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Carlo Pelanda: 2005-9-16il Giornale

2005-9-16

16/9/2005

L’inversione del ciclo economico ne annuncia una politica

Gli indicatori economici mostrano che l’Italia è in piena ripresa. Le nostre aziende esportano di più, dappertutto. I consumi tengono. La fiducia cresce. L’inflazione è rientrata verso il 2%. Nell’analisi più approfondita condotta dall’Istat sul sorprendente dato di crescita nel secondo trimestre (+ 0,7%) si può rilevare che la ripresa tende ad essere non solo robusta, ma anche prolungata. Gli ordini futuri per le imprese sono notevoli così come la ricostruzione delle scorte. In sintesi, stiamo uscendo dal ciclo negativo che ci ha depresso dalla fine del 2001 ai primi del 2005. Questa inversione di tendenza economica ne annuncia una sul piano politico.

Non c’è la catastrofe dichiarata dalla sinistra, anzi. L’Italia non è il malato d’Europa come superficialmente titolato dall’Economist. Berlusconi può legittimamente sostenere a testa alta che, per quel poco che un governo dell’eurozona senza sovranità monetaria e di bilancio può fare, il ciclo negativo è stato assorbito senza danni gravi e la politica economica adottata, pur meno incisiva di quanto voluto, ha comunque favorito sostanzialmente la ripresa. Se ne è accorto anche il più intelligente organo di espressione della sinistra, il Riformista, con parole, scritte da Gianfranco Polillo, che è istruttivo qui citare: “Se la crescita continuerà… potrebbe cambiare anche il giudizio sull’operato di questo governo. Pratiche ritenute condannabili troverebbero una loro intima giustificazione. Promesse lanciate a piene mani diverrebbero di nuovo credibili. La sinistra non sottovaluti questi elementi. Potrebbero incidere pesantemente sull’evoluzione del quadro politico nazionale”. Queste parole da sinistra aiutano a rimettere nella giusta luce molte scelte del governo. Per esempio, Tremonti è stato criticato per le manovre una tantum. Ma è riuscito a fare cassa senza alzare le tasse nel momento più brutto del ciclo negativo e così evitare una politica economica restrittiva che avrebbe peggiorato tragicamente le cose. Io per primo gli avrei detto, a fine del 2001: apri tutti i cordoni della borsa, giù le tasse di brutto e fregatene del Patto di stabilità. Fai quello che si deve fare in questo tipo di crisi: privilegiare la ricostruzione della fiducia sulla stabilità Lui mi avrebbe risposto: grazie lo so, ma se sfondo il Patto poi le agenzie di rating mi abbassano il voto di credibilità sul debito e salta la finanza pubblica. Non ho potere per operare sul cambio e favorire l’export. Non posso fare leggi di detassazione senza copertura perché una norma idiota sia nazionale sia europea, che non prevede l’effetto crescita così indotto, me lo impedisce. In sintesi Tremonti fece l’unica cosa buona possibile per l’Italia a sovranità economica limitata, per gestire il primo tempo della crisi, quella globale 2001-2003, senza aumentare le tasse: cercò nel passato della ricchezza da usare nel presente e ci riuscì. La sinistra le avrebbe alzate, distruggendo ricchezza futura. Dobbiamo, poi, al governo Berlusconi il riconoscimento di aver eseguito una politica economica “di tenuta” nella crisi successiva, causata dalla perdita di competitività valutaria che ha ridotto le esportazioni italiane, combinata con un crollo della Germania come mercato importatore di nostre merci ed esportatore di turismo, complicato dalla concorrenza emergente. In un picco temporaneo di inflazione dopo la conversione dell’euro che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie. In questa situazione il governo ha aumentato l’occupazione e ridotto le tasse alle famiglie del ceto medio in difficoltà. Ha proseguito per quanto poteva nel varare riforme di modernizzazione, efficienza e rilancio. E prosegue. Ora il cambio euro-dollaro è un po’ meno penalizzante e ciò, in sostanza, ha causato l’inversione del ciclo negativo. Ma è l’azione sia di tenuta sia riformatrice del governo che la ha resa più veloce e, soprattutto, più duratura (se il sistema globale non avrà altri guai). I più svegli a sinistra avvertono, preoccupati, i loro colleghi che il catastrofare non sarà più remunerativo.

(Segnalo agli amici del centrodestra la stessa cosa)

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