino del 16 Lug 2000

Colpi di fucile alla nuca dei cani
Sono stati uccisi giovedì sera. E ieri pomeriggio si trovavano ancora lì, sul ciglio della strada, a pochi metri dall'argine del Reno. Le mosche hanno ormai assalito i resti di tre piccoli cani meticci, freddati con tre colpi di fucile alla testa, uno ciascuno, da una mano crudele. Con il sospetto che si sia trattato di di una gratuita esecuzione maturata per esibizionismo nei confroni di un gruppo. A fare la penosa scoperta è stata una signora di Galliera, Antonella Righetti, che abitata in via Reno Est, a pochi metri dall'argine dove tre giorni fa si è verificato un episodio dai contorni davvero macabri, almeno stando alla testimonianza che la donna ha fornito ai carabinieri. ³Dopo cena ho guardato fuori dalla finestra ‹ racconta la signora Righetti ‹ e sull'argine del fiume ho notato la presenza di almeno sei uomini: in tre hanno preso fuori dai bauli delle auto dei fucili. All'improvviso uno ha gridato: ³Vai, vai². Pochi secondi e ho sentito alcuni spari, seguiti da un paio di scaini lancinanti. Questa ‹ prosegue il racconto della donna ‹ è una zona di ripopolamento dove vige il divieto di caccia. Io e mio marito, incuriositi, siamo usciti di casa, ci siamo recati sull'argine e lì abbiamo visto alcune macchie di sangue. Da dietro un cespuglio abbiamo sentito il rumore come di un rantolo. Pochi metri più avanti abbiamo trovato, morti, tre bastardini².
Poco dopo, la donna ha fermato una gazzella dei carabinieri e assieme a loro si è recata sul posto. Non distante c'erano ancora i sei uomini visti dalla finestra, quelli che avevano sparato. I carabinieri li hanno identificati. Di loro si sa ben poco. Pare comunque che ai militari abbiano dichiarato di essere in possesso di regolari permessi per sparare a nutrie e volpi, nell'ambito dei piani di abbattimento predisposti dai Comuni e coordinati dalla polizia provinciale.
Dalle sigle trovate sui corpi dei tre cagnolini si è potuti risalire alla loro provenienza, vale a dire alla provincia di Pescara. Dell'episodio è stato informato anche l'Enpa, l'Ente nazionale protezione animali.
Lorenzo Priviato

Domenica 16 luglio 2000
L'Onorevole Giorgio Celli, in riferimento all'articolo apparso oggi sul  Resto del Carlino, dal titolo "Colpi di fucile alla nuca dei cani", dichiara, da una località francese dove si trova in vacanza:

Sembrerà strano, ma quando mi schiero contro la caccia, non lo faccio solo in difesa degli animali, ma degli stessi cacciatori, perché penso che qualsiasi arma peggiori la natura umana di chi la possiede.
Avere un fucile tra le mani aumenta l'aggrssività e il mito del superuomo, per cui, alla fine di ogni dibattito con i cacciatori, qualcuno di loro ha sempre finito per minacciarmi nella mia persona.
Una cosa simile non mi succede mai quando discuto con gli avversari politici o con gli interlocutori scientifici. Ma forse nessuno di loro possiede un fucile. A riprova, i loschi figuri che hanno massacrato i cagnolini non credo possano essere definiti dei gentiluomini, erano solo dei superuomini, resi tali e incattiviti dal fucile, nonché da una lunga pratica di uccisione degli animali, se non dei cani, delle beccacce, ma sempre di esseri viventi si trattava.
Alla Provincia ho segnalato più volte il pericolo di distribuire a destra e a manca la licenza di uccidere a colpi di fucile le nutrie o le volpi, e di mettere così in circolazione centinaia di persone che, evidentemente, ci provano gusto nel farlo. Il pericolo è quello di creare un esercito di sparatori che, lasciati liberi di premere il grilletto, non si sa che cosa decidano di mettere nel mirino, forse perfino dei cuccioli di cane.
A parte i killer presi con le mani nel sacco, che quando tornerò farò di tutto perché vengano puniti a norma di legge, mi sembra che la faccenda del massacro di animali presunti dannosi debba essere tutta rimessa in discussione.

           Giorgio Celli