22/12/2000
Egregio Dott. Pelanda,
 
"divoro" sempre i Suoi articoli con molto interesse, in quanto assiduo lettore del Giornale.
 
Apprezzo in Lei la grande schiettezza, il costante approfondimento nella ricerca della verità e la proposta di soluzioni concrete, doti che oggi sembrano soppiantate da bassa demagogia, cultura dell'invidia e approssimazione, comuni a tanti politici e giornalisti di basso profilo i quali detengono, purtroppo, il monopolio dell'informazione.
 
Del Suo articolo odierno, ineccepibile, "Quello che gli Italiani non sanno", vorrei fare un solo commento: gli Italiani che lavorano e producono valore conoscono benissimo la situazione, il guaio è che non hanno voce in capitolo e che "informare gli Italiani ... è quasi impossibile".
 
Ora, poichè sono un convinto assertore della meritocrazia, e vedere che certe persone che presidiano posti di potere solo per ragioni politiche, vorrei proporLe il seguente spunto di riflessione.
 
Nel mondo delle imprese l'assunzione di una semplice (con tutto il rispetto) segretaria comporta un diploma superiore (anche se ci sono fior di laureate che, pur di lavorare accettano di fare la segretaria), conoscenza dell'inglese, utilizzo dell'informatica e, spesso esperienza specifica nel settore e/o nella posizione.
Ora, perchè tanti politici e/o uomini di potere non sanno esprimere un pensiero - in italiano - con senso compiuto?
Perchè, solo per dire good morning, hanno bisogno dell'interprete?
Perchè non conoscono l'abc di economia aziendale o macroeconomia, e possono decidere appalti/leggi/partecipazioni in aziende etc. per migliaia di miliardi?
E la lista di domande potrebbe continuare.
Quando vedo gente tipo Valter Veltroni, Chicco Testa, Cicciobello Rutelli e tanti altri, che non hanno mai lavorato seriamente e non sarebbero capaci neanche di gestire una tabaccheria (dove i clienti non bisogna andarseli a cercare, perchè tanto arrivano da soli ...) e che infestano la vita di chi lavora di difficoltà, burocrazia tasse e leggi assurde, allora la tentazione di mollare tutto e andare a lavorare all'estero veramente è forte. Per me, quale consulente aziendale 40enne, per moltissime persone e soprattutto per molti imprenditori. Il fenomeno della deindustrializzazione, alla fine, nasce da qui. 
 
Un ultimo pensiero: credo che il Suo articolo, insieme a quello di odierno di Marcello Veneziani ("La sinistra traccia il solco"), dovrebbero essere divulgati il più possibile (in un Paese civile lo sarebbero) e mi impegno, nel mio piccolo, a farli leggere a quante più persone possibili.
 
Con i migliori auguri di Buon Natale e buon 2001.
 
 
Renato Velli