01/12/2000

Egregio Prof.
Carlo Pelanda

Nella risposta data la mattina del 22.10.2000, durante
l'interlocutorio a "prima pagina" su RAI 3, ad un ascoltatore
intervenuto sulle lungaggini della magistratura che nel suo operare è
anche ostacolata dagli interventi degli avvocati a difesa, Lei ha preso
le difese di quest'ultimi dicendo che è normale che per non far
condannare il loro cliente, usino delle tattiche dilatorie per arrivare
alla prescrizione. Che alcuni avvocati, per fortuna non tutti,
ricorrano a questi mezzi data la notoria mancanza di senso morale
nell'esercizio della loro professione, tesa solo a salvare un colpevole
dai rigori della legge, non stupisce, ma che Lei abbia trovato normale
il loro comportamento mi ha profondamente deluso. In questo modo Lei
non avendo detto che però tutto ciò è moralmente condannabile, si
affianca a loro. Fino a che le leggi verranno fatte per offrire queste
scappatoie, il futuro offrirà sempre più ai disonesti, ai calcolatori e
agli immorali, la possibilità di raggirare la legge. Ho cercato di
mettermi in contatto con "prima pagina" per ribattere subito alla
risposta data da Lei all'ascoltatore, ma purtroppo il telefono era
sempre occupato e non mi resta altro che il mezzo elettronico per farLe
conoscere la mia opinione.

Antonio Maggi
via U. Ugolini 33
25127  Brescia

Risp. di C.P. : Caro Maggi, se le leggi lo ammettono, l'avvocato difensore deve fare di
tutto per favorire il proprio cliente. Caso mai vanno cambiate leggi e
procedure. Sarebbe francamente ridicolo che un avvocato potesse decidere
fino a che punto sia lecito difendere la persona tutelata. Cerchiamo di fare
qualche passettino avanti in termini di civilità e tecnica giuridica. Suo
Carlo Pelanda