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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2007-1-31il Giornale

2007-1-31

31/1/2007

Non sarà facile tirarli giù

L’Italia non può reggere per cinque anni, nemmeno per due, queste maggioranza parlamentare e governo senza subire gravi danni. Ma, diversamente dalle apparenze, non c’è alcun segno che il governo Prodi possa cadere per implosione e la sinistra dissolversi. Senza spinte questi non andranno giù e trovo sviante che tanti analisti e politici del centrodestra profetizzino l’autodissolvimento della sinistra. Torniamo alla realtà.

A me piacerebbe poter criticare senza ricorrere ad invocazioni di sua destabilizzazione urgente. Ma la invoco perché la sinistra ha incluso  nel proprio perimetro comunisti ed antioccidentalisti concedendo loro influenza in cambio di forza elettorale. Ho atteso qualche mese per vedere nei fatti se la parte moderata della sinistra fosse capace di contenerne i danni all’economia, alla società ed alla coesione occidentale. La valutazione è che c’è un tentativo di bilanciamento nella linea del governo per tenere l’Italia nel giusto binario, ma non sta riuscendo. Il punto di equilibrio è raggiunto in una posizione troppo spostata verso la sinistra estrema. Il modello economico è scivolato verso il tassismo decompetitivo e sta franando nel burrone della insostenibilità dei conti pubblici. La società è caduta nel conflitto civile, il ceto medio produttivo letteralmente perseguitato. Nell’Occidente ci siamo ancora, ma agli estremi margini. In sintesi, la sinistra moderata non riesce a tenere in gabbia quella estrema quanto sperava. Questo è il punto politico. La democrazia è il miglior modello possibile, ma richiede che destra e sinistra siano responsabili ed escludano i virus distruttivi. In Francia la sinistra votò Chirac per escludere l’estremismo di Le Pen. Schroeder preferì la sconfitta elettorale alla contaminazione dei neocomunisti. La sinistra moderata italiana, invece, ha voluto tentare il patto con il diavolo per avere il potere. Gli è andata male ed ora è nel caos, ogni giorno eventi e dichiarazioni che sembrano precorrere la dissoluzione. Ma è solo apparenza. La sinistra sa che se implode poi non avrà credibilità elettorale, nessuno. Quindi non andranno sotto nei voti di fiducia. Dove potrebbero, sulla politica estera, il centrodestra non potrà approfittarne per obbligo occidentalista. I mal di pancia nella coalizione verranno curati con i soldi, come già fatto nella  Finanziaria e le urla si trasformeranno in ruttini di sazietà. La crisi di consenso potrà anche aumentare, ma la capacità di Prodi di controllare i gangli del potere sembra in grado di bilanciarla. Lo si prende in giro come mortadella, ma questo ha denti aguzzi che hanno castrato il Corsera, costretto alla resa la finanza rossa, domato Confindustria, preso la Rai. E quello che non può fare lui lo sanno fare élite connesse di grandi abilità e potere quali Bazoli e, più riservatamente, Draghi. Mentre sui giornali li prendiamo per i fondelli questi fanno regime. Direi di smetterla e di pensare, invece, a come contrastare il più grande e pericoloso ammasso di potere che l’Italia abbia mai visto. Per romperlo in tempo utile io vedo una sola soluzione: dare ai partiti centristi della sinistra ed ai poteri forti la convinzione che il centrodestra governerà nel futuro, e per molto, e che a loro conviene riallinearsi per tempo smontando l’Unione e togliendole il supporto. Ciò implica che Berlusconi e Fini fondano subito i loro partiti in modo tale che sia credibile la prospettiva di un centrodestra basato su un pilastro di oltre il 40% dei voti poi inevitabile magnete, pur via contratti, del consenso residuo di area. Alla forza si risponde con più forza.

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