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Carlo Pelanda: 2007-4-10La Voce di Romagna

2007-4-10

10/4/2007

Processo a Prodi e dimissioni di D’Alema

I sospetti peggiori sono stati confermati. Prodi e D’Alema hanno imposto con un ricatto politico a Karzai la liberazione di alcuni capi Taliban come scambio per la salvezza di Mastrogiacomo. Non solo. D’Alema, in particolare, ha mentito spudoratamente quando ha affermato in televisione che il governo italiano non aveva fatto tale richiesta al governo afgano. Prodi, poi, ha mentito, in base a quanto dichiarato da Karzai, quando ha negato di avergli detto per telefono che o mollava o, in sostanza, l’Italia si sarebbe sganciata dall’Afghanistan. Un altro ricatto è stato fatto nei confronti degli alleati: impediteci di trattare lo scambio ed imputeremo a voi la morte di Mastrogiacomo. In sintesi, il governo italiano ha dato un riconoscimento politico al nemico, ha messo in difficoltà l’alleato afgano che, in nome del mandato Onu del 2001, dovremmo aiutare, mentito agli italiani e ricattato gli alleati. Possiamo lasciare che questo comportamento indegno dei nostri governanti possa essere dimenticato e lasciato senza sanzioni?

Il governo ha tentato di far dimenticare e la stampa che lo fiancheggia lo ha aiutato. Sperava di farcela concedendo agli alleati, infuriati, una maggiore disponibilità di mezzi e uomini, e a combattere, in modo da rabbonirli. E su questo punto è riuscito ad ottenere la sordina. Poi è straripata l’indignazione di Karzai, messo in difficoltà dalla sua gente, ed è stata annunciata l’uccisione dell’interprete di Mastrogiacomo che dimostra come il nostro cedevole governo se ne sia infischiato dell’afgano. Ciò ha riaperto il caso sui media. Ma il governo e la stampa amica tenteranno di mandarlo nuovamente nel dimenticatoio. Gli alleati non insisteranno perché l’Italia è Paese chiave per la tenuta della Nato, per la missione in Libano e nei Balcani. Inoltre Roma, vincolata dagli interessi dell’Eni in Iran, è pressata per unirsi al fronte delle sanzioni contro l’aggressività di Teheran ed agli alleati può far comodo scambiare la chiusura di un occhio sull’indegnità del governo italiano per tirarlo dalla propria parte. Anche il centrodestra, mi spiace doverlo registrare, non ha incalzato, finora, il governo come avrebbe dovuto. D’Alema ha ricattato Berlusconi dicendo che se si voleva un’inchiesta sul caso Mastrogiacomo allora questa andava allargata ai casi di sequestro in Iraq risolti dal governo precedente. In realtà Berlusconi, pur avendo evidentemente trattato, non ha mai dato riconoscimenti politici ai terroristi e non si capisce perché dovrebbe, eventualmente, avere paura. Ma, di fatto, si annusa la voglia di tutto il sistema politico di chiudere la questione. Amici romagnoli non dobbiamo lasciarla chiudere senza sanzioni contro i responsabili. Il silenzio confermerà la perdita di credibilità dell’Italia, il suo essere un paria internazionale, ventre molle dell’Occidente. E’ interesse di noi plebe rossa e blu, ma tutti italiani, ricostruire tale credibilità. E per riuscirci dovremmo premere, almeno, per: (a) le dimissioni di D’Alema per bugia manifesta; (b) una mozione parlamentare che obblighi il governo a vietare concessioni in casi di sequestri futuri. E Prodi? Inchiesta con l’imputazione di indegnità. Parlatene con i comunisti che non mancano in Romagna per vedere se si associano a questa richiesta di interesse nazionale o se confermano la loro storia di traditori della nazione.

(c) 2007 Carlo Pelanda
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