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Carlo Pelanda: 2012-8-7Il Foglio

2012-8-7

7/8/2012

La Bce salva l’euro ma mette a rischio la sovranità e ricchezza dell’Italia

Momento delicatissimo per l’Italia. Aumenta la probabilità che la Bce salvi l’euro comprando debito degli stati in difficoltà. Ma la condizionalità richiesta per tale intervento cancellerà la sovranità degli stati che lo richiederanno. Riuscirà l’Italia a portare il costo di rifinanziamento del suo debito a livelli sostenibili, così evitando la necessità di dover richiedere l’aiuto della Bce? Molti osservatori ritengono che non sarà possibile e già prevedono che dopo la Spagna toccherà all’Italia. La rubrica, invece, scenarizza che tale destino non sia ineluttabile e che ci siano opzioni. Se, infatti, la Spagna entra nel programma Bce verrà a mancare una fonte del contagio che penalizza oltre misura la valutazione di affidabilità del debito italiano. La garanzia Bce ai titoli spagnoli ne ridurrà lo spread con quelli tedeschi. Resterà, ovviamente, un rischio di insolvenza specifico dovuto alla grave recessione spagnola. Ma l’entità di tale rischio dipenderà dalla durezza delle condizioni di riordinamento economico. Madrid, con disperata intelligenza, ha abbandonato l’idea di fare fronte con Francia, per altro questa già collaborazionista via accordo riservato Hollande-Merkel, ed Italia contro Berlino e sta trattando la resa alla Germania in cambio di condizioni meno dure. La Bce, infatti, pur tecnicamente rispettabile, chiaramente non è una Banca centrale indipendente, ma una filiale della Bundesbank, a sua volta influenzata dai governi tedeschi. Pertanto è probabile che la Spagna si stabilizzi attraverso una autoannessione dolce al Reich. La Bce, poi, sta intervenendo decisamente a favore della Grecia, segno della volontà tedesca di mantenerla entro l’euro, ingabbiata. In sintesi, minimizzate le due fonti di contagio principale, il mercato non dovrebbe più, in teoria, scontare il rischio di conversione valutaria in lire del debito italiano. Conseguentemente dovrebbe portare il premio di rischio per comprare titoli decennali nelle aste di rifinanziamento attorno al 3%, equivalente ad uno spread sotto il 2%. Sostenibilissimo. In tale eventualità Roma non avrebbe bisogno di richiedere l’aiuto della Bce, l’ordine finanziario già raggiunto sufficiente: riforma delle pensioni che altri europei manco si sognano, pareggio di bilancio in Costituzione entro il 2013, tre anni prima della Germania (2016) considerando che Parigi mai lo perseguirà, induzione di recessione interna via drenaggio e terrorismo fiscali per aderire in tempi brevi agli standard di equilibrio della finanza pubblica, adesione ai limiti del suicidio all’eurotrattato di riduzione (inutilmente) accelerata del debito pubblico, ecc. In sintesi, l’Italia è la nazione più in ordine dell’Eurozona, considerando che la Germania nasconde parte del suo vero debito pubblico, come la Francia, ed un buco attorno ai 400 miliardi nelle sue banche regionali. Per inciso, Berlino e Parigi sono i campioni degli imbrogli e del consociativismo opaco in Europa perché contano sull’immunità dovuta al maggiore potere geopolitico. Ma l’eccesso di rigore e di trasparenza applicati in Italia sta rendendo molto grave la recessione e il mercato dovrà scontare questo fatto. Come? Se vedrà che la crescita non riprenderà, tornerà a scommettere sull’insolvenza per altra via, prevedendo la richiesta di aiuto alla Bce, così forzandola. Se l’Italia farà un miracolo sorprendendo il mercato per la sua capacità di crescere,cosa non impossibile, la Germania che ha l’obiettivo di annettere l’Italia via condizionamento ne saboterà l’immagine come ha fatto usando la complicità di Lagarde per truccare le valutazioni del Fmi nel 2011, fino a poche settimane fa quando qualcuno, finalmente, se ne è accorto. Sarà possibile salvare l’Italia dalla perdita di sovranità e dall’impoverimento finale? Ci sono parecchie opzioni. Ma per applicarle le èlite italiane dovranno pensare in termini di “progetto nazionale”. Questo il punto.

(c) 2012 Carlo Pelanda
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