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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 1997-1-18il Giornale

1997-1-18

18/1/1997

Stalle e stelle

Il governo si nasconde dietro il dito. L'Unione europea dice che gli Stati non possono pagare le multe dovute dai singoli allevatori per la violazione delle quote latte. E adesso gira la storia che formalmente non si può fare. Ma lo si sapeva da sempre che "formalmente" non é possibile. Tuttavia lo Stato ha pagato per anni migliaia di miliardi di multe per gli stessi motivi. Prodi forse vorrebbe adesso dire agli agricoltori che il governo non può fare niente e che questi si tengono la multa? Ma siamo impazziti? Ripeto: lo Stato ha firmato nel passato un accordo per quote assurde e ha permesso agli allevatori di non rispettarlo. Ha una "responsabilità oggettiva" nella questione. Inventi qualcosa. E quella migliore é che Prodi dichiari la fine dell'accordo complessivo sulle quote latte, ne rinegozi uno nuovo a Bruxelles che rispetti le nostre capacità produttive attuali, e, dentro il nuovo accordo, metta anche la sanatoria per i problemi pregressi, ovviamente non a carico dei singoli agricoltori. Punto. Questo - o qualcosa di analogo- é l'obiettivo da raggiungere con l'assedio di Milano. C'è poco da dire di più in materia. Alé, fare e andare.

C'é, invece, molto da dire sulla qualità delle istituzioni. Ma invece di dirvelo in negativo ed in generale vi mostro con un esempio concreto e specifico come può funzionare un sistema agricolo quando le istituzioni di un territorio sono serie. Per cercarne uno bisogna andare negli Stati Uniti. E vi racconto quello che io stesso ho visto, occasionalmente, nell'ottobre scorso. Vi racconto il finale. Napoleon, agricoltore nero di Greenville in Georgia, dopo la fine di una giornata per lui epica, mi ha fatto -io italiano- la seguente battuta: "beh se sono diventato un imprenditore, allora mi faccio il Lamborghini". Intendeva il modello 956/100, visto in una rivista, nei suoi sogni. Lo stesso trattore é quello guidato da molti allevatori in rivolta. Ma lo mettono per traverso su una strada che per loro non é mai diritta. E questa differenza ha origine nella qualità delle istituzioni, pubbliche e private, che gestiscono un territorio. Racconto.

Arrivo con il collega W.B. nella fattoria di Napoleon, piccola e povera. L'Università della Georgia lo aiuta - su mandato dello Stato- a modernizzare la propria attività per renderla produttiva. W. B., scienziato delle piante di fama mondiale ed ecologo, quel giorno doveva impiantare sperimentalmente un nuovo tipo di ulivo rigenetizzato per resistere al freddo. Visto che c'era voleva anche provare a vedere se un nuovo ceppo di vite che s'era inventato riusciva a resistere al terreno acido della zona. Con lui avevo già girato un po' di fattorie dove il suo istituto sperimentava la coltivazione di un tipo di erba capace di resistere alle cannonate (brevetto che significa abbattere dell'80% i costi di manutenzione di un campo di calcio o di golf). Io, impegnato in tutte altre discipline universitarie, lo seguivo per capire in dettaglio le nuove forme di agricoltura e lo sforzo di rilanciare quella piccola ed arretrata (nonché cavalcarmi cavalli indomati, bermi il whisky clandestino e sparare con le vecchie colt nei territori una volta indiani). Napoleon ci accolse agitatissimo. La vacca Giselle stava male. Arrivò il veterinario. Dubbi gravi. Napoleon sudava. Ma il medico infilò uno strano aggeggio nella bocca di Giselle e alzò un'antenna. I dati del test diagnostico vennero trasmessi all'ospedale di medicina veterinaria dell'Università della Georgia ad Athens. Anche lì ebbero dubbi e consultarono le banche dati di tutto il mondo (usando le reti del centro mondiale di controllo delle epidemie, di Atlanta). Dopo venti minuti arrivò in fax la diagnosi, certificata e legalmente valida: é una puntura di insetto, roba passeggera. Brindisi. Esce dalla casa il figlio di Napoleon. Mi chiede un consiglio economico. Ci mettiamo al computer. "On line" c'é una contrattazione su nuovi prodotti agricoli. Il ragazzo mi dice che sarebbe business riconvertire le produzioni dei suoi campi. Ma non ha i soldi per investire sulle nuove cose. Gli dico: "offri quello che pensi di riuscire a produrre. Ottieni un contratto con chi lo chiede. Con quello in mano vai in banca e dallo come garanzia per un prestito. Ricordati, poi, di assicurare il contratto in caso di imprevisti". Dopo qualche ora stavamo per partire ed il giovane tornò pimpante. "Done (fatto)". Napoleon é felice, suo figlio resterà a lavorare sulla terra, sarà come un'industria.

Capito? I soldi pubblici vengono usati per dare istruzione e tecnologia e non per pagare burocrati inutili. L'Università ha la terza missione: servizio al territorio oltre che ricerca ed insegnamento. Il credito privato é efficiente. Le reti comunicative a basso costo. In generale la politica vuole trasformare l'agricoltura da un fatto rurale ad uno industriale. Il nonno di Napoleon era uno schiavo che cantava il blues nei campi di cotone. Il figlio un imprenditore. Dimenticavo. I prodotti di ingegneria genetica non escono dai laboratori se prima non vengono certificati come innocui dall'istituto di ecologia. Pensate a cosa sarebbe l'agricoltura italiana se potesse avere istituzioni e servizi di tale qualità. Invece abbiamo Prodi.

(c) 1997 Carlo Pelanda
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