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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2000-5-8Il Borghese

2000-5-8

8/5/2000

Sistema globale: le incognite del fattore iX

’integrazione tra la Borse di Londra e  di Francoforte inaugura il passaggio dai mercati azionari nazionali ad uno europeo integrato, a sua volta aperto all’esterno e, quindi, passo precursore per la successiva formazione di una Borsa mondiale. Vediamo luci e ombre di questa novità.

Londra e Francoforte (in cui avviene il 53% del commercio europeo di azioni) hanno dato vita ad un'unica Borsa: “iX”(International Exchanges) che per potenza oggettiva avrà la capcità di  assorbire tutte le altre Borse – e sistemi collegati – d’Europa. Già  Milano e Madrid hanno firmato una lettera di intenti che le vedrà fondersi con iX nella seconda ondata di integrazioni, entro il giugno del 2001. A Milano certamente conviene. Ma resta in dubbio se Euronext, cioè l’alleanza tra le Borse di Parigi, Bruxelles ed Amsterdam, farà in qualche modo parte di “iX”. In sintesi, non è ancora chiaro se avremo  un’unica grande Borsa europea o una competizione tra due o tre grandi sistemi borsistici continentali. Quindi bisogna rimandare il brindisi per la formazione di una benvenuta Borsa unica.

Comunque la formazione di iX offrirà vantaggi notevoli, per lo meno di sei tipi, tutti dovuti all’aumento di scala del mercato e sua standardizzazione: aumento della liquidità; differenziali (spreads) minori tra domanda ed offerta di titoli; un maggiore volume assoluto di transazioni; prezzi più equi dei titoli; riduzione dei costi di intermediazione per gli investitori; una più ampia platea a favore delle aziende che si quotano.

Ma la nuova euroborsa sarà credibile? Il fatto che la sede legale di iX sarà a Londra non è irrilevante. Tradizionalmente la Borsa londinese ha avuto il vantaggio competitivo di un’ottima regolamentazione – nel senso di garanzia per gli investitori - dei processi borsistici. Ed è veramente un buon segnale che Francoforte abbia rinunciato a qualsiasi “nazionalismo” al riguardo. Come lo è il fatto che nella piazza tedesca verranno concentrati gli scambi dei titoli a più alto potenziale di crescita (i cosiddetti “nuovi mercati”). La Borsa di Francoforte, infatti, negli ultimi anni si è dimostrata molto più vitale di quella londinese su questo settore del mercato azionario. Mentre nella piazza londinese verranno gestiti i listini delle “blue chips”, cioè i titoli delle aziende a più elevata capitalizzazione. Ma il sistema elettronico per la gestione tecnica di iX sarà il tedesco “Xetra” e quello londinese verrà abbandonato. In sintesi, sembra che le due piazze abbiano conferito il meglio che avevano alla nuova entità comune senza fare considerazioni di carattere provinciale, ma puntando alla massima competitività. E questo va segnalato perché è un inconsueto e buon segnale di grande capacità tecnica e volontà competitiva.

Che il potentissimo Nasdaq, cioè la Borsa tecnologica statunitense, ha pienamente  e velocemente recepito. Fino a poche settimane fa aveva in mente di creare un “Nasdaq Europe” capace di superare per efficienza e scala qualsiasi singolo mercato azionario europeo. Ma ha velocemente svoltato, vista la nascita di iX, firmando con la nuova euroborsa un contratto di integrazione operativa invece di tentare di mettersi in concorrenza con questa. E probabilmente questo è il punto più importante per l’espansione globale di iX. Per la componente dei titoli tecnologici, infatti, esisterà presto un unico luogo di scambio che comprenderà i “nuovi mercati” europei, Il Nasdaq americano (già seconda Borsa mondiale per capitalizzazione e numero di aziende, per lo più di alta tecnologia, quotate), il Nasdaq-Giappone (che prenderà il via a giugno), caratterizzato da un ciclo continuo, cioè di 24 ore, di contrattazioni. Sarà il primo nucleo di un mercato azionario totale planetario. Sviluppo da guardare con favore perché i vantaggi elencati sopra sarebbero moltiplicati per dieci. E si consideri che la teoria economica recita che la sola formazione di mercati (intesi come luoghi di scambio) più ampi comporta un aumento della crescita reale e finanziaria. Ma non è ancora ben chiaro come sarà l’integrazione tra iX e il sistema globale Nasdaq, con la complicazione che il secondo è molto più grande del primo e non ha motivo per rinunciare alle tendenze monopoliste che fino a poco fa lo animavano, fonte di inevitabili problemi.

 In effetti ci sono ancora molte domande senza risposta. Per esempio, in quale valuta comprerò un titolo che in “iX” può essere scambiato sia in sterline sia in euro o perfino in dollari nel sistema integrato Nasdaq- iX? Il presidente di “iX”, l’inglese Don Cruickshank,  ha annunciato che tale scelta la farà il cliente. D’accordo, ma chi e come riassicurerà il rischio di cambio? E come si eviterà che la volatilità nei rapporti di cambio tra valute non riverberi in modo anomalo sul valore dei titoli e viceversa? Sicuramente si troveranno buone risposte tecniche a questo e cento altri problemi legati all’integrazione. Ma fino a che non saranno chiare e sperimentate dobbiamo mantenere un atteggiamento di prudenza nel valutare la pur promettente novità che sta emergendo.

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