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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2003-4-27il Giornale

2003-4-27

27/4/2003

Sars: impatto medio, ma lezione economica duratura

Gli analisti concordano sul fatto che sia troppo presto per stimare le conseguenze economiche della Sars, ma i dati e le previsioni cominciano a fioccare. Lasciatemi sintetizzare i primi per poi darvi un esempio delle seconde in base al lavoro corrente del mio gruppo di ricerca (Globis).

Ai primi di aprile la commissione Onu dedicata all’Asia e al Pacifico ha valutato tra lo 0,4 ed l’1% la caduta del Pil atteso per la regione nel 2003 a causa dei danni prevedibili indotti dall’incertezza del contagio e relative misure restrittive. La Banca mondiale e l’Ocse (rapporto del 24 aprile) stimano che l’impatto della Sars in Asia ne ridurrà la crescita del Pil di circa lo 0,5%, cioè dal 5,5 al 5%. Gli analisti delle istituzioni private di investimento inquadrano tra l’1 e 1,5% la riduzione del Pil nella sola Cina. Le economie di Hong Kong e Singapore traballano per la riduzione dei viaggi, non solo turistici, ma anche d’affari. I primi dati elaborati dalla Banca centrale del Canada – unico Paese non asiatico con focolai di infezione rilevante – mostrano che il Pil subirà una riduzione per l’incertezza epidemiologica. Teme, probabilmente, un effetto psicologico moltiplicatore. Altri indizi in merito? Attualmente in Giappone l’impatto è minimo, a parte il crollo dei conti e delle azioni delle compagnie aeree. Qualche giorno fa alcuni colleghi nipponici pensavano che la Sars avrebbe paradossalmente potuto avere un effetto benefico sulla piatta – dal 1992 - economia giapponese via stimolazione del turismo interno. I dati più recenti mostrano che ciò non sta avvenendo: l’incertezza, in realtà, tiene tutti a casa. E questo è un primo dato di fatto che fa capire l’effetto diffuso dell’incertezza epidemiologica. Se durerà, allora saranno confermate alcune previsioni che gli economisti stanno considerando con crescente preoccupazione: potrebbe diventare la peggior crisi economica della regione asiatica dopo la tempesta finanziaria del 1997-98. Quanto è probabile? Quali le possibili estensioni e conseguenze sul piano globale, cioè fino a casa nostra?

Per cercare di rispondere bisogna ricorrere agli scenari qualitativi. Quello più ovvio recita che se il male verrà contenuto entro breve, allora l’impatto resterà limitato ai numeri detti sopra – niente di così grave – e l’effetto non sarà globale. Ma l’Organizzazione mondiale della sanità (WHO) ha dichiarato che sarà praticamente impossibile trovare un vaccino prima di due o tre anni. Quindi c’è il rischio che, anche se il morbo restasse geograficamente contenuto, si possa diffondere globalmente l’incertezza. E questa è l’oggetto di studio da inquadrare per primo perché causa principale di un’eventuale crisi economica globale. Cosa ne sappiamo? Non molto perché mancano precedenti di comparazione diretta. Da quella indiretta si ricava che uno stato di incertezza forte – che, appunto, riduce le attività economiche e gli investimenti – non è tollerabile a lungo da una mente. Se non ci sono conferme ripetute di pericolosità evidente (fattuali o mediatiche), allora le persone tornano a comportamenti normali rilassando gradualmente le cautele. Per esempio, la crisi di ansia collettiva dopo l’esplosione del reattore di Cernobyl (1986) non cessò in base ad una dichiarazione di fine "oggettiva" del pericolo radioattivo, ma perché la gente non vedeva conseguenze. Il ritorno alla normalità in caso di agente ansiogeno invisibile a pericolosità non reiterata è stimato in due o tre mesi. Nel caso della Sars – agente visibile – tale periodo sarebbe ottenuto dalla mancanza di nuovi contagi fuori dai paesi contaminati. Caso migliore. Quello peggiore deriverebbe dall’evidenza del mancato contenimento del contagio in assenza del vaccino. Comunque attutito nei Paesi in cui il sistema ospedaliero è in grado di salvare le vite, cosa fattibile vista la solo media pericolosità del virus (5% circa di letalità). Quindi lo sforzo maggiore va concentrato sulle: (a) quarantene; (b) sui protocolli ospedalieri di pronto intervento; (c) i secondi da rinforzare con aiuti nei Paesi colpiti. Ciò sta avvenendo e sembra possa aver successo. In tale caso migliore qual è lo scenario di impatto economico? Per la regione asiatica l’emergenza durerà comunque mesi e ciò raddoppierà i numeri negativi detti in apertura. Ma non sarà un disastro né per loro né a livello globale. Con una complicazione, tuttavia, per i primi. Molte decisioni di investimento in Asia potrebbero essere sospese e ridursi perché la Sars svela il valore economico dell’ordine e trasparenza in un Paese. Che se messo a bilanciamento della convenienza di produrre in zone a basso costo ne riduce la competitività. Probabilmente questo nuovo calcolo è in atto nelle menti di molti imprenditori occidentali. Sarà un danno duraturo, soprattutto, per la Cina. Ma sarà lezione salutare per questa e per altri Paesi emergenti: trasparenza, igiene, modernizzazione civile sono beni di fiducia pubblica senza i quali gli investimenti non possono fluire. Quindi uno degli effetti attesi della Sars è la rivalutazione della competitività in base alla quantità d’ordine di un Paese. Prego i lettori di valutare queste considerazioni solo come del tutto preliminari oltre a non escludere il caso peggiore di un’incertezza epidemiologica ad impatto globale. Ma la prima bozza di scenario mostra prevalente la probabilità di quanto detto.

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