Mi permetto di commentare alcune affermazioni del Sig G. De Padova del
15/8/2000
1)
I motivi di interesse, secondo me, non sono "incoffessabili", ma
la base
dell'economia e del patto sociale.
Non possimamo prescinderne. Solo in una econimia libera prevarranno i
comportamenti utili.
Che resteranno comunque ispirati anche da una confessabilissima ricerca
del
profitto.
2)
La natura non è statica nè buona.
Ogni individuo è diverso.
La natura è anche nemica:
veleni vegetali e animali, catastrofi naturali, competitività fra le
speci....
Quindi quel che la natura ha creato in miliardi di anni non è un punto
d'arrivo perfetto e immutabile, ma uno stato di un continuo divenire del
quale anche l'uomo fa parte.
(Se un virus fa strage di esseri umani, non è che la natura si senta
"incasinata" più di tanto).
3)
Nell'articolo di Carlo Pelanda non si parlava tanto di genetica quanto di
biotecnologie (e anche di "biocibernazione"-Professor Pelanda,
per favore,
mi aiuti a capire meglio il concetto-).
Chiedo al Sig. De Padova:
Se una pianta viene resa resistente ai parassiti e alla siccità,
aumentando
le rese, divenendo coltivabile anche in zone aride e non avendo più
bisogno
di antiparassitari, che sono tutti nocivi, questo è positivo o negativo?
Per il resto sono d'accordissimo. La metafora dei circuiti logici semplici
si adatta bene.
Ma questo è proprio il compito dei ricercatori e degli scienziati.
Cordiali saluti
Fabio Franceschi
franceschi@esemir.it
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