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RECENSIONI

IL FOGLIO 13/03/2006
LA PADANIA 21/05/2006
LA PADANIA 21/05/06
 
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A cura di Carlo Pelanda

Democrazia attiva

Franco Angeli
Con:
Barbara De Rossi, Paolo Del Debbio, Laris Gaiser, Corinne Graziano, Carlo Jean, Angelo Panebianco, Paolo Savona

PRESENTAZIONE  

Questo libro ha tre scopi.

 1.      Scientifico: valutare razionalmente le proprietà della democrazia e la possibilità di diffonderla nelle nazioni del pianeta.

2.      Informativo: sintetizzare i materiali utili a studenti, studiosi ed attivisti politici per approfondire i concetti relativi alla democrazia ed alla democratizzazione.

3.      Ideologico: propugnare la democratizzazione globale, ma alla luce di una argomentazione di utilità e fattibilità e non in astratto.

 Il terzo scopo è il motivo principale che ha acceso l’iniziativa del curatore, non necessariamente condiviso da tutti gli autori, anche se ciascuno di essi sente l’impulso democratizzante. Questa è la caratteristica principale del libro: l’ideologia della democratizzazione è sottoposta ad un esame critico entro un contenitore caricato il più possibile di riferimenti e materiali di ricerca. Con linguaggio semplificato, accessibile ai cultori non specialisti della materia. . 

Il libro è articolato in tre parti.

La prima, analizza i motivi per passare da una visione passivista ad una attivista della politica democratizzante.

La convinzione del curatore, riportata nel primo saggio, è che la diffusione della democrazia nelle circa duecento nazioni del pianeta sia lo strumento migliore, forse l’unico, per dare un’architettura politica stabile, sia sul piano economico sia su quello della sicurezza,  al sistema globale. I motivi di tale convincimento emergono non da un’emozione, ma da un’analisi fredda di utilità e fattibilità, da un calcolo costi/benefici regolato dal principio di “realismo strategico”.

Carlo Jean analizza la prospettiva di democratizzazione dell’area islamica cercando di individuare quale forma di approssimazione al modello democratico  possa essere lì applicata. Anche in questo caso l’approccio può definirsi di “realismo strategico”, cioè la scelta di cercare un ordine internazionale preferendo i rischi dell’attivismo piuttosto che quelli della passività, ma molto condizionato dalla concretezza della fattibilità.

Nel complesso, i due saggi forniscono al lettore un’idea piuttosto precisata sulla democrazia come strumento di ordinamento internazionale e sui problemi di cui bisogna tener conto per rendere fattibile la democratizzazione.

La seconda parte è dedicata  alla valutazione critica delle dottrine ed idee di esportazione della democrazia.

Paolo Savona si chiede quanto sia legittimo esportare la democrazia e, soprattutto, quale democrazia visto che l’Occidente che la ha creata non è riuscito ancora a crearne una configurazione stabilizzata e ben funzionante.  Individuata comunque una forma essenziale, enfatizza che la pressione democratizzante non debba ricorrere alla guerra, ma esprimersi attraverso incentivi alle nazioni ed un ordine internazionale che li renda possibili.

Angelo Panebianco analizza criticamente le dottrine di democratizzazione facendo riferimento al realismo politico contrapposto all’idealismo. Passa in rassegna le condizioni di qualità sociale, e di cumulo storico di questa, che permettono ad una democrazia di consolidarsi come liberale. Tali condizioni sono rare e specifiche, non facilmente raggiungibili da tutti gli Stati e non innescabili dall’esterno in poco tempo. 

Paolo Del Debbio unisce il problema dell’esportazione della democrazia  a quello del modello di welfare che si trasferisce. In base alla considerazione che la diffusione dell’uno implica anche quella dell’altro e che la cosa vada sia esplicitata sia analizzata in termini di consistenza del modello sociale. Si chiede, in particolare, se l’oggetto di esportazione debba essere la giustizia “distributiva” o quella “commutativa” assimilabile al principio di sussidiarietà, generando, nella risposta, uno scenario preliminare a favore della seconda .

Complessivamente, i tre saggi forniscono al lettore un’idea ragionevolmente completa della complessità riferita al concetto di esportazione della democrazia, con il pregio di analisi realistiche e non prevenute pro o contro.

La Terza parte è dedicata ad offrire al lettore le basi storiche e dottrinarie per valutare la teoria democratizzante.

Laris Gaiser inserisce la prospettiva di una maggiore pressione democratizzante entro il modello di bilanciamento degli interessi che è il fondamento dell’equilibrio nelle relazioni internazionali e metodo base della diplomazia.

Corinne Graziano rivede la storia di formazione dell’Unione europea come costruzione di un sistema di democrazie e cantiere di edificazione democratica essa stessa.

Barbara De Rossi ha selezionato una bibliografia commentata, introdotta da valutazioni sullo stato della letteratura, su democrazia e democratizzazione, con enfasi sui materiali italiani.  

L’utilità attesa del libro è quella di costituirsi come piattaforma di proposte, analisi e riferimenti per accendere in Italia un dibattito sulla democratizzazione più istruito di quanto lo sia stato negli ultimi anni, non tanto o solo nelle università, ma nei luoghi in cui si forma l’opinione pubblica della nazione.

Il vero intento sotto tali parole generate dal requisito di neutralità del buon curatore? C’è, non voglio nascondermi dietro un dito: avviare “Democrazia attiva/Active Democracy” come movimento politico concreto. Per chi lo sente, è un invito.  

Carlo Pelanda

Dicembre 2005