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Carlo Pelanda: 2006-2-13il Giornale

2006-2-13

13/2/2006

Promesse a cucù

Finalmente possiamo valutare in dettaglio gli orientamenti programmatici della sinistra, presentati sabato scorso da Romano Prodi in forma di volume intitolato “Per il bene dell’Italia”. E’ un programma a cù cù.

Politica estera. Esce l’uccellino: viene confermata l’alleanza atlantica. Rientra nella casetta dell’orologio: viene negata qualsiasi collaborazione sostanziale con l’alleanza atlantica stessa. Riesce l’uccellino: forte impegno alla lotta contro il terrorismo. Rientra: solo con l’intelligence, non si osi pensare ad iniziative più dure. Esce nuovamente il cucuino, con sorprendente realismo pur incompleto: la crisi competitiva italiana è dovuta a rigidità protezionistiche, alti costi del lavoro e ad un sistema di formazione/ricerca che non funziona. Rientra: niente flessibilità del mercato del lavoro (cancellazione di fatto della ottima legge Biagi), promessa di riduzione delle tasse sulle imprese, ma senza copertura esplicita, quindi da sostenere con un rialzo di altre tasse o dell’Iva, più soldi pubblici alla ricerca, ma senza eliminazione dei meccanismi che ne deprimono la qualità ed indicazione di dove prendere i denari. In sintesi, buona parte delle offerte programmatiche hanno la natura detta: una cosa ed il suo contrario. Non come raffinata “enanziodromia” (convergenza degli opposti) ma come banalissimo accostamento di stati alternati, cù cù appunto. Il che conferma quanto previsto da molti su queste pagine negli ultimi mesi: l’Unione non riesce a mettere insieme le sue parti in modo organico in modo da ottenere chiare e nette linee di azione, nemmeno sul piano degli intenti. Fatto anche provato dalla imbarazzante lunghezza dei testi: più lunga e carica di retorica la stringa semantica e più le diversità possono essere composte grazie all’ambiguità del linguaggio. Così sono riusciti a stringersi la mano Bertinotti e Rutelli, comunisti e centristi. Ma nel testo del programma ci sono anche i segni di una formula più sofisticata di cù cù che appare come spartizione asimmetrica di aree tematiche tra lirici e socialdemocratici concreti. I secondi, per esempio, cercano di accattivarsi le imprese con promesse, per altro tanto vaghe da chiedersi come mai Montezemolo abbia reagito con entusiasmo, di incentivo fiscale, dando l’impressione di perseguire l’efficienza competitiva. I primi sono riusciti ad ottenere l’abolizione dei controlli sull’immigrazione, cioè della legge Bossi-Fini, il reintegro della tassa di successione, ecc. Ma in questa parte della cucuata, per aree tematiche e non all’interno di ciascuna, c’è un capolavoro di ambiguità. Non vienecitata la tassa patrimoniale che sappiamo essere condizione posta da Bertinotti, perché annunciata nei convegni del suo partito, ma viene scritto che si aumenterà il gettito con inasprimenti di polizia fiscale. Poiché il recupero dettagliato dell’evasione implica un sistema di controllo che costa più dei ricavi è ovvio che la sinistra, eventualmente al governo, ricorrerà al più efficiente “recupero sintetico”: la tassazione sui patrimoni immobiliari e finanziari, soprattutto a carico dei lavoratori non dipendenti considerati dalla sinistra evasori per definizione. Il programma non lo dice, ma lo implica, permettendo a Bertinotti e simili di rassicurare i suoi ed a Rutelli e altri rosa di escludere tale vergognosa ipotesi. Sulle delicatissime questioni morali che dividono i cattolici e gli atei entro l’Unione si è usato analogo metodo dell’ambiguità mixato al cucuismo. In tal modo i primi potranno escludere, per dire, il matrimonio tra omosessuali ed i secondi prometterlo come linea programmatica qualificante. Ma sotto il cucuismo si vedono, comunque, tre punti precisi: (a) un compromesso tra estremi e moderati per aumentare le tasse a carico del ceto medio in cambio di qualche misura cosmetica di facilitazione per le imprese; (b) l’accettazione degli estremisti di graduare le loro pretese in contrasto ai valori cristiani, senza per altro rinunciarvi; (c) la collocazione dell’Italia nell’area antiamericana. Del cucuismo possiamo ridere, ma del cedimento al ricatto dell’estrema sinistra dobbiamo seriamente preoccuparci.

(c) 2006 Carlo Pelanda
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