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Carlo Pelanda: 2017-4-25La Verità

2017-4-25

25/4/2017

Torna l’ottimismo nel ceto medio (e spiazza l’apocalisse)

I mercati vedono nella vittoria del pragmatico ed europeista Macron al primo turno delle elezioni presidenziali in Francia, e molto probabilmente nel ballottaggio tra due settimane, la prospettiva di un consolidamento prospettico dell’Eurozona, tornando a investire su di essa. In particolare, vedono un deflusso generale in Europa di consensi verso le offerte apocalittiche di uscita dall’euro, già osservato nelle recenti elezioni in Olanda, evidente nei sondaggi in Germania in vista delle elezioni del prossimo settembre e, appunto, confermato dal voto in Francia. In sintesi, l’ondata apocalittica si è esaurita per il ritorno dell’ottimismo, grazie al miglioramento della situazione economica nel 2016, per molti anche se non per tutti. Tale fenomeno era stato già osservato nelle elezioni in Spagna. In generale: una classe media ottimista valuta offerte politiche razionali e di riformismo pragmatico o di centrodestra o di centrosinistra, oppure nuoviste/rinnovatrici sul piano delle élite senza essere estreme, portando la competizione tra attori politici verso il “centro” mentre una classe media pessimista tende a disertare offerte centriste. Evidentemente, nell’Eurozona l’ottimismo sta tornando maggioritario pur il pessimismo ancora diffuso. Da questo dato gli analisti del mercato derivano la continuità dell’Eurozona, fatto che riduce il rischio politico dell’area, e di conseguenza quello tecnico relativo all’insolvenza dei debiti nazionali più stressati – come quello italiano, iberico, irlandese, ecc. – trasformando l’Eurozona in un’enorme occasione di profitto. Il rischio d’instabilità europea, infatti, ha mantenuto molto bassi i prezzi dei beni finanziarizzati e in generale. La sua riduzione apre al mercato la possibilità di comprare a sconto e godere di un aumento rapido di tali prezzi, spuntando profitti superiori a quelli prevedibili in America, dove i prezzi sono ormai vicini al tetto, anche qualora l’Amministrazione Trump riuscisse a varare il superstimolo fiscale e la deregolamentazione che sta promettendo. La previsione di un afflusso di capitali d’investimento nell’Ue spiega il perché dell’euforia mostrata ieri dai mercati.
Di questo clima sta traendo particolare vantaggio l’Italia che è la nazione a elevata industrializzazione che più ha subito il deprezzamento dei beni a causa del rischio politico sia sistemico, cioè dell’Eurozona, sia specifico/nazionale. A livello sistemico il rischio si è ridotto e ciò ha ri-prezzato al rialzo le banche e l’affidabilità del debito. Ma come valutare il rischio politico specifico, motivo del recente declassamento dell’affidabilità dell’Italia da parte dell’agenzia di rating Fitch? Al momento il mercato specula su un rimbalzo a breve. Ma tra poco separerà la buona previsione sull’Eurozona e quella sull’Italia: per mantenere una posizione positiva sulla seconda vorrà vederne diminuire il rischio di disordine politico. Due scenari. La (ri)convergenza franco-tedesca produrrà una sorta di commissariamento dell’Italia, nel 2019-20, che la porterà ad essere governata dall’esterno in modo più ordinato, ma ciò non rassicurerà granché il mercato per la continuità di tensioni e una probabilità elevata di politica economica depressiva, cioè di soluzione del problema del debito attraverso l’applicazione del rigore secondo il criterio tedesco. L’Italia crea una sorpresa, trasformando la tendenza “verso il centro” che si comincia a vedere anche da noi grazie alla tenuta, pur ancora minima, dell’economia e porta al governo un’offerta politica di riformismo pragmatico senza soluzioni apocalittiche. Il secondo scenario sarebbe, ovviamente, quello più vantaggioso per l’Italia. Si consideri anche che l’Amministrazione Trump ha bisogno, dopo l’uscita del Regno Unito, di un alleato forte sia nell’Ue sia, in particolare, entro l’Eurozona: per questo un’Italia capace di ordinarsi da sola, prendendo peso in Europa, potrebbe scambiare di più con l’America a vantaggio del proprio interesse nazionale, sia mercantile-globale sia nel Mediterraneo. Macron non farà regali all’Italia perché vorrà la stessa relazione con l’America - governata da un pool di grandi attori finanziari che ha ingabbiato Trump - interessata a trovare convergenze con la finanza europea che ha sostenuto Macron stesso. E comunque non potrà divergere troppo dall’asse con Berlino che moltiplica la potenza nazionale della Francia, pur essa seconda potenza. Pertanto capiscano gli attori politici italiani, in particolare del centrodestra, che c’è una relazione stretta tra scelte elettorali e strategia nazionale estera futura. E se non lo capiscono, i giovani – o i seniores con energie - siano avvertiti che il ritorno dell’ottimismo nel ceto medio sta creando lo spazio per l’emergere di novità proprio nel centrodestra stesso.

(c) 2017 Carlo Pelanda
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