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13/09/2000

Egregio Professore,

grazie per la benevolenza con la quale ha valutato il mio e-mail del 3 settembre u.s.

Approfittando della sua cortesia, integro quanto sottopostole trattando l’argomento "aria" trascurato a causa delle vicissitudini del greggio.

L’aria va tutelata con risultati molto più rispondenti di quelli conseguiti fino ad ora.

Essa risulta pesantemente condizionata anche dall’incessante ed inconsulto sfruttamento selvaggio delle aree forestali ancora esistenti operato a seguito dell’intervento delle grandi compagnie internazionali del legname, che sfruttano il bisogno ma più spesso l’avidità di satrapi africani come di funzionari corruttibili sudamericani ed asiatici.

Non conosco i sistemi di salvaguardia adottati in Canada e negli U.S.A. ma suppongo che siano assimilabili a quelli messi in atto in Svezia e Finlandia, dove per ogni albero abbattuto se ne trapiantano 5 o più. Al presente, grazie ai satelliti del progetto S.R.T.M. (Shuthe Radar Topography Mission) è stata realizzata la mappatura tridimensionale della terra e sono disponibili carte topografiche su cd-rom con dettagli 30 volte superiori a quelle fino ad oggi utilizzate. Pertanto un controllo della deforestazione è già in atto ma, potrei non essere a conoscenza dei fatti, sembra manchino provvedimenti pratici a livello internazionale per arginare i disboscamenti dissennati.

Mi ponevo una domanda: il WWF ed altre consimili organizzazioni, il primo operante da circa 30 anni, a prescindere dai reiterati proclami non sembra abbia conseguito nella salvaguardia delle grandi foreste, i risultati pratici che ci si sarebbe aspettato. Esistono nessi con le grandi società che commerciano il legname ?

Una più importante considerazione riguarda le nazioni nello specifico contesto. Con che diritto ci si intromette nelle problematiche interne di ciascun stato sovrano ? Non è pensabile di ingiungere al governo del Madagascar di non far abbattere le foreste per ricavarne terre coltivabili. Altrettanto dicasi per l’Amazonas e/o le aree forestali del sud est asiatico.

E’ necessario prevedere l’adeguato rimborso a queste nazione per il mancato introito derivante dallo sfruttamento delle loro foreste. Ai paesi ricchi di greggio paghiamo il petrolio, a quelli con le foreste pagheremo l’aria che direttamente ci forniscono.

Un piano globale per l’aria dovrebbe prevedere previo assenso dei governi interessati al:

  • pagamento dei diritti per il mancato sfruttamento delle proprie risorse forestali
  • approvvigionamento momentaneo di derrate alimentari alle popolazioni con scarse risorse di terreno coltivabile e contemporaneo reperimento di alternative per la produzione di cibo in tali zone, es.: maricoltura se le situazione orografiche lo consentono, o il trasferimento della popolazione in aree più idonee con il contributo delle altre nazioni.
  • Istituzione di centri di assistenza sul territorio con laboratori per la rapida propagazione in vitro delle essenze arboricole locali onde costituire vivai in grado di fornire sufficiente materiale per la ricostituzione delle aree forestali abbattute e/o il loro eventuale razionale sfruttamento.

Quali azioni sta conducendo la F.A.O. ed altri organismi dell’O.N.U. per tentare di risolvere questo problema ?

Complimenti per il premio "Capalbio Economia", secondo quest’anno; non mi mandi al diavolo e cordiali saluti.

 

Verona,10 settembre 2000 Giuseppe Cosmi

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