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Carlo Pelanda: 2000-10-14Il Foglio

2000-10-14

14/10/2000

L’impero deve riarmarsi, ma manca l’architettura politica

E’ la Pax Americana in grado di produrre tutta la sicurezza militare necessaria per stabilizzare il pianeta? Ci sono dubbi crescenti. Per esempio – non da escludere nel futuro in base agli avvenimenti di questi giorni – se gli islamici generassero contemporaneamente una decina di focolai di conflitto, scaldando sia l’area centroasiatica sia quella del vicino oriente, riuscirebbero americani ed alleati a coprire militarmente tutto il fronte ed a mantenere il controllo del prezzo del petrolio? Le forze statunitensi sono certamente in grado di combattere due guerre in parallelo e di mantenere allo stesso tempo un deterrente residuo. Ma tale capacità è molto astratta. Perché il potenziale militare americano e NATO è ancora organizzato per scenari tipo Guerra fredda: proiezione lenta della potenza, movimenti di grandi masse concentrati in teatri limitati. Se una crisi richiedesse, invece, proiezioni immediate e la conquista della superiorità su molti fronti in contemporanea, l’America sarebbe probabilmente impotente o comunque insufficente. Inoltre c’è un nuovo requisito. Il requisito non è più solo quello di saper vincere le guerre, e così prevenirle, ma anche di evitare che ne scoppino di nucleari tra le potenze emergenti, per esempio tra India e Pakistan. La diplomazia finora non ha contenuto la proliferazione. Quindi bisogna anche prevedere una nuova capacità tecnica per minimizzare tali conflitti distruggendo i giocattoli, in caso. Il punto: in un’economia mondiale altamente finanziarizzata solo l’accendersi di una possibilità di funghi atomici o biochimici, o un incidente che mostri l’incapacità degli occidentali di fornire sicurezza, provocherebbe un calo di fiducia tale da creare distorsioni e crisi pesantissime nel ciclo del capitale globalizzato. Ciò introduce la nuova domanda: quanti soldi per quante nuove armi entro quale architettura politica sono necessari per colmare il gap detto?

I denari ci sono. Il bilancio statunitense della difesa viaggia verso i 350 miliardi di dollari all’anno. Tutti insieme, gli europei non sono tanto di meno. Ma le risorse vengono sprecate per sistemi e concetti bellici invecchiati. Servirebbero: piattaforme aeree che portino dovunque nel globo una forza sufficiente in poche ore; nuove unità piccole, ma con enorme potenza di fuoco; sistemi di superiorità tale da annichilire a distanza (dallo spazio) un qualsiasi bersaglio. In sintesi, un riarmo futurizzante. Che tecnologicamente è possibile (2015). Ma per costruirlo bisogna trovare il modo di distogliere una parte dei fondi ora impegnati per tenere pronte al combattimento le obsolete forze esistenti in modo da poter investire sul domani. Cosa potrebbe facilitare tale transizione? Evidentemente la maggiore integrazione tra forze americane ed europee, trasformando la NATO da inutile forza di presidio contro un nemico inesistente in un’alleanza capace di esportare sicurezza globalmente e velocemente. Incorporando i russi: la vera innovazione geopolitica che potenzierebbe l’Occidente già da subito.

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